Gli ultimi trapianti di lattuga stanno risentendo della presenza, seppur sporadica, della peronospora (Bremia lactucae), favorita dalle escursioni termiche che determinano fenomeni di rugiada nelle prime ore del mattino.
Danni consistenti sulle foglie
La lattuga (Lactuca sativa), nelle sue diverse tipologie, a cappuccio, romana ecc. rappresenta la specie più importante nel contesto delle insalate.
La sanità delle foglie, destinate al consumo fresco, rappresenta una caratteristica merceologica determinante ai fini commerciali. La presenza di imperfezioni comporta spesso l’impossibilità di collocazione commerciale del prodotto.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Tra le malattie che interessano questa coltura, la peronospora è l’avversità più temibile, poiché attacchi anche lievi possono causare notevoli perdite economiche. La Bremia mostra una notevole variabilità genetica (al momento si sono accertate più di 25 razze fisiologiche) e una elevata specializzazione patogenetica nei confronti di determinate cultivar.
Le infezioni possono verificarsi durante l’intero ciclo vegetativo, a partire dallo stadio cotiledonare fino alla maturazione.
L’infezione avviene per germinazione degli sporangi a contatto con i tessuti vegetali dell’ospite ed il micelio penetra direttamente attraverso l’epidermide o le aperture stomatiche. I primi sintomi compaiono sulle foglie esterne dopo 48-64 ore dall’infezione, a seconda delle condizioni climatiche presenti. Il fungo sverna come micelio nei tessuti vegetali o formando oospore resistenti.
Esso trova le sue condizioni ottimali per le infezioni e per lo sviluppo miceliare con temperature comprese tra i 10 ed i 20 °C ed elevati tassi di umidità.
I primi sintomi osservabili sono a carico delle foglie basali con macchie giallastre di forma poligonale sulla pagina superiore delle stesse.
Quando si è in presenza di elevata umidità o piogge persistenti, si forma una muffetta bianca pulverulenta sulla pagina inferiore delle foglie in corrispondenza delle macchie clorotiche. Se le condizioni sono particolarmente favorevoli la diffusione della malattia avanza anche sulle foglie più interne.
Strategie fitosanitarie
Di norma non è necessario intervenire nei cicli estivi, fatta eccezione per le cultivar sensibili o in presenza di piogge ripetute, mentre sono frequenti trattamenti fitosanitari in trapianti autunnali. In generale il primo intervento va effettuato 8-10 giorni dopo il trapianto, i successivi andranno cadenzati in funzione delle condizioni climatiche predisponenti la malattia (pioggia ed elevata umidità).
Al fine di limitare gli interventi fitosanitari, possiamo adottare una serie di strategie preventive quali: effettuare le dovute rotazioni colturali, distruggere i residui delle colture infette, favorire il drenaggio del suolo, distanziare le piantine e, soprattutto, impiegare varietà resistenti o tolleranti.
La difesa fitosanitaria assume un ruolo strategico volto a coniugare l’esigenza della difesa delle piante di lattuga con quella degli aspetti igienico-sanitari richiesti dalla filiera distributiva e dall’opinione pubblica.
Sono numerosi i principi attivi impiegabili per la difesa della lattuga dalla peronospora, con delle limitazioni di etichetta legate, soprattutto, alla gestione delle resistenze.
tab. 1 Principi attivi impiegabili | |
Avversità | Sostanza attiva |
Bremia lactucae | Ametocradina |
Amisulbron | |
Azoxystrobin | |
Bacillus amyloliquefaciens | |
Cerevisane | |
Cimoxanil | |
Dimetomorph | |
Flopicolide | |
Fosetil-Al | |
Laminarina | |
Mancozeb | |
Mandipropamide | |
Metalaxil | |
Metalaxil-M | |
Metiram | |
Oxathiapiprolin | |
Propamocarb | |
Idrossido di rame | |
Ossicloruro di rame | |
Ossido di rame | |
Solfato di rame | |
Solfato tribasico di rame | |
* in blu le sostanze attive utilizzabili in agricoltura biologica |