Il lepidottero Helicoverpa armigera, meglio conosciuto come nottua gialla del pomodoro, è da sempre considerato uno dei principali fitofagi del pomodoro coltivato sia in serra sia in pieno campo.
È estremamente polifago potendo infestare, oltre al pomodoro, numerose colture come peperone, melanzana, lattuga, cucurbitacee, fagiolo, carciofo e mais dolce. Le larve danneggiano bacche, frutti, baccelli e spighe, penetrando al loro interno, e compiono erosioni fogliari. È presente soprattutto nelle regioni meridionali, ma infestazioni di notevole intensità si riscontrano anche in quelle centro-settentrionali, soprattutto nei comprensori dove si coltiva il pomodoro da industria.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Intervenire alla nascita delle larve
Compie un numero variabile di generazioni: tre nelle regioni settentrionali, quattro in quelle meridionali. Trascorre l’inverno allo stato di crisalide entro una cella scavata nel terreno.
Gli adulti hanno costumi notturni e possono compiere ampi voli, colonizzando zone ubicate anche a notevoli distanze. Gli adulti del nottuide compaiono in aprile-maggio e sono presenti negli ambienti colturali fino all’inizio della stagione autunnale. Per rilevare la loro presenza nelle coltivazioni e i periodi di volo sono di notevole utilità le trappole a feromoni sessuali.
Insetticidi e Bt
Per il contenimento dei danni che i fitofago arreca al pomodoro è necessario intervenire alla nascita delle larve o all’inizio della loro attività. Per combatterle i disciplinari di difesa integrata ammettono la lotta chimica, mediante l’utilizzo di alcuni insetticidi di sintesi, come pure quella microbiologica mediante l’uso di due agenti di malattia del parassita: il Bacillus thuringiensis e il virus della poliedrosi nucleare (HearNPV).
Il virus della poliedrosi nucleare
Il virus della poliedrosi nucleare (HearNPV) può essere inserito in strategie di lotta integrata perché altamente specifico ed efficace esclusivamente nei confronti della nottua gialla del pomodoro; per questo è perfettamente selettivo nei confronti di ausiliari e insetti pronubi, in particolare dei bombi che si impiegano per l’impollinazione della solanacea coltivata in ambiente protetto. Il prodotto fitosanitario a base di HearNPV contiene dei coformulanti protettivi dei raggi UV che gli permettono di persistere sulla coltura per diversi giorni.
Può essere impiegato in tutte le fasi del ciclo colturale, e più specificatamente in prossimità e/o durante la raccolta essendo caratterizzato da un periodo di carenza di soli tre giorni.
Le applicazioni fitoiatriche con il virus della poliedrosi nucleare debbono essere ripetute ogni 6-8 giorni e per tutto il periodo di ciascuna generazione larvale.
Come agisce l’NPV
In natura le larve Helicoverpa armigera, come quelle di altri lepidotteri, sono soggette a malattie causate da virus della poliedrosi nucleare (NPV), patogeni endocellulari obbligati che necessitano di una cellula vitale per potersi riprodurre e che agiscono con modalità uniche e specifiche per ingestione contro le larve del fitofago. Appartenenti al gruppo dei Baculovirus, sono presenti in molti ambienti su un ristretto spettro di ospiti che non comprende né le piante né gli invertebrati e quindi non rappresentano alcun rischio per l’uomo.
Il loro materiale genetico è racchiuso in un involucro di origine proteica denominato capside o corpo d’inclusione, di forma spesso poliedrica nel caso degli NPV e con dimensioni variabili da 0,5 a 15 millimicron di diametro. Il corpo di inclusione contine i virioni singolarmente o riuniti in fasci di 2-8 unità, li protegge dai fattori ambientali e consente di mantenerli infettivi per diversi anni. I corpi di inclusione, una volta ingeriti dal fitofago-bersaglio e giunti nell’apparato digerente della larva, si dissolvono grazie all’ambiente alcalino e liberano i virioni. Questi iniziano a riprodursi nel nucleo delle cellule, soprattutto quelle dell’intestino medio, diffondendosi da qui agli altri tessuti.
Nel frattempo le larve colpite manifestano una diminuzione dell’attività trofica e motoria e muoiono nel giro di 2-4 giorni.
Specialmente in questo periodo, mi viene in mente una cosa.I virus sono soggetti a diverse mutazioni , chi ci assicura, che se anche in un lontano futuro,qualche mutazione possa provocare un attacco agli animali e perchè no anche l’uomo.
Non vorrei che passiamo dalla padella alla brace. Se i prodotti di sintesi arrecano problemi a chi ne viene a contatto,questi microrganismi biologici a lungo tempo possono provocare disastri notevoli. O No?
Gentile lettore, alcuni virus sono temuti e vigilati proprio per la possibilità di un salto di specie (tipicamente quelli dell’influenza aviaria), quelli patogeni per i lepidotteri invece no