È già da alcuni anni, anche negli areali frutticoli italiani, è comparsa una “nuova“ fisiopatia, l’inchiostratura conosciuta nel mondo anglosassone come “inking”.
Interessa soprattutto le cultivar molto colorate di pesche, nettarine e albicocche (in quanto è maggiore il contenuto di pigmenti fenolici nell’epidermide) ma in questi ultimi due anni tale alterazione fisiologica è andata ad interessare anche le altre varietà.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Frutti non commercializzabili
L’inchiostratura in campo è caratterizzata dalla comparsa di macchie o striature longitudinali di colore scuro, più raramente marrone-nero sulla superficie del frutto, limitate alla epidermide dei frutti fino ai primissimi strati del mesocarpo.
L’inchiostratura colpisce le cellule dell’epidermide e provocandone la morte, ma non intacca minimamente il tessuto sottostante o sulla polpa del frutto. Purtroppo, anche se i sintomi sono superficiali e estetici, rendono il frutto non commerciabile o lo rendono di secondo grado. I sintomi dell’inchiostratura possono essere innescati in campo, durante la raccolta o durante il trasporto al centro di confezionamento.
I sintomi non diventano immediatamente visibili (l’inchiostratura può diventare evidente dopo 48 ore dalla raccolta). Le pesche sono più sensibili delle nettarine, ma la suscettibilità a tale alterazione può variare anche a seconda della cultivar, nonché dalle condizioni ambientali e delle strategie di gestione utilizzate nel frutteto.
Le cause
I danni da abrasione in combinazione con ioni metallici pesanti come alluminio, rame o ferro sono considerati la causa principale dello sviluppo di questa fisiopatia.
A seguito di abrasioni, questi ioni metallici possono provenire dall’acqua o da prodotti applicati come fungicidi, insetticidi o fertilizzanti fogliari, che possono avere la capacità di indurre le caratteristiche alterazione dei frutti di pesche e nettarine.
L’inchiostratura è il risultato del collasso delle cellule dell’epidermide, che contengono gli antociani e i pigmenti fenolici importanti per lo sviluppo del colore, che reagendo con i metalli pesanti virano ad un colore bruno-nerastro. La ricerca in Usa ha dimostrato che 10 ppm di ferro (Fe) sono sufficienti per indurre l’inchiostratura di pesche e nettarine.
Anche l’acqua di lavaggio con contenuti elevati di ferro o a basso pH può aumentare la gravità di questa fisiopatia. Inoltre, la pioggia eccessiva nella fase di raccolta, può causare rigonfiamento dei frutti e danni cellulari insieme a possibili danni meccanici causati da temporali e sfregamenti.
Le misure da adottare
Esistono diverse misure che possono essere adottate per controllare lo sviluppo dell’inchiostratura sui frutti in campo. Alcuni di questi includono:
- manipolazione delicata della frutta per evitare danni da abrasione, preferire rimorchi con sospensioni pneumatiche ed evitare lunghi trasporti;
- evitare o ridurre la contaminazione della frutta mantenendo i contenitori privi di polvere e puliti;
- raccogliere la frutta al mattino invece che durante le ore serali;
- Non eseguire irrigazioni sopra-chioma in prossimità della raccolta;
- in prossimità della raccolta scegliere con attenzione i principi attivi ed evitare di trattare con nutrienti fogliari o fungicidi contenenti alluminio, rame o ferro almeno nelle 3 settimane prima della raccolta;
- controllare la qualità dell’acqua di lavaggio per la possibile contaminazione da metalli pesanti (l’acqua con caratteristiche acide (< 6,5) può esacerbare l’inchiostratura a causa della maggiore disponibilità di ferro). Eventualmente mantenere il livello del cloro nelle acque di lavaggio tra 25 e 50 ppm;
- testare i tuoi fungicidi per la presenza di metalli pesanti all’inizio della stagione (fare attenzione alla composizione delle sostanze chimiche che si usano nelle operazioni di pre e post raccolta);
- Poiché i sintomi non si sviluppano immediatamente, è consigliabile ritardare l’imballaggio per circa 48 ore può consentire di rimuovere la frutta con sintomi evidenti di inchiostratura durante la calibrazione qualitativa.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita