Il rame è stato il primo fitofarmaco largamente applicato sulle colture per la sua attività anticrittogamica e battericida oltre che per la scarsa capacità degli organismi bersaglio a sviluppare resistenza. Essendo un elemento presente in natura, i prodotti fitosanitari contenenti rame sono ammessi in agricoltura biologica nella quale è spesso l’unico mezzo di difesa disponibile contro funghi e batteri. Il rame, tuttavia, anche se utilizzabile in biologico, è tutt’altro che innocuo per l’ambiente e per questo è sotto stretta osservazione da parte dell’Ue.
Candidato alla sostituzione
Nel terreno il rame tende a essere trattenuto negli strati più superficiali dove si accumula con effetti negativi sulla microflora; nella catena alimentare, inoltre, può avere effetti di tossicità cronica sugli animali (e le persone) per effetto del bioaccumulo.
Per questi motivi, l’uso fitoiatrico del rame è da tempo sotto stretta osservazione da parte dell’autorità regolatoria europea che lo ha inserito nella lista delle sostanze attive “candidate alla sostituzione”, cioè tra quelle che hanno un tempo limitato di autorizzazione e che dovranno essere eliminate se saranno trovate valide alternative con minore impatto ecotossicologico.
Fino allo scorso anno l’uso del rame non aveva limitazioni, tranne che per le colture biologiche sulle quali poteva essere utilizzato per un massimo di 6 kg/ha per anno (come media di un quinquennio nel caso delle colture arboree) ma la “difesa” dei fitofarmaci a base di rame appare non facile e il suo uso sarà sempre più regolamentato.
Il nuovo regolamento
A dicembre dello scorso anno è stato pubblicato l’atteso nuovo Regolamento Ue 2018/1981 sull’utilizzo del rame in agricoltura, entrato in vigore dal 1 gennaio 2019. Il nuovo regolamento stabilisce che il tetto massimo di distribuzione del rame è di 28 kg/ha, calcolate su un periodo di sette anni (quindi con una media annua per ettaro di 4 kg) per consentire una flessibilità d’uso legata alle condizioni climatiche che, come è noto, incidono sulla pressione delle malattie fungine e batteriche controllate dal rame.
Limiti non solo per il biologico
È da notare che i nuovi limiti interessano tutti gli utilizzi in agricoltura, sia convenzionale che biologica, contrariamente a quando previsto prima con le restrizioni d’uso riservate solo alle coltivazioni biologiche.
Il Regolamento interessa particolarmente l’Italia che è lo stato europeo dove si concentra circa il 50% del consumo di prodotti fitosanitari a base di rame e dove il biologico è in continua crescita.
Un uso fraudolento
Un altro aspetto da non sottovalutare è l’uso spesso troppo disinvolto di prodotti contenenti alte percentuali di rame, con un chiaro effetto fitoiatrico, ma commercializzati e impiegati come “fertilizzanti”, sfuggendo alla registrazione e al sistema di tracciabilità dei fitofarmaci. Un uso che con le nuove limitazioni in arrivo potrebbe intensificarsi, soprattutto nel settore del biologico, con il rischio di commercializzare prodotti certificati biologici privi di “pesticidi chimici” ma con quantità di rame non controllate e non meno pericolose per la salute.
Da parte loro, le case fitofarmaceutiche stanno lavorando sulle formulazioni per portare sul mercato prodotti con minori concentrazioni di rame senza incidere sull’efficacia fitosanitaria.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del Fitopatologo di Terra e Vita