Il fagiolo è diffusamente coltivato in tutta l’Italia meridionale dove trova spesso le migliori condizioni ambientali in alta collina ed in montagna, con numerosi varietà ed ecotipi locali, di cui diversi con marchio Dop o Igp.
Il clima molto caldo e siccitoso di luglio e agosto è stato poco favorevole allo sviluppo di alcune malattie fungine e batteriche che possono arrecare gravi danni al fagiolo. Con l’approssimarsi dell’autunno, tuttavia, il clima potrebbe cambiare creando un ambiente idoneo allo sviluppo di avversità che si avvantaggiano di temperature miti e di bagnatura fogliare.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Maculatura alonata e comune
Tra queste, il fagiolo è particolarmente suscettibile a due batteriosi che colpiscono direttamente i frutti e la granella e che si evidenziano soprattutto in fase di raccolta. Si tratta della maculatura alonata (indotta da Pseudomonas syringae pv. phaseolicola) e della maculatura comune (indotta da Xanthomonas campestris pv. phaseoli). Entrambe sono ampiamente diffuse nelle aree di coltivazione del fagiolo ed il loro controllo è basato su misure piuttosto simili. Esistono tuttavia delle differenze epidemiologiche e, soprattutto, legislative tre le due batteriosi: X.c. pv. Phaseoli è un patogeno da quarantena (è inserito nella lista A2 dell’Eppo) per il quale sono previste misure di lotta obbligatoria, al contrario di P.s. pv. phaseolicola.
Come si manifestano
I sintomi tipici della maculatura alonata del fagiolo includono piccole macchie angolari sulle foglie, inizialmente idropiche e successivamente necrotiche, circondate da un alone clorotico. Sui baccelli, si notano aree rotondeggianti idropiche simili a macchie d’unto, che poi diventano necrotiche. Sui semi infetti, soprattutto sulle varietà a semi bianchi, possono comparire aree decolorate
I sintomi causati da P.s. pv. phaseolicola sono diversi da quelli provocati da X.c. pv. phaseoli, poiché nel primo caso si osserva un vistoso alone clorotico intorno a piccole aree inizialmente idropiche e successivamente necrotiche sulle foglie e sui baccelli. X.c. pv. phaseoli provoca lesioni necrotiche più ampie sulle foglie, contornate da un sottile bordo giallo che si sviluppa dal margine del lembo fogliare verso la nervatura centrale, causando la deformazione della foglia. Sui baccelli, le macchie rotondeggianti sono più piccole di quelle causate da P.s. pv. phaseolicola, con un contorno rosso-mattone. Inoltre, X.c. pv. phaseoli può penetrare nella pianta e infettare i semi “dall’interno”, a differenza di P.s. pv. phaseolicola, che può solo contaminarli.
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Come si propagano le malattie
Entrambi i batteri possono sopravvivere sui residui colturali infetti diventando epifiti su piante non ospiti o conservandosi sui semi infetti o contaminati.
L’inoculo può diffondersi durante tutto il ciclo vegetativo della pianta attraverso le piogge o l’acqua di irrigazione. Anche l’abbigliamento e le calzature degli operatori che lavorano nei campi possono veicolare l’infezione, quindi non bisogna sottovalutare questo rischio. Lo sviluppo delle due malattie batteriche è favorito da elevata umidità relativa e temperature non troppo alte.
Lotta essenzialmente preventiva
La lotta contro queste due batteriosi è principalmente preventiva e prevede l’uso di semi sani (possibilmente certificati), la rotazione delle colture ogni due-tre anni e l’adozione di impianti di irrigazione che non utilizzino l’aspersione, evitando la bagnatura fogliare. L’unico prodotto chimico consentito è il rame, che deve essere utilizzato in modo preventivo, facendo attenzione a evitare la fitotossicità e rispettando i tempi di carenza.