La disinfezione del terreno, con tecniche alternative a quelle basate sull’uso dei fumiganti chimici, è un’esigenza sentita in molti sistemi colturali; lo è, in particolare, nelle colture protette, dove le serre fisse (e spesso anche quelle potenzialmente mobili) non consentono il ricorso alla rotazione. Facendo di necessità virtù, la solarizzazione trova una crescente applicazione, da sola o in integrazione con altri prodotti e tecniche. L'insieme di queste strategie consente di ottenere risultati fitoiatrici a volte comparabili a quelli che venivano assicurati da fumiganti chimici, il cui uso è oggi vietato o fortemente limitato.
Sfruttare l’irraggiamento
La solarizzazione si basa sullo sfruttamento del calore solare e dell’effetto serra per riscaldare gli strati superficiali del terreno a temperature che possono devitalizzare patogeni e semi di infestanti.
Temperature del terreno tra i 37 °C e i 40 °C, se mantenute per un periodo sufficiente (30-40 giorni) risultano efficaci per devitalizzare diverse specie di microrganismi e semi di erbe infestanti. L’efficacia del trattamento è direttamente proporzionale alle temperature raggiunte, riducendo il tempo di esposizione necessario.
Già prima degli aumenti di temperature medie a cui, purtroppo, stiamo annualmente assistendo a causa del “riscaldamento globale”, il calore e l’irraggiamento solare dei mesi estivi erano ampiamente sufficienti ad assicurare l’efficace azione della solarizzazione nella maggior parte delle aree agricole italiane. A maggior ragione è possibile ora, sfruttando anche le ondate di calore anomalo che sono sempre più ricorrenti in estate.
Nelle colture protette la solarizzazione risulta particolarmente conveniente. Queste strutture, infatti, hanno già coperture che consentono di amplificare l’effetto serra e che proprio nei mesi estivi vengono lasciate senza colture per l’eccessivo calore interno.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Cosa fare in serra e in campo
Per eseguire la solarizzazione, il terreno deve essere adeguatamente lavorato nei primi 30 cm. Inoltre, deve essere mantenuto umido durante tutto il trattamento mediante l’utilizzo di un impianto di irrigazione a gocciolamento.
La scelta del materiale per la copertura plastica è importante, optando per film di Pe, Ldpe, Pvc o Eva di spessore adeguato.
L’effetto di disinfezione della solarizzazione può essere potenziato con l’integrazione di mezzi chimici o fisici, anche compatibili con l’agricoltura biologica. L’uso di geodisinfestanti o fumiganti, come dazomet, metam-sodio e metam-potassio, può migliorare il controllo dei parassiti e ridurre il tempo di copertura. Questi fumiganti rilasciano metil-isotiocianato e idrogeno solforato, ma sono limitati a un’applicazione ogni tre anni.
Per un’efficace combinazione con la solarizzazione, è necessario un telo di copertura che trattenga sia la radiazione infrarossa sia i gas (Tif).
Prodotti come ammendanti organici e liquidi a base di carbone vegetale, distribuiti prima della copertura, possono aumentare l’assorbimento di calore nel terreno.
La tecnica Asd (Anaerobic soil disinfestation) utilizza grandi quantità di ammendanti organici nei primi 25-30 cm del terreno. Vengono coperti con film plastico Tif e bagnati per favorire la fermentazione anaerobica, che genera calore e composti volatili tossici per semi, patogeni e nematodi.
Le brassicacee e altre piante contengono glucosinolati che, per idrolisi, liberano isotiocianati e nitrili, composti tossici ad ampio spettro. Prodotti a base di pellet o farine di semi di brassicacee possono essere distribuiti al terreno prima della copertura con il telo solarizzante. In alternativa, possono essere utilizzati ammendanti contenenti pannelli di brassicacee e neem (il cui olio ha un noto effetto insetticida e nematocida).
Infine, emulsioni concentrate contenenti matrici organiche possono essere distribuite per fertirrigazione mediante manichetta, rilasciando isotiocianati o altre sostanze attive con effetti fitoiatrici.