La ticchiolatura del pero è causata da Venturia pyrina e dal suo anamorfo Fusicladium pyrinum.
Normalmente le infezioni che questa avversità arreca su pero sono molto meno gravi di quelle, analoghe, causate su melo da Venturia inaequalis.
Tuttavia, contrariamente alla ticchiolatura del melo, questa si presenta in alcune annate e su alcune varietà di pero, con particolare gravità e con aspetti ancora talvolta imprevedibili. È quanto sta succedendo negli areali di coltivazione del pero della Pianura Padana da qualche anno a questa parte, dove si segnalano attacchi di ticchiolatura sempre più frequenti e su varietà anche notoriamente meno suscettibili di pero.
Fra le principali cultivar, allevate nei nostri comprensori pericoli, maggiormente sensibili risultano essere la William e la Kaiser. Abate Fetel e Conference, almeno fino a poco tempo fa lo erano in misura inferiore, pur non essendone immuni.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Massimo pericolo in fioritura
Nei nostri areali, il fungo sverna come pseudoteci sulle foglie e frutti infetti caduti a terra l’anno precedente e all’interno dei quali si formano caratteristiche ascospore responsabili delle infezioni primarie nel corso della primavera successiva. Successivamente, sulle infezioni prodottesi, si sviluppano i conidi, organi di riproduzione asessuata del fungo che contribuiscono a diffondere la malattia sulla pianta.
L’inizio della fase primaria, corrispondente alla prima emissione primaverile di ascospore in genere è coincidente con quella del melo o al massimo ritardata di una settimana, generalmente tra la fine di marzo e la prima settimana d’aprile. Contrariamente alla ticchiolatura del melo invece, la fase ascosporica risulta in genere maggiormente prolungata nel tempo, arrivando in alcune annate a protrarsi fino a tutto giugno (più di 90 giorni). Inoltre, è stato osservato che più del 60% delle ascospore viene rilasciato durante la fase fenologica della fioritura del pero, indicando pertanto questo come il periodo maggiormente pericoloso per l’instaurasi delle infezioni primarie.
Inoltre, le infezioni causate da V. pyrina avvengono con valori temperatura e bagnatura fogliare più elevati rispetto a quelli necessari per le infezioni di V. inaequalis su melo. Quello tuttavia che rende la ticchiolatura del melo differente da quella del pero, è che, mentre nella prima le ascospore vengono rilasciate esclusivamente nel corso di un evento piovoso, quelle di V. pyrina possono venire rilasciate in seguito ad una pioggia ma protrarsi anche nei giorni successivi anche in assenza di questa.
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Proteggere i frutticini
Tutto questo rende la ticchiolatura del pero una avversità ancora alquanto imprevedibile. Pertanto, si rende opportuno incentrare la difesa anticrittogamica durante tutta la fase primaria, dalla rottura delle gemme fine al termine delle emissioni ascosporiche. La difesa deve basarsi non solo su trattamenti preventivi da eseguirsi in previsione degli eventi piovosi, ma anche prestando attenzione a periodi nebbiosi e con alta umidità relativa che garantiscono periodi prolungati di bagnatura. Particolare attenzione deve inoltre essere posta alla protezione della coltura nella fase di fioritura e di immediata post-fioritura. In questo periodo la protezione dei giovanissimi frutticini deve essere garantita cercando di restringere gli intervalli tra i trattamenti per non lasciare la vegetazione scoperta in un periodo di alto rischio infettivo.
Gli interventi curativi, a causa della indeterminatezza del rilascio ascosporico e dell’esatto momento dell’avvenuta infezione, nonché del loro minore grado di protezione e del maggiore rischio di insorgenza di fenomeni di resistenza, dovrebbero venire di solito relegati alle situazioni di emergenza o in condizioni di basso rischio epidemico verso la fine della fase primaria quando la disponibilità di ascospore mature si avvia ad esaurirsi. Accanto a dithianon+fosfito di k, dodina, captano, fluazinam, e ai ditiocarbammati (ziram e metiram), anilino-pirimidine, (pirimethanil e ciprodinil) e IBE, (tebuconazolo, difenconazolo, fenbuconazolo, tetraconazolo, penconazolo), Strobilurine (pyraclostrobin+boscalid e tryfloxystrobin) vi sono altri fungicidi, appartenenti alla famiglia degli ISDH (penthiopyrad, fluopyram, fluxapyroxad, isopyrazam+difenconazolo), che permettono agevolmente di contenere gli attacchi di ticchiolatura. In biologico sono utilizzabili preventivamente i sali di rame, zolfo, bicarbonato di k, polisolfuro di ca e le laminarine, come induttori di resistenza.