Qualche anno fa, in aree viticole di alcune regioni meridionali, erano comparsi danni da attività larvale di lepidotteri in vigneti protetti con la confusione sessuale dalla tignoletta (Lobesia botrana). Questo aveva fatto temere che ci fosse stata una diminuzione dell’efficacia del metodo biologico di controllo della tignoletta ma osservazioni più accurate e la raccolta di alcuni individui avevano confermato che i danni erano causati da un altro lepidottero: Cryptoblabes gnidiella.
La specie, nota come tignola rigata (per la presenza sulle larve adulte di due tipiche fasce dorso-laterali di colore grigio-nerastro) è in grado di creare danni sia su vite sia su agrumi in condizioni favorevoli al suo sviluppo e in mancanza di interventi insetticidi solitamente posizionati contro altri fitofagi chiave per la coltura. Sempre di recente sono state segnalate infestazioni di tignoletta rigata di una certa entità anche sui frutti del melograno. Per questi motivi, l’attenzione alla tignola rigata è aumentata rispetto al passato e l’insetto è monitorato in diverse aree, grazie anche alla disponibilità delle trappole con feromone sessuale per seguire il volo degli adulti.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Alcune caratteristiche della tignola rigata
Cryptoblabes gnidiella è un lepidottero polifago associato a circa trenta famiglie botaniche e le sue infestazioni su agrumi e vite in Italia centrale e meridionale sono state segnalate da oltre un secolo.
Raramente, però, hanno richiesto interventi di controllo, probabilmente perché limitate dall’uso di insetticidi ad ampio spettro. In effetti, su vite il successo della confusione sessuale contro la tignoletta ha comportato la drastica riduzione se non l’eliminazione dei trattamenti insetticidi aprendo la strada a fitofagi “secondari” come le cocciniglie cotonose e la stessa tignoletta rigata. Una caratteristica biologica della tignola rigata è la sua spiccata attrazione per le sostanze zuccherine, sia quelle vegetali che quelle prodotte da insetti succhiatori (melata).
È per questo che l’insetto si trova spesso associato a infestazioni di cocciniglie o di afidi. Nei vigneti e negli agrumeti le infestazioni di Planococcus spp richiamano gli adulti che ovidepongono in vicinanza delle colonie delle cocciniglie in modo che le larvette possano facilmente alimentarsi della melata per poi passare a erodere i frutticini in età avanzata.
In Italia meridionale l’insetto compie da 3 a 4 generazioni all’anno, con accavallamento delle ultime, rimanendo attivo da maggio fino a novembre e svernando come larva attiva sui frutti.
Controllo con B. thuringiensis
I danni su agrumi sono spesso trascurabili e consistono in rosure che si presentano come piccoli fori sulla buccia, in genere in presenza di colonie di pseudococcidi o di loro residui. Forti infestazioni, tuttavia, possono richiedere un trattamento insetticida diretto sulle larve.
Su vite i danni possono essere a carico dei grappolini, per le rosure delle larve, ma sono più gravi sugli acini invaiati o maturi perché aumentano notevolmente la predisposizione ai marciumi. Questi danni, come detto sopra, possono essere confusi con quelli causati dalla lobesia della vite.
Negli agrumeti e nei vigneti condotti in biologico o con uso limitato di insetticidi, quindi, il monitoraggio con trappole sessuali è importante.
In presenza di catture occorrerà monitorare la vegetazione per individuare eventuali segni di infestazioni e per non farsi sorprendere da eventuali attacchi autunnali.
L’insetto può efficacemente essere controllando con B. thuringiensis o con gli insetticidi attivi contro la Lobesia botrana e le tignole in generale.
