Dal 2012 al 2017 la Xylella fastidiosa ha danneggiato gravemente circa 6,5 milioni di olivi in Puglia. Sono alcune delle nuove stime sull'impatto del batterio presentate alla seconda conferenza sulla xylella dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ad Ajaccio. Per tre giorni nella capitale corsa oltre 350 tra scienziati, rappresentanti istituzionali e associazioni di categoria di agricoltori e vivaisti si sono incontrati per fare il punto sulla lotta ai nuovi patogeni vegetali. Principalmente la Xylella fastidiosa, considerato dall'Ue il nemico pubblico numero uno.
Xylella, due progetti europei per contrastarla
Il parassita rilevato per la prima volta nel 2013 dai ricercatori dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Ipsp) del Cnr di Bari è quello dall'impatto potenziale maggiore in termini economici, sociali e ambientali in Europa, come certificato da uno studio del Centro comune di ricerca della Commissione.
La tre giorni di lavori si è aperta con la conferenza conclusiva del progetto di ricerca Ponte, il primo finanziato dall'Ue per indagare anche sulla xylella, che dal 2015 ha coinvolto 25 organizzazioni dall'Europa e da Paesi terzi. Ponte ha consentito tra le altre cose di sperimentare metodi di rilevazione precoce a distanza e di avviare i test sulle varietà di olivo resistenti in Puglia. Un lavoro che continuerà con il progetto Ue XF-Actors, i cui risultati preliminari sono stati discussi nella seconda conferenza Efsa, il 29 e 30 ottobre.
Varietà resistenti, un danno non reimpiantare
Sulle varietà resistenti, una simulazione dell'Università di Wageningen ha mostrato come nella situazione attuale il danno economico per i soli olivicoltori, senza contare l'industria dell'olio, in Grecia, Italia e Spagna potrebbe arrivare a nove miliardi di euro in 50 anni. Con il reimpianto si scenderebbe a 4. Sul controllo di Xylella, dati incoraggianti vengono dalla California, dove si sperimentano batteri capaci di ridurre in modo sostanziale l'infezione sulla vite.
I ricercatori dell'Ipsp-Cnr di Bari stanno sperimentando lo stesso tipo di soluzioni sull'olivo e hanno presentato ad Ajaccio le prove che il ceppo pugliese del batterio non infetta la vite, ponendo le premesse per la libera commercializzazione di 26 varietà dai vivai dell'area infetta in Puglia.
Molte più conoscenze rispetto al 2013
«Dalla prima conferenza di due anni fa la ricerca si è ampliata - ha detto Giuseppe Stancanelli di Efsa - oggi sappiamo molto di più sui vettori che trasmettono il batterio, sullo sviluppo della malattia e sul suo controllo». A essere nota, e più ampia, è anche la gamma di sottospecie e ceppi che hanno colonizzato diversi territori in Europa, con diversi impatti. Insomma, se negli anni successivi al 2013 si guardava alla Xylella fastidiosa come esemplare unico, ora la situazione è più complessa. Sulla base delle nuove conoscenze, nei primi mesi del 2020 la Commissione europea dovrebbe presentare ai Paesi Ue una proposta per aggiornare le misure di controllo sul patogeno.