L’allevamento è un comparto produttivo con evidenti impatti. Deiezioni, acqua e suolo vanno gestiti correttamente, intervenendo sulle tecniche agronomiche e allevatoriali, investendo in strutture e in competenze, per contenere le emissioni, ma sarebbe sbagliato non vedere il grande valore ambientale che rappresentano i terreni dedicati alla produzione agricola introducendo protocolli di agroecologia e di economia circolare, si pensi a biogas e biometano.
Non dimentichiamo che il nostro compito è produrre cibo e lavoro in quantità e in qualità e dunque la vera sfida consiste non già nel ridurre la produzione, come teorizzano alcune correnti di pensiero, ma nel coniugare agricoltura intensiva, indispensabile a produrre i volumi che i consumi richiedono, adottando una cultura della sostenibilità ormai imprescindibile. In uno slogan “produrre di più consumando di meno”.
Produrre guardando al futuro
Il futuro vedrà vincenti le filiere che sapranno proporre un’intensificazione sostenibile, anche nella nuova competizione internazionale.
Le aziende agricolo allevatoriali delle famiglie dei nostri soci e quelle di tutto il mondo saranno impegnate nei prossimi anni in un processo di transizione sostenibile senza precedenti, così come richiesto dalla Comunità europea e come ci richiede il pianeta per contribuire a preservarne la prospettiva per le future generazioni.
Il gruppo Granarolo ha da tempo messo tra le proprie priorità un modello di filiera del latte sostenibile che impegna in egual misura mondo agricolo e trasformazione. Da una parte la cooperativa Granlatte con i suoi allevatori, custodi del territorio, che sviluppano sempre nuove competenze ed effettuano importanti investimenti per produrre nel rispetto del benessere animale e in armonia con l’ambiente, dall’altra Granarolo, che deve e dovrà sempre più dare valore alle materie prime riducendo l’impatto ambientale e gli sprechi, venendo incontro ai nuovi bisogni dei consumatori, offrendo loro un cibo più buono e più giusto.
L’impegno del Gruppo Granarolo, con i risultati già perseguiti e gli obiettivi in divenire, è rendicontato in modo puntuale nel Bilancio di Sostenibilità, un documento articolato che guardando agli indicatori internazionali GRI Standard si confronta con obiettivi dichiarati, risultati raggiunti e nuove sfide. Le più importanti, che toccano il mondo agricolo allevatoriale, sono davanti a noi, non dietro, lo sappiamo.
Ambiente, impegni precisi
Vogliamo promuovere un’offerta alimentare di qualità, che sostenga la crescita dei produttori, il lavoro dei loro figli, che oggi sono esperti di agricoltura 4.0, di alimentazione, genetica e robotica, di indicatori ambientali e che solo guardando a un futuro più digitalizzato rimarranno nei campi e nelle stalle. Intercetteremo risorse messe a disposizione dal legislatore europeo quando disponibili. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo non cambierà gli impegni assunti e il percorso nel segno della sostenibilità che abbiamo intrapreso, pensando al Goal 12 dell’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo sostenibile che è per noi di riferimento. Perseguiamo in ognuna delle sette fasi della filiera, from farm to fork, un consumo e una produzione responsabili.
In termini ambientali abbiamo preso un impegno con noi stessi:
- entro il 2030 puntiamo a ridurre del 30% la CO2 prodotta per ogni chilo di latte
Per dare una prospettiva alle future generazioni dovremo dimostrare tutti di essere capaci di produrre impattando meno possibile, nel rispetto della natura e degli animali che alleviamo, sprecando di meno, utilizzando meno chimica e meno farmaci, riducendo le nostre emissioni, garantendo nel contempo la nostra ineguagliabile sicurezza alimentare e la preziosa qualità dei nostri prodotti, del nostro latte, dei nostri formaggi e di quel tesoro che è il cibo italiano.
La sostenibilità vista nei tre aspetti economico, sociale e territoriale-ambientale è l’obiettivo che dev’essere perseguito nella filiera latte considerata nei suoi tre aspetti: produzione, trasformazione, distribuzione. Dal punto di vista economico vanno affrontati due problemi peculiari: i costi di produzione e gli sbocchi di mercato. Sui costi la sostenibilità impone una riflessione rispetto alle nuove misure di politica ambientale che impongono la riduzione delle emissioni di GHG e chi sosterrà tali oneri. Gli imprenditori agricoli alle prese con i rincari dei costi delle materie prime e del capitale fondiario e agrario difficilmente saranno in grado di sostenere i costi da esternalità negative causati dall’impatto delle attività zootecniche sull’ambiente. La domanda almeno a livello europeo non è in crescita e di fronte ad un aumento dell’offerta renderà difficile prospettare un aumento dei prezzi. La ricerca di nuovi mercati va fatta in ambito estra- europeo in paesi con popolazioni e reddito in crescita. Ci sono paesi come India e alcune regioni africane, paesi arabi e Cina che presentano queste caratteristiche. Dovranno essere fatti imponenti sforzi a livello logistico e di comunicazione per favorire modelli di consumo simili a quelli europei.