Latte Trento, bilancio record ma delusione per il Trentingrana

Trentingrana
Numri positivi per la cooperativa ma produttori di Trentingrana in grande difficoltà. Ancora troppe forme da smaltire

Il contesto geopolitico creatosi con lo scoppio del conflitto in Ucraina ha destrutturato l’assetto del sistema economico, toccando l’ambito operativo di larga parte del tessuto produttivo nazionale e internazionale. In Trentino la carenza di materie prime e poi l’inflazione hanno impattato in modo importante il settore primario, con particolare riferimento al settore del bovino da latte. Tale situazione si è ripercossa sugli allevatori trentini, che si sono trovati ad affrontare una situazione atipica prolungata, che ha messo in difficoltà numerose stalle e i relativi caseifici.

Infatti, se per molti anni la quotazione del Trentingrana è stata il volano che spingeva al rialzo la liquidazione del latte di tutti i caseifici sociali aderenti a Concast (Consorzio dei caseifici sociali trentini), quest’anno il prezzo si è rivelato un fattore frenante nella media del prezzo liquidato, anche per Latte Trento. Infatti, come evidenziato dal bilancio approvato dall’assemblea dei soci, il liquidato ricevuto dai soci si attesta a 68 centesimi al litro, superiore rispetto a quello dei caseifici che puntavano tutto o quasi sul Trentingrana come Tuenno, Revò e Cavarerno, storici produttori del migliore Trentingrana, che vista la crisi hanno chiuso i battenti.

Delude il confronto con il Parmigiano

Forti le affermazioni dei vertici di Latte Trento a sottolineare l’insoddisfazione per il prezzo pagato dal consorzio di secondo grado Concast, alla luce del confronto con il Parmigiano, prodotto retribuito maggiormente agli allevatori nonostante sul mercato spunti prezzi inferiori rispetto al Grana Trentino. Il presidente di Concast Stefano Albasini ha risposto a caldo: «Non è possibile aumentare il prezzo del Trentingrana perché dobbiamo ancora terminare di smaltire le forme prodotte durante gli anni della pandemia da Covid-19. Appena possibile aumenteremo gradualmente il prezzo».

Ma che farà ora la Latte Trento? Uscirà dal consorzio di secondo grado o si limiterà solo a denunciarne le presunte carenze? Il presidente Renato Costa ha girato la domanda all’assemblea dei soci, che si è espressa per rimanere all’interno del Trentingrana, cercando di contribuire a migliorarne la gestione.

La Latte Trento è una realtà con 190 soci, i quali, nel 2022, hanno conferito 56 milioni di litri di latte. Rispetto al 2021, la produzione totale ha subito un calo contenuto in poco più del 3%, erano infatti 57 milioni i quintali conferiti nel 2021. Nei mesi estivi del 2022, a causa della chiusura di una ventina di stalle, e visti i costi di trasformazione diventati insostenibili, Latte Trento aveva sospeso la produzione di Trentingrana ripresa solo a novembre a Pinzolo e a gennaio di quest’anno a Trento. I prezzi medi liquidati ai sono stati pari a 0,68 euro al litro di latte conferito contro i 0,565 dell’anno precedente.

«Un liquidato inimmaginabile durante lo scorso anno – ha affermato Costa – avevamo lanciato un forte appello all’pnte pubblico perché venisse incontro ai costi degli allevatori ma anche a quelli del caseificio perché gli aumenti erano insostenibili. Oltre 10 centesimi di maggiori costi per l’energia solo in stalla, per non parlare dei costi sostenuti da Latte Trento». Due numeri per dare dimensione concreta al problema, la bolletta del gas di agosto per Latte Trento ammontava a 45mila euro, mentre a dicembre sono diventati 300mila.

«Un bilancio quasi da record quello approvato in assemblea, con fatturato pari a 62 milioni», ha evidenziato Costa, 60 anni di Scurelle in Valsugana, allevatore, toccato personalmente dall’andamento dei costi e del liquidato in quanto titolare di una stalla di 130 capi fra vacche da latte di varie razze e capi da rimonta.

«L’annata trascorsa – ha proseguito il presidente – è stata molto difficile, diversi soci storici e con stalle di medio-grandi dimensioni non sono riusciti a rialzare la testa dopo i forti rincari, che hanno toccato, oltre all’energia, anche i mangimi. Soci che, quindi, si sono trovati costretti a gettare la spugna. Ora, tirando le somme dell’annata, c’è in noi una certa soddisfazione soprattutto per i nostri soci che hanno tenuto duro e che ora vedono il loro latte retribuito in maniera tale da recuperare in larga parte gli aumenti dei costi di produzione. È stato il prezzo del latte alimentare, che per noi è una bella fetta delle nostre vendite, a sostenere il settore vendite».

E per il futuro? «Latte Trento punta su nuovi investimenti – ha concluso Costa – quest’anno abbiamo ridotto il problema dell’energia elettrica con un cogeneratore con cui produciamo corrente. Adesso aspettiamo che la Provincia apra un bando per poter presentare la domanda di finanziamento di un progetto per l’acquisto di una caldaia a cippato. Con quella, saremo completamente autonomi e non avremo più bisogno di metano. In più si tratta di un progetto che coinvolge il territorio in quanto daremo lavoro ai boscaioli della zona».

Contrariati dalle parole di Costa il presidente della cooperazione trentina, Roberto Simoni e l’assessora all’agricoltura Giulia Zanotelli che hanno invitato alla coesione per superare le difficoltà.

Latte Trento, bilancio record ma delusione per il Trentingrana - Ultima modifica: 2023-05-09T17:07:30+02:00 da Simone Martarello

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