La mora e l'asino romagnoli, il cavallo da tiro pesante, il Bardigiano e il cavallo del Ventasso. Le pecore Cornigliese e Cornella bianca, i bovini Modenese, Romagnola, Pontremolese e Reggiana, fino ai tacchini di Parma e Piacenza. Sono alcune delle razze a rischio erosione genetica che la Regione Emilia-Romagna intende preservare con un finanziamento di due milioni di euro a sostegno della zootecnia e in particolare degli imprenditori agricoli che scelgono di allevare razze autoctone.
A partire dalla metà di gennaio e fino al 26 febbraio 2021 gli imprenditori agricoli potranno inviare le domande di contributo ai Servizi territoriali agricoltura, caccia e pesca competenti. Per i dettagli si può consultare il sito di Agrea.
Cosa prevede il bando
Possono usufruire del sostegno regionale alla zootecnia gli imprenditori iscritti all'anagrafe delle aziende agricole in forma singola o associata, cooperative incluse e altri gestori del territorio, comprese le proprietà collettive.
Sono ammesse le domande degli imprenditori che detengono animali appartenenti alle razze locali minacciate di abbandono iscritte ai registri anagrafici nazionali e regionali o a libri genealogici, a condizione che gli animali siano allevati nel territorio regionale e sia indicato il numero, a livello nazionale, delle femmine riproduttrici all'interno di libri genealogici o registri anagrafici nazionali e regionali delle razze a limitata diffusione per le specie per le quali sono previsti. Inoltre, il numero e la condizione a rischio delle specie elencate devono essere certificati da un competente organismo scientifico debitamente riconosciuto e un organismo specializzato debitamente riconosciuto deve registrare e mantenere aggiornato il libro genealogico o il registro anagrafico della razza.
L’aiuto previsto per le razze è di 200 euro l’anno per cinque anni per ogni unità di bovino adulto (Uba). All'atto della presentazione della domanda, l’allevatore dovrà indicare il numero di animali, che rappresenterà il livello minimo al di sotto del quale la razza non dovrà scendere durante i cinque anni di impegno a partire dal 1 gennaio 2021.
Due i criteri di priorità per la selezione delle domande. Il primo riguarda la collocazione degli animali con un punteggio di assegnazione più alto per gli allevamenti nelle zone montane, in quelle di origine e nelle aree della rete Natura 2000. Il secondo, di natura tecnica, per le razze iscritte nel Repertorio volontario regionale delle risorse genetiche agrarie, nei progetti di valorizzazione e recupero di razze autoctone o per allevamenti di bassa consistenza.
Le specie a rischio erosione genetica
Le razze autoctone comprese nel bando sono: sei di bovini (Garfagnina, Modenese, Pontremolese, Reggiana, Romagnola e Varzese Tortonese-Ottonese). Tre di ovini (Cornella Bianca, Cornigliese e Appenninica). Cinque di equini (Cavallo italiano tiro pesante rapido, Bardigliano, del Ventasso, Appenninico e del Delta). Cinque di volatili (Pollo Romagnolo e Modenese, Tacchino romagnolo e di Parma e Piacenza e Oca Romagnola), oltre ai suini Mora Romagnola e Suino nero di Parma e all’Asino Romagnolo.
«Preservare la biodiversità animale locale è una priorità sia per la tutela degli ecosistemi ambientali che per il futuro di un’agricoltura davvero sostenibile, che porti nel futuro le radici dei nostri territori – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi –. Impiegare le risorse del Psr per sostenere la zootecnia nella tutela delle razze locali a rischio significa riconoscere loro un ruolo fondamentale nella costruzione di un nuovo modello economico, responsabile e nel rispetto della tutela ambientale».