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    Carne, stop all’etichetta volontaria

    Il Parlamento europeo modifica le norme sulla rintracciabilità: l’obiettivo è ridurre i costi alle imprese
    Brusco stop dell’Europarlamento
    alle etichette
    volontarie per
    le carni bovine. Per soli otto
    voti, infatti, i deputati hanno
    dato il via libera alla proposta
    della Commissione europea
    che modifica lo schema attuale
    di etichettatura volontaria
    delle carni e rinvia di almeno
    cinque anni l’obbligatorietà
    del chip per i bovini. Un dietrofront,
    dettato dall’esigenza
    di ridurre i costi amministrativi
    delle imprese, che ha scatenato
    un coro di critiche dall’Italia.

    «L’esito del voto – commenta
    il presidente dalla commissione
    Agricola dell’Europarlamento,
    Paolo De Castro
    – ci rammarica, ma il nostro
    impegno per la tutela della
    qualità e della tracciabilità delle
    carni bovine è saldo. Del
    resto, sullo stesso tema, lo
    scorso anno abbiamo approvato
    l’importante regolamento
    sulle informazioni alimentari
    ai consumatori, senza dimenticare
    l’accordo sui nuovi regimi
    di qualità dei prodotti agricoli
    ». Per De Castri sul «valore
    » dell’emendamento in oggetto
    «c’è diffusa condivisione
    e su questa fondamentale
    istanza per la tutela delle produzioni
    di qualità continueremo
    a impegnarci e a vigilare
    anche per verificare possibili
    margini di manovra in Consiglio
    dei ministri Ue».

    La Cia ricorda che l’etichettatura
    volontaria è stata creata
    negli anni 2000 in corrispondenza
    con lo scoppio dell’epidemia
    di mucca pazza, e negli
    anni «è diventato essenziale
    per garantire al 100% le scelte
    dei consumatori, informandoli
    correttamente non solo sull’origine
    della carne, ma fornendo
    loro altre informazioni
    utili per un acquisto consapevole
    e trasparente: la razza e
    l’età del bovino, il mangime
    utilizzato, tutte le fasi della
    filiera dall’allevamento al macello
    al punto vendita».

    «Non è bastato il pressing
    degli europarlamentari italiani,
    primo fra tutti il presidente
    della Commissione agricoltura
    del Parlamento europeo Paolo
    De Castro – sottolinea la
    Cia –. Ora il Governo si impegni
    perché venga ripristinata
    una normativa che è indispensabile
    per tutelare non solo i
    cittadini, ma anche i nostri allevamenti
    “doc” che lavorano
    sulla qualità e l’eccellenza».

    Secondo la Coldiretti bisogna
    evitare che la modifica
    delle disposizioni sulle indicazioni
    facoltative in etichetta
    «impedisca di valorizzare il lavoro
    di quanti si sono impegnati
    per la trasparenza e la
    qualità della carne. L’Italia è
    all’avanguardia nell’etichettatura
    facoltativa della carne in
    cui molti operatori hanno investito
    con successo, al fine di
    fornire informazioni utili quali
    la razza e il sesso dell’animale,
    l’alimentazione usata e
    l’età del bovino verso le quali
    i consumatori mostrano interesse
    ai fini di un acquisto
    consapevole e trasparente».

    Senza contare, aggiunge
    Coldiretti, che con questo
    cambiamento «viene di fatto
    impedito di indicare la dicitura
    no Ogm a causa degli elevati
    costi che saranno ora a carico
    del singolo allevatore che
    ha scelto di alimentare il proprio
    bestiame con mangimi
    non contaminati da biotech».
     Il decreto ministeriale del
    30/08/2000 (Indicazioni e modalità
    applicative del regolamento
    Ce 1760/2000 che Bruxelles
    vuole ora modificare)
    dispone che l’etichetta apposta
    sulle confezioni di carne
    bovina, su base volontaria, oltre
    alle informazioni obbligatorie
    (numero che identifica
    l’animale o il lotto di animali;
    paese e numero approvazione
    impianto di macellazione; paese
    e numero di approvazione
    laboratorio di sezionamento;
    paese di nascita; paese/i di ingrasso)
    possa contenere anche
    altre informazioni, tra cui:

    Macellazione – Sede del
    macello e del laboratorio di
    sezionamento; età dell’animale
    macellato; data di macellazione
    e/o preparazione delle
    carni; periodo frollatura eccetera.

    Allevamento – Denominazione
    azienda di nascita e/o di
    allevamento; sistema di allevamento;
    metodo d’ingrasso; alimentazione
    degli animali eccetera.

    Animale – Razza o tipo
    genetico; categoria eccetera.

    Le informazioni devono essere
    contenute nel disciplinare
    approvato dal ministero delle
    Politiche agricole. Tutti i disciplinari
    di etichettatura volontaria
    approvati hanno un codice
    identificativo riportato sull’etichetta
    della carne o sullo scontrino
    mentre la corretta applicazione
    viene controllata da
    un ente terzo.

    Gli eurodeputati del Pdl-
    Ppe Carlo Fidanza, Sergio
    Berlato, Elisabetta Gardini e
    Marco Scurria, affilano le armi
    per le prossime battaglie.
    «Condividiamo le preoccupazioni
    del comparto zootecnico
    – commentano – che lamenta
    un danno economico per coloro
    che hanno già investito con
    successo su questo strumento,
    nonché uno svantaggio competitivo
    per quelle produzioni,
    come quella italiana, che più
    investono in qualità, tracciabilità
    e sicurezza alimentare. Ci
    auguriamo che, il rinvio del
    provvedimento in commissione
    Ambiente, la possibilità
    che nel Consiglio europeo si
    formi una maggioranza di
    blocco, la valutazione di una
    maggioranza comunque risicata
    espressa dal Parlamento,
    possano portare al ripristino
    di un sistema forte di etichettatura
    facoltativa».
    Carne, stop all’etichetta volontaria - Ultima modifica: 2012-09-20T09:03:43+02:00 da Redazione Terra e Vita

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