Il prezzo del petrolio che ha sfondato i 116 dollari al barile sta infiammando l’economia italiana e anche l’agricoltura comincia a leccarsi le ferite. Trainati dal caro carburante i costi delle imprese agricole continuano infatti a impennarsi.
L’Ismea, in particolare, rileva a inizio anno un ulteriore inasprimento dei costi a carico degli agricoltori, valutando una crescita del 4,4% rispetto a gennaio 2010. L’Istituto segnala il forte rincaro del mangimi (+16,9% in un anno) e dei carburanti (+6,4 per cento). Una situazione che secondo il presidente dell’Ismea, Arturo Semerari, «rischia di determinare un peggioramento dei livelli di redditività dei nostri agricoltori, dopo una fase di faticoso recupero di questi ultimi mesi».
E il peggio deve ancora venire. Le nuove tariffe delle lavorazioni infatti potrebbero riservare sorprese.
Massimo Alberghini Maltoni, vicepresidente e portavoce dell’Unima, l’associazione che rappresenta le imprese agromeccaniche, anticipa aumenti sicuri nel prossimo piano tariffario che sarà pronto entro maggio. D’altra parte i numeri non sono un’opinione. Da marzo 2009 a oggi, Mantoni ha calcolato un’impennata dell’84% del prezzo del gasolio. Dai 0,388 euro al litro rilevati nel 2009 dopo un andamento tranquillo finora febbraio 2010 (0,4 euro al litro) si è verificato il primo picco a inizi di marzo arrivando a 0,6 euro, quindi nuovo assestamento per poi avviare da novembre a marzo 2011 un’escalation che ha fatto schizzare il prezzo a 0,715, con un incremento in tre mesi del 20 per cento e in due anni di oltre l’80 per cento.
I prezzi, spiega l’esponente dell’Unima, variano in base al tipo di cliente, ma la stangata comunque è pesante. «Ed entro maggio – afferma – dovremo concretizzare i ritocchi tariffari». Nei prossimi giorni partirà il confronto all’interno dell’Unima per capire quali saranno le proiezioni sul costo orario.
Alberghini ha messo nero su bianco alcuni conteggi e il risultato è che l’agricoltura è davvero alle prese con una pesante emergenza.
«Per le macchine di maggiore potenza – spiega – che vengono utilizzate per le lavorazioni pesanti abbiamo calcolato che i nuovi prezzi del gasolio determinano un aumento dei costi che va dal 9 al 12 per cento. Un Challanger da 300 cavalli consuma infatti circa 55 litri all’ora e dunque il costo del servizio prestato dal contoterzista chiavi in mano ora è di 160 euro all’ora. Con il caro-gasolio la tariffa dovrebbe crescere di 18 euro all’ora. Per una trattrice da 200 cavalli il cui costo orario si aggira sui 130 euro, l’aumento non supera il 10% tenendo conto che il consumo scende a 35 litri all’ora ».
Ma gli aumenti si scaricheranno in automatico sulle imprese agricole? Alberghini ci tiene a chiarire che storicamente gli agromeccanici si sono sempre fatti carico di assorbire i rincari: «Le nostre imprese non scaricano tutto sul cliente, assorbono una parte degli aumenti, ma certo non possiamo regalare. E allora probabilmente scaglioneremo gli aumenti e se il costo del petrolio dovesse ridursi annulleremo i ritocchi programmati».
L’impatto sarà decisamente inferiore per le lavorazioni leggere che però rappresentano una quota marginale e alla fine si riducono alla distribuzione dei fitofarmaci. Per tutte le altre lavorazioni infatti si utilizzano macchine di grossa potenza. «Prendiamo il caso dello spandimento dei liquami – sottolinea Alberghini – ora le botti sono più pesanti e servono trattrici di potenza superiore rispetto a quelle che si usavano anni fa anche perché si accelerano i tempi delle lavorazioni. Le grandi macchine infatti oltre alle performance operative hanno anche la caratteristica di richiedere meno tempo e quindi meno manodopera che è un altro costo pesante». Il vice presidente dell’Unima non azzarda tariffe medie «le politiche tariffarie sono legate alle zone, l’analisi che ho fornito riguarda lavorazioni di commodity come il grano nella mia provincia, Modena, ma anche in tutto il Nord, in Umbria però, per esempio, ci troviamo di fronte ad altre caratteristiche dei terreni, così come al Sud».
A lanciare l’allarme è anche il Confai. «Il gasolio agricolo è schizzato a quasi 1 euro al litro – afferma il presidente Leonardo Bolis – e, tenuto conto che un’azienda agromeccanica ne utilizza, in media nazionale, circa 80mila litri, la spesa per il suo acquisto potrebbe aumentare di oltre 30mila euro, sempre che non si registrino ulteriori rincari».
L’impennata del prezzo del carburante costringerà le imprese agromeccaniche a ritoccare le tariffe
Gasolio, più care le nuove lavorazioni
Alberghini (Unima): per una macchina da 300 cavalli il costo orario crescerà fino al 12 per cento