L’attuale situazione del mercato del grano duro in Italia è segnata da un’abbondante produzione, da una qualità medio-bassa e da un mercato fortemente al ribasso.
I prezzi hanno toccato livelli molto bassi, che non si registravano dal 2009. La crisi del mercato interroga gli agricoltori sull’opportunità di investire nelle semine di grano duro; eppure, proprio in questo momento di crisi stanno emergendo nuove risposte sia dalla politica, con sostegni mirati a contrastare la situazione, sia dagli operatori, con una maggiore attenzione all’integrazione di filiera (contratti).
Produzione mondiale al top
La produzione mondiale di grano duro nel 2016, secondo le stime dell’IGC (International Grains Council), ha registrato un record, che era stato raggiunto solamente nel 2009 (tab. 1). La produzione mondiale del 2016 si attesta a 39,7 milioni di tonnellate, a fronte di un consumo mondiale stimato di 38,2 milioni di tonnellate.
Per il secondo anno consecutivo, la produzione mondiale di grano duro è superiore ai consumi e la disponibilità totale (produzione + scorte) è in forte aumento (48,4 milioni di tonnellate), addirittura superiore al 2009; questi fattori sono la causa principale del crollo dei prezzi.
La campagna precedente era finita con scorte elevate (8,7 milioni di tonnellate), che sono previste in aumento al termine della campagna di commercializzazione 2016/2017 (10,3 milioni di tonnellate), il valore più alto degli ultimi dodici anni (fig. 1).
Canada: rese record, ma qualità giù
Nel 2016 la produzione è in aumento sia nell’Unione europea (+7%) che nel Nord America (Canada +35%; Usa +22%).
Le stime di una produzione abbondante avevano depresso i listini a luglio 2016; il prezzo nazionale era sceso a 176 euro/t. Poi a settembre si è verificato un evento imprevedibile; un’eccezionale persistente piovosità in Canada ha reso difficili i raccolti in questo Paese, con la conseguenza che la qualità è stata gravemente compromessa. Gli effetti della situazione canadese hanno provocato un’immediata ripresa del mercato a settembre/ottobre 2016 con aumento di 31 euro/t, portando il prezzo a 207 euro/t.
Oggi il quadro mondiale è ben definito; in sintesi, il mercato del grano duro è caratterizzato da un’abbondante offerta e da una qualità medio-bassa.
Italia, superfici in aumento
Nel 2016, la superficie italiana a grano duro è aumentata per il quinto anno consecutivo, superando 1,3 milioni di ettari (tab. 2, fig. 2).
Secondo le rilevazioni Istat, la superficie investita è aumentata soprattutto al nord, per effetto della minore convenienza dei cereali alternativi (mais e grano tenero). I prezzi di questi cereali, già dal 2015, al momento delle semine autunnali, erano caratterizzati da livelli di prezzo molto bassi (inferiori a 200 euro/t), oltre 100-120 euro/t in meno rispetto al grano duro. Era quindi inevitabile l’atteggiamento degli agricoltori di spostare le superfici a favore del grano duro e a scapito di grano tenero e mais, soprattutto al nord.
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