La crisi del mercato dei cereali rischia di compromettere la vitalità di tante imprese cerealicole italiane. La stagnazione del mercato è così rilevante che dobbiamo tornare a luglio 2010 per riscontrare prezzi così bassi.
Il prezzo del mais è sceso da 280 €/t (gennaio 2013) a 140 €/t (maggio 2015); oggi viaggia sui 160 €/t (fig. 1). Analoga situazione si è registrata per grano tenero e orzo.
Il grano duro, principale cereale italiano, aveva mantenuto prezzi più elevati rispetto agli altri cereali fino a luglio 2015; da questa data è iniziata una crisi che ha portato il prezzo da 315 €/t a 178 €/t del settembre 2016 (fig. 2).
In pratica i prezzi si sono quasi dimezzati. Una volatilità impressionante con prezzi che sono diminuiti del 50% in pochi mesi.
Stagnazione mondiale
La crisi del mercato dei cereali deriva da un raccolto mondiale eccezionale, con un’offerta che per 4 anni consecutivi supera la domanda (fig. 3) e stock in continua crescita (fig. 4). Oltre alla situazione mondiale, l’Italia sconta anche una cronica debolezza strutturale nella scarsa capacità di organizzare l’offerta interna.
I prezzi dei cereali di questi ultimi mesi sono talmente bassi che la redditività dei seminativi è vicina allo zero, se non addirittura negativa. Si potrebbe pensare a una situazione congiunturale – come molti sperano – con prezzi in risalita nel 2017. Ma nei prossimi mesi la situazione non migliorerà, visto che il mercato mondiale continua a ristagnare, dominato dai grandi raccolti in Nord America, Mar Nero e Russia, e non trova motivi per invertire la tendenza.
Se osserviamo le crisi dei cereali del 2004 e 2009, vediamo che i prezzi sono risaliti dopo 2 anni. Se così fosse, possiamo attenderci una ripresa a giugno 2018.
Incertezza di mercato
L’instabilità dei prezzi agricoli comunitari è il frutto di due fattori che sono emersi nell’ultimo decennio: le dinamiche evolutive dei mercati mondiali e l’eliminazione delle politiche di sostegno dei prezzi dell’Unione europea.
La causa dell’attuale crollo dei prezzi è l’eccesso di produzione; e le cause dell’eccesso di produzione sono sempre due: un andamento climatico favorevole e l’aumento delle superfici.
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