L'inquinamento da agricoltura rappresenta per l'Italia la causa principale di pressione delle acque di superficie, con oltre un terzo dei corpi idrici del Paese interessati. È quanto emerge da una relazione sullo stato delle acque dell'Ue pubblicata dalla Commissione europea per evidenziare sfide e criticità nei 27 Stati membri che saranno affrontate nella Strategia Ue per la resilienza idrica attesa nel secondo trimestre dell'anno. Il report dedicato all'Italia osserva che le "principali pressioni sui corpi idrici superficiali" segnalate dall'Italia sono l'inquinamento diffuso da agricoltura e dalla gestione delle acque reflue urbane, su cui il Paese resta indietro nell'attuazione delle norme Ue.
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Servono investimenti per trattare le acque reflue
Nonostante un aumento riconosciuto dall'Ue come "costante" negli ultimi dieci anni dei terreni adibiti al biologico (17%), l'inquinamento diffuso da agricoltura - dovuto all'uso intensivo di fertilizzanti e agrofarmaci, insieme allo sfruttamento delle acque - rimane una "sfida" che l'Italia deve affrontare per migliorare qualità e quantità delle acque, trovandosi sempre più spesso a dover affrontare fenomeni di siccità e scarsità d'acqua. Al Paese si raccomanda, tra le altre cose, di stimare "in modo trasparente" gli obiettivi di riduzione dell'inquinamento da nutrienti e pesticidi. Non solo agricoltura: l'inquinamento da cattiva gestione delle acque reflue urbane resta la seconda pressione "significativa" che interessa un quarto dei corpi idrici superficiali.
L'Italia - ricorda la Commissione europea - è in ritardo rispetto alla media europea nell'attuazione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, con solo il 56% trattate secondo i requisiti delle norme Ue (la media europea è del 76%) e con alcune carenze nelle infrastrutture necessarie per il trattamento delle stesse.