L’export agroalimentare Ue si conferma solido, ma il mercato sta cambiando. Nel 2024 le esportazioni hanno mantenuto una stabilità rispetto al 2023, spinte da prezzi più alti e da un incremento nei volumi acquistati. In un contesto globale caratterizzato da forti tensioni economiche, crisi climatiche e nuove normative ambientali, l’Unione europea ha deciso di intervenire con misure volte a semplificare il quadro normativo per le imprese.
Il commercio agroalimentare è un indicatore chiave della competitività del settore primario, e i dati della Commissione europea mostrano una chiara evoluzione dei flussi di scambio: mentre prodotti come il cacao e l’olio d’oliva vedono una crescita esplosiva, altri comparti, come cereali e vino, registrano un calo. La direzione del mercato è chiara: il valore aggiunto e la qualità stanno diventando sempre più determinanti rispetto alla semplice quantità.
In parallelo, l’Ue ha presentato un pacchetto di riforme per ridurre il carico burocratico che grava sulle imprese, soprattutto le più piccole. Una scelta che potrebbe dare nuova linfa a un comparto strategico, semplificando le regole sulla sostenibilità e facilitando l’accesso agli investimenti.
Scambi solidi, ma con forti differenze tra settori e Paesi
Secondo il report "Monitoraggio del commercio agroalimentare dell'Ue: sviluppi a novembre 2024", le esportazioni agroalimentari dell’Ue hanno raggiunto i 20,1 miliardi di euro, rimanendo sostanzialmente invariate rispetto allo stesso mese del 2023, ma in calo del 7% rispetto a ottobre 2024. Complessivamente, nel periodo gennaio-novembre 2024, il valore totale dell’export Ue ha toccato i 217,2 miliardi di euro, con un incremento del 3% rispetto al 2023.
I mercati di destinazione mostrano però andamenti molto diversi:
- Usa (+11%): gli Stati Uniti si confermano il principale motore della crescita, grazie soprattutto all’aumento del prezzo dell’olio d’oliva, che ha visto un boom del +51% (+821 milioni di euro).
- Regno Unito (+4%): l’export è aumentato di 1,9 miliardi di euro, trainato da un’ampia gamma di prodotti.
- Cina (-9%): le esportazioni sono diminuite di 1,2 miliardi di euro, con un forte calo nei cereali (-35%), carne suina (-14%) e prodotti lattiero-caseari (-12%).
- Russia (-12%): la riduzione dell’export di vino e alcolici ha contribuito a un calo di 760 milioni di euro.
I prodotti che trainano l’export e quelli che lo frenano
Osservando i settori merceologici, emergono trend molto netti:
In crescita
- Cacao e derivati (+32%): il settore ha registrato un aumento di 2,4 miliardi di euro, grazie al rialzo dei prezzi (+62%) e a una maggiore richiesta.
- Olio d’oliva (+45%): con un incremento di 2,1 miliardi di euro, si conferma tra i prodotti più redditizi, sebbene i prezzi abbiano iniziato a stabilizzarsi.
- Alimenti trasformati e ingredienti (+8%): in forte espansione, grazie all’aumento sia dei prezzi che dei volumi.
In calo
- Cereali (-18%): le esportazioni hanno perso 2,4 miliardi di euro, penalizzate da un calo del 14% nei prezzi e del 5% nei volumi, con il mais che ha subito una contrazione del 33%.
- Oli vegetali (-28%): il settore ha visto una riduzione di 931 milioni di euro, con un calo del 13% nei prezzi e del 17% nei volumi.
- Vino (-3%): il comparto ha registrato una flessione di 424 milioni di euro, soprattutto a causa della riduzione dei volumi esportati.
Import: prezzi in crescita
Sul fronte delle importazioni, il trend è opposto: tra gennaio e novembre 2024, gli acquisti dall’estero sono aumentati del 7% rispetto al 2023, raggiungendo i 156,6 miliardi di euro. La crescita è stata guidata soprattutto dall’aumento dei prezzi delle materie prime.
- Cacao e caffè (+44%): l’impennata dei prezzi ha portato a un aumento di 8,4 miliardi di euro nelle importazioni.
- Frutta e frutta secca (+11%): l’import è cresciuto di 2,2 miliardi di euro, spinto da rincari generalizzati.
- Cereali (-17%): a sorpresa, le importazioni sono diminuite di 1,9 miliardi di euro, grazie a un calo del 14% nei prezzi e del 3% nei volumi.
Geograficamente, l’Unione europea ha aumentato gli acquisti da:
- Costa d’Avorio (+61%), per via dell’impennata del prezzo del cacao.
- Ucraina (+12%), con un aumento dell’import di oli vegetali e semi oleosi.
Al contrario, gli acquisti dalla Russia sono calati di 788 milioni di euro, riflettendo le tensioni geopolitiche e la riduzione dei prezzi di cereali e semi oleosi.
Meno burocrazia e più investimenti
Per accompagnare queste evoluzioni, la Commissione europea ha lanciato il Pacchetto Omnibus, un insieme di misure pensate per alleggerire la burocrazia e favorire la competitività delle imprese, in particolare le Pmi. Le principali novità includono:
- Meno obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità: il 80% delle aziende sarà esentato dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd), con il rinvio di due anni (al 2028) degli obblighi per chi era inizialmente coinvolto dal 2026.
- Maggiore flessibilità nella tassonomia verde: le grandi aziende dovranno continuare a rispettare gli obblighi di rendicontazione, ma le Pmi potranno farlo su base volontaria.
- Semplificazione per il settore agroalimentare: agricoltori e cooperative non saranno più soggetti a richieste eccessive di informazioni da parte di aziende più grandi o di banche che rientrano nel perimetro delle normative sulla sostenibilità.
Inoltre, nel secondo trimestre del 2025, la Commissione presenterà un ulteriore pacchetto di semplificazioni per l’agricoltura, con interventi mirati alla riduzione della burocrazia per le aziende agricole, al miglioramento dell’accesso ai finanziamenti e alla flessibilità dei piani strategici nazionali.
Le incognite sui mercati globali
Il commercio agroalimentare dell’Ue si trova a un bivio: da un lato, la crescente domanda di prodotti ad alto valore aggiunto offre opportunità significative per i produttori; dall’altro, l’aumento della dipendenza dalle importazioni e la volatilità dei prezzi richiedono nuove strategie di adattamento.
Un ulteriore elemento di incertezza è rappresentato dalle tensioni commerciali con gli Stati Uniti. L’amministrazione Trump ha annunciato l’intenzione di introdurre nuovi dazi sulle importazioni europee, una mossa che potrebbe avere ripercussioni significative su alcuni dei settori chiave dell’export agroalimentare Ue. L’olio d’oliva, che ha registrato un boom negli scambi con gli Usa (+51% nel 2024), il vino e altri prodotti di punta del made in Europe rischiano di subire un duro colpo qualora venissero applicate misure protezionistiche.
In un contesto già segnato da sfide strutturali e cambiamenti normativi, l’agroalimentare europeo dovrà quindi prepararsi a gestire non solo la transizione sostenibile, ma anche il rischio di nuove barriere commerciali, che potrebbero ridisegnare gli equilibri del mercato globale e penalizzare le eccellenze europee nei rapporti con uno dei suoi principali partner commerciali.