Il mercato delle colture proteiche biologiche, caratterizzato ancora da un forte ricorso alle importazioni, nell’ultimo quinquennio ha messo a segno buone performance. È quanto emerge dal report di Unioncamere Lombardia in collaborazione con Borsa Merci Telematica Italiana. Tra i prodotti considerati nell’analisi, spicca la soia, la cui quotazione all’ingrosso del prodotto biologico si è attestata nel 2015 su circa 690 €/t (Cciaa Bologna), +33% rispetto al 2011, a fronte del calo del 5,1% della soia convenzionale. Per il favino il prezzo si è attestato sui 335 €/t (Cciaa Forlì-Cesena), praticamente invariato rispetto al 2011 (prodotto convenzionale -8,4%).
Colture bio proteiche, buono l’andamento dei prezzi
Secondo il report di Unioncamere Lombardia in collaborazione con Borsa Merci Telematica Italiana
Salve. Essendo in ritardo per il greening,praticamente su 110ha non ho seminato ancora nulla,come potrei cavarmela per rispettare il greening e non essere depauperato da questa nuova concezione burocratica se pur con con buoni intenti? Purtroppo nei mesi addietro ho avuto pareri discordanti ed ora mi ritrovo in questa brutta situazione. Grazie per un eventuale suggerimento.
Gli impegni del greening per un’azienda con 110 ettari di seminativi devono essere assolti tramite:
– la diversificazione, con la semina di tre colture, di cui la coltura principale che copre al massimo il 75% della superficie a seminativo e le due colture principali al massimo il 95%;
– la presenza di aree di interesse ecologico, pari ad almeno il 5% dei seminativi; le aree di interesse ecologico possono essere facilmente assolte con il set aside o una coltura azotofissatrice; il set aside è anche una coltura, utilizzabile ai fini della diversificazione.
Se l’agricoltore ha difficoltà a seminare le colture, può anche lasciare il terreno interamente a set aside (terreno a risposo); questa scelta gli consente di rispettare il greening.
Infatti la normativa prevede che gli impegni del greening non si applicano nelle aziende i cui seminativi sono utilizzati per più del 75% per la produzione di erba o altre piante erbacee da foraggio, per terreni lasciati a riposo, o sottoposti a una combinazione di tali tipi di impieghi, a condizione che i seminativi non sottoposti a tali impieghi non siano superiore a 30 ettari.
Quindi l’agricoltore che lascia il terreno interamente a riposo, rispetta automaticamente il greening.
I terreni a riposo ai fini del greening, devono essere gestiti rispettando alcuni vincoli, al fine di esprimere il loro potenziale ecologico. Infatti, sui terreni a riposo utilizzati come EFA è vietato lo sfalcio e ogni altra operazione di gestione del suolo, nel periodo compreso fra il 1° marzo e il 31 luglio di ogni anno (art. 10, decreto ministeriale n. 1420 del 26 febbraio 2015).
In altre parole, il terreno a riposo come EFA deve avere una finalità ambientale, pertanto non deve essere sfalciato fra il 1° marzo e il 31 luglio, allo scopo di esprimere i vantaggi della biodiversità della vegetazione spontanea e la possibilità di ospitare l’avifauna, soprattutto per la nidificazione.
Ciononostante, sul terreno a riposo sono ammesse lavorazioni meccaniche nei seguenti casi:
a) pratica del sovescio, in presenza di specie da sovescio o piante biocide,
b) terreni interessati da interventi di ripristino di habitat e biotopi;
c) colture a perdere per la fauna;
d) lavorazioni del terreno allo scopo di contenere le piante infestanti o di ottenere una produzione agricola nella successiva annata agraria;
e) lavorazioni di affinamento sui terreni lavorati allo scopo di favorirne il successivo migliore inerbimento spontaneo o artificiale;
f) lavorazioni funzionali all’esecuzione d’interventi di miglioramento fondiario.
Un terreno a riposo può essere sfalciato o trinciato, anche nel periodo compreso fra il 1° marzo e il 31 luglio, se è necessario contenere le piante infestanti.
Angelo Frascarelli