Le mosse del bullo Trump si stanno ritorcendo sull’economia degli Stati Uniti e sui cittadini americani. Innanzitutto, stanno pagando mutui più cari perché il presidente della Federal Reserve Jerome Powell non abbassa i tassi d’interesse. Il sistema economico è più debole e questo rende meno appetibile l’acquisto di debito pubblico a stelle e strisce, forse la cosa più drammatica. E con i dazi aumentano i prezzi e quindi l’inflazione. Per tutti questi motivi sono ottimista sul fatto che alla fine si troverà un’intesa, sia con i Paesi ai quali il presidente americano ha inviato le lettere annunciando che i dazi scatteranno dal primo agosto, sia con i 27 dell’Unione europea. Il suo è solo un modo per mettere pressione ma non ha interesse a tirare troppo la corda per non penalizzare l’industria manifatturiera e mettere gli Stati Uniti in un angolo.
Per questo occorre che l’Europa lanci il cuore oltre l’ostacolo. Non deve essere timida di fronte ad atteggiamenti aggressivi di Trump.
Anche un’eventuale tariffa doganale al 10% sarebbe pesante per il nostro sistema agroalimentare. Ricordiamoci che i formaggi pagano già dazi del 15%, che salirebbero al 25%. La pasta oggi paga il 16%, salirebbe al 26%. Facendo un giro nei supermercati nei giorni del Fancy food di New York ho visto il Parmigiano Reggiano venduto a 65/70 dollari al chilo. Sono prezzi che scoraggiano anche chi ha la disponibilità economica per comprarlo.
E poi, alla vigilia della riunione del Collegio dei Commissari europei del 16 luglio, nella quale sarà presentata la proposta di bilancio pluriennale dell’Unione, bisogna ribadire che l’Europa non deve farsi male da sola.
L’emissione degli Eurobond già proposta da Mario Draghi non è più rinviabile. L’1% che gli Stati membri versano per il bilancio Ue non basta più se dobbiamo sostenere anche le spese per la difesa. Ecco perché è nata l’idea, secondo me sbagliata, del Fondo unico per dare agli Stati membri maggiore flessibilità nell’allocazione delle risorse per coesione, ricerca e agricoltura.
Ma questa è una rinazionalizzazione, una logica al ribasso. Invece avremmo bisogno di più Europa, di un’Unione ambiziosa.
Abbiamo preso impegni per arrivare al 5% del Pil in spese militari e poi ci accontentiamo dell’1% per il bilancio europeo? Serve quindi un quadro finanziario ambizioso e l’unico modo per realizzarlo è l’emissione di titoli di debito pubblico comune che metta sullo stesso piano i 27 Paesi membri invece di accentuare le differenze di disponibilità finanziaria come avviene oggi. Del resto i due terzi del Parlamento europeo ha votato “no” alla proposta di Fondo unico che andrebbe a penalizzare le politiche agricole.
Il commissario europeo all'Agricoltura Christophe Hansen ha detto che poi saranno inseriti dei vincoli alla libertà degli Stati membri di allocare le risorse dove vogliono, però questi sono tecnicismi che non si sa quali effetti concreti potranno avere. L’Unione europea è chiamata a una scelta che determinerà il suo futuro: sia coraggiosa.










