La “Nocciola di Sicilia” compie un passo importante verso il riconoscimento ufficiale. I produttori dell’isola hanno depositato al Masaf la domanda per ottenere l’Indicazione geografica protetta (Igp). Obiettivo: valorizzare una coltura che affonda le radici nella tradizione e che rappresenta un presidio ambientale in molte aree interne.
La richiesta punta a dare nuova forza a una filiera che conta oltre 15mila ettari coltivati, distribuiti principalmente sui monti Nebrodi, sui Peloritani, sui versanti dell’Etna e in un enclave (Polizzi Generosa) sulle Madonie. Zone dove il nocciolo non è solo una produzione agricola ma anche un elemento identitario, oggi messo in difficoltà dalla concorrenza estera e dalla frammentazione aziendale.
Passo importante per la competitività
Con l’Igp si mira a rafforzare il legame tra prodotto e territorio, contrastando le imitazioni e offrendo ai consumatori garanzie di qualità e tracciabilità. Secondo il disciplinare depositato, la “Nocciola di Sicilia” si distingue per il guscio sottile, l’aroma intenso e il gusto persistente, caratteristiche molto apprezzate dall’industria dolciaria e gelatiera.
Il riconoscimento europeo permetterebbe di aumentare la competitività delle imprese e di migliorare la redditività dei produttori, con ricadute positive anche in termini di occupazione e presidio del paesaggio.
«Per il comparto potrebbe trattarsi di una svolta, capace di riportare attenzione e investimenti su una coltura storica», ha affermato Francesco Calanna, presidente del Gal Nebrodi Plus, struttura che ha fatto da catalizzatore promuovendo numerosi incontri territoriali con i produttori e i trasformatori di nocciole e che ha incaricato “Science4Life”, spin-off dell’Università di Messina per le indagini chimiche sui campioni di nocciole.
Ora si apre la fase di valutazione a livello nazionale: in caso di esito positivo, la documentazione sarà trasmessa a Bruxelles per l’esame da parte della Commissione europea. L’attesa è alta: per i nocciolicoltori siciliani l’Igp non è solo un marchio, ma la chiave per ridare futuro a una produzione che unisce agricoltura, tradizione e territorio.
Il Suino nero dei Nebrodi a caccia della Dop
Un altro punto fermo nell’ambito del processo di qualificazione dei prodotti di eccellenza del territorio sviluppato dal Gal Nebrodi Plus, è quello segnato il giorno prima a Capri Leone per la presentazione del dossier di richiesta della registrazione Dop delle carni e dei prodotti trasformati del Suino nero dei Nebrodi, razza autoctona siciliana tipica di questo areale messinese.
Si tratta di un obiettivo che gli allevatori cercano di conseguire da molti anni. Frenato finora dall’impossibilità di potere dimostrare lo stretto legame tra qualità dei prodotti (carne e trasformati dalla norcineria locale) e il territorio. Gli allevatori vedono nella Dop uno strumento capace di assicurare maggiore redditività, nuove opportunità di mercato e un ulteriore riconoscimento alla sostenibilità di un modello di allevamento che custodisce biodiversità e paesaggio all’interno del Parco dei Nebrodi. Qui i suini si nutrono in modo naturale di ghiande e vegetazione spontanea, caratteristiche che conferiscono alle carni un profilo organolettico distintivo: colore scuro, marezzatura equilibrata e un sapore intenso, apprezzato dall’alta gastronomia.
Il disciplinare depositato definisce con precisione l’area geografica, le modalità di allevamento e i processi di trasformazione. La procedura avviata è originale e innovativa: per la prima volta una sola domanda di riconoscimento Dop include diverse tipologie di prodotti. Non solo carni fresche, ma anche salumi tipici come prosciutto, capocollo, pancetta e salsiccia, che rappresentano un patrimonio gastronomico fortemente legato al territorio. Non c’è il salame perchè nello stesso areale di produzione esiste già quello di Sant’Angelo tutelato dal marchio Igp.
Questa volta il dossier è stato completato da uno studio condotto da Luigi Liotta, docente presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Messina che ha spiegato: «L’alimentazione con le essenze tipiche dei boschi e dei pascoli dell’areale nebroideo “marchiano” queste carni: influenzano e conferiscono esclusive caratteristiche organolettiche alle produzioni derivate apportando un’elevata quantità di antiossidanti e una notevole presenza degli acidi grassi mono e polinsaturi, in particolar modo, l’acido oleico».













