Negli ultimi 24 mesi sette imprese su dieci (69,5%) hanno investito in innovazione, puntando soprattutto su nuove tecnologie e tecniche agricole d’avanguardia. Lo afferma Confagricoltura, in base ai dati della quarta edizione di Agricoltura100, il progetto di Reale Mutua e del sindacato presieduto da Massimiliano Giansanti volto a promuovere il contributo dell’agricoltura alla crescita sostenibile del Paese, presentato alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Calderone. Dati che contrastano con quelli sui prestiti al settore primario, in costante calo, e con le vendite di macchine e attrezzature che dalla metà del 2023 hanno iniziato a scendere.
All'edizione 2024 hanno partecipato 3.132 aziende, un panel in continua crescita dalle 1.850 del 2020. Il nuovo rapporto - si legge in un comunicato di Confagricoltura - conferma l’impegno dell’agricoltura italiana nel miglioramento dei propri impatti ambientali, sociali ed economici. Oggi il 55,3% delle aziende del comparto presenterebbe un livello elevato di sostenibilità, in aumento sia sul 2023 sia sul 2020, dove la quota era del 48,8%. Diminuirebbero al contempo le imprese al livello base, passate dal 20% di quattro anni fa al 12,1% di oggi.
Consumatori al primo posto
I dati sottolineano che la cultura della sostenibilità è largamente radicata nelle aziende del settore. Il primo valore che le attribuiscono è quello di accrescere la qualità del prodotto, anche a garanzia della salute dei consumatori, ritenuta fondamentale o molto importante dall’85,7% delle imprese. Al secondo posto tra i valori di sostenibilità si colloca l’impegno per l’ambiente (76,3%). Seguono le relazioni con la filiera (70,1%), la valorizzazione della comunità locale (67,4%), l’investimento in innovazione (67,1%) e la consapevolezza del ruolo sociale dell’impresa verso i lavoratori e la comunità (65,8%), valore quest’ultimo in crescita di oltre 5 punti percentuali rispetto al 2022.
Il miglioramento della sostenibilità conferma inoltre l’impatto positivo sui risultati economici. Nelle imprese ad alto livello di sostenibilità gli indici di produttività sono del 40% superiori, la redditività è doppia e la quota di imprese che sperimentano una fase di crescita è tripla rispetto alle imprese a livello di sostenibilità base, tutti elementi che evidenziano gli evidenti vantaggi economici di lungo termine nell’investire nello sviluppo di modelli di business sostenibili.
L’indice AGRIcoltura100 misura il livello di sostenibilità dell’impresa considerando il numero e l’intensità delle iniziative adottate all’interno di quattro aree: sostenibilità ambientale (E), sostenibilità sociale (S), gestione del rischio e delle relazioni nel territorio e nella filiera (G) e qualità dello sviluppo (D).
Sostenibilità fattore di successo
«La quarta edizione del Rapporto Agricoltura100 conferma la straordinaria capacità del settore di farsi volano di crescita e sviluppo per il territorio e l’intero Paese – ha dichiarato il direttore generale di Reale Group Luca Filippone –. In questo percorso la sostenibilità è un fattore chiave di successo, e un driver di competitività e crescita anche sul piano economico che le aziende dimostrano di presidiare in modo “multidimensionale”, tanto cioè nella sua componente ambientale quanto nelle ricadute positive sulla collettività e la gestione dei rischi. Come compagnia mutualistica, l’attenzione alla sostenibilità è da sempre connaturata al nostro modo di fare impresa e attraverso questo Rapporto e la partnership con Confagricoltura confermiamo ogni anno la nostra storica vicinanza al settore, che accompagniamo nel suo percorso di crescita».
«La cultura della sostenibilità sta progressivamente diventando consapevolezza, si sta consolidando e diffondendo in tutto il Paese – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti –. Una scelta giusta anche dal punto di vista economico in funzione della fortissima correlazione tra livelli di sostenibilità e risultati di business. Quindi, le imprese più sostenibili sono anche quelle che ottengono i migliori risultati di produttività e redditività, e viceversa. L’Italia è il Paese che registra il maggior valore aggiunto delle produzioni di derivazione agricola – ha concluso –. Ed è da questo elemento che occorre porre le basi per la ripartenza del settore, programmando il futuro dell’agricoltura».