Ue-India, i nodi del mancato accordo di libero scambio

Ue
Gli acquisti di petrolio russo da parte di Nuova Delhi e la questione del riso basmati frenano il "Free trade". Ok all'intesa tra i 27 e l'Indonesia

Il petrolio russo e il riso basmati. Sono due degli ostacoli – forse tra i principali – che stanno rallentando il “Free trade” fra Unione europea e India, un accordo di libero scambio che oggi vale 120 miliardi di euro all’anno, anche grazie a un’ossatura di circa seimila imprese europee presenti nel subcontinente indiano.

Dal punto di vista geopolitico e per le dinamiche di crescita dell’India, un’intesa commerciale di libero scambio sarebbe una opportunità di chiaro interesse per Bruxelles, alla luce anche di un trend che il commissario Ue al Commercio, Maroš Šefčovič, non ha mancato di sottolineare. «Negli ultimi dieci anni – ha dichiarato – l’interscambio è cresciuto del 90%, tanto che l’Unione europea è diventata il primo partner commerciale dell’India, prima della Cina e degli Stati Uniti».

Anche in ottica indiana un Free trade agreement potrebbe rivelarsi vantaggioso. Lo ha riportato nei giorni scorsi l’Indian Express, sostenendo che un patto sarebbe fondamentale per una migliore integrazione dell’India nelle catene di approvvigionamento globali e che, dato l’impatto economico e internazionale, potrebbe rimodellare il panorama agroalimentare mondiale.

Da Bruxelles, l’Alta Rappresentante Kaja Kallas ha ammesso che «ci sono chiare aree di disaccordo» e che gli acquisti di greggio russo «sono ostacoli alla nostra cooperazione e al rafforzamento delle nostre relazioni».

A rallentare l’andamento del negoziato c’è anche la questione aperta del riso basmati, con una disputa fra due rivali storici come India e Pakistan, che ne rivendicano entrambi l’uso esclusivo del termine, un privilegio che porterebbe da un lato vantaggi economici (la varietà basmati si vende a circa 200-300 dollari in più a tonnellata rispetto alle varietà generiche), e dall’altro garantirebbe uno status più elevato alle Indicazioni geografiche. Un tema sul quale si aprirebbe il nodo dei quantitativi di import e della concorrenza nei confronti del riso europeo, pur diverso in termini di varietà.

Il problema, però, è che dopo un’alleanza all’inizio degli anni Duemila, in cui il Pakistan ha sostenuto – riporta il Financial Times – “un’iniziativa indiana per annullare i brevetti per il riso basmati detenuti dall’azienda texana RiceTec”, in seguito all’attacco a Mumbai del 2008 che provocò oltre 100 morti e che per l’India era stato sostenuto dai servizi segreti pakistani, i due Paesi sono oggi in forte contrasto ed entrambi hanno depositato una richiesta di riconoscimento del riso basmati. Una duplice istanza che mette in imbarazzo l’Unione europea.

Sul fronte lattiero caseario, l’Unione europea è il principale fornitore dell’India di lattosio ad uso farmaceutico, lattosio ad uso alimentare, polvere di siero e Ffmp (polvere di latte arricchita di grassi), mentre le esportazioni indiane - per quanto nel 2024 siano cresciute del 55% rispetto all’anno precedente e nei primi sette mesi del 2025 abbiano messo a segno un’accelerazione del 21,2% - si concentrano prevalentemente nell’area asiatica e mediorientale.

Fumata bianca per l'accordo Ue-Indonesia

Ue-Indonesia hanno firmato un accordo di libero scambio, portando a termine un dialogo negoziale che durava da anni. L’intesa dovrà ora essere ratificata dalle parti e dai 27 Parlamenti nazionali dell’Ue.

«L’Unione europea e l’Indonesia stanno inviando al mondo un messaggio forte - ha detto Šefčovič - ovvero che siamo uniti nel nostro impegno a favore di un commercio internazionale aperto, basato su regole e reciprocamente vantaggioso».

Per la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, l’accordo «crea nuove opportunità per le imprese e gli agricoltori e ci garantisce anche un approvvigionamento stabile e prevedibile di materie prime essenziali».

L’Unione europea è il quinto partner commerciale dell’Indonesia, con scambi che nel 2024 si sono assestati a 25,6 miliardi di euro e, grazie all’accordo, annualmente gli esportatori europei risparmieranno fino a 600 milioni di euro in dazi indonesiani, mentre l’Ue spalanca opportunità di business a settori come il tessile e il calzaturiero. L’80% dell’export dall’Indonesia verso l’Ue non sarà più tassato.

È un’opportunità anche il lattiero caseario europeo, che esporta verso l’Indonesia polvere di latte scremato (SMP), siero, burro, formaggio. La prima voce per l’export Made in Italy è il lattosio ad uso farmaceutico (322.000 tonnellate nel primo semestre del 2025), seguito dai formaggi (116.000 tons, fonte: Clal.it).

Copa-Cogeca: favorire l'export

"L’accordo di partenariato economico globale tra Unione europea e Indonesia offre importanti opportunità per alcuni settori agroalimentari dell’Ue, ma il suo valore reale dipenderà dall'effettiva eliminazione delle barriere non tariffarie e dall’introduzione di procedure più rapide e prevedibili per gli esportatori – scrive in una nota l’organizzazione di rappresentanza degli agricoltori e delle cooperative agroalimentari europee -. Copa e Cogeca apprezzano il fatto che le sensibilità dell’Ue, quali riso, zucchero, uova, banane ed etanolo, siano state pienamente riconosciute e che il riconoscimento delle norme comunitarie in materia di sicurezza alimentare, salute animale e fitosanitaria sia rigorosamente rispettato”.

 

Ue-India, i nodi del mancato accordo di libero scambio - Ultima modifica: 2025-10-07T11:56:07+02:00 da Simone Martarello

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