Biologico e biodinamico potranno affermarsi sostituendosi gradualmente all’agricoltura convenzionale? La chiave di volta sta in tre paradigmi: l’alleanza fra produttore e consumatore, l’uso sostenibile di tecnologia (anche molto avanzata) e la riduzione degli sprechi.
Se n’è parlato in un webinar promosso da Spreco Zero (campagna di sensibilizzazione di Last Minute Market) e Ccpb (organismo di certificazione) assieme a NaturaSì e alla cooperativa biodinamica La Collina.
Il lockdown ci ha cambiati
Ilaria Pertot dell’Università di Trento e ricercatrice della Fondazione Mach, che ha introdotto e condotto il webinar, ha ricordato che i lockdown che abbiamo dovuto subire hanno «dilatato il tempo in spazi ristretti» e questo ci ha portato a interrogarci ancora di più su quello che sarà il nostro futuro.
«Molte persone - ha ricordato la Perrot - in questo periodo hanno cambiato o aggiustato i loro orientamenti di acquisto spostandosi sui prodotti realizzati con metodi sostenibili».
Nuove tecnologie per il bio
Ma come sarà il futuro del biologico o, se vogliamo guardare da un’altra angolazione, il biologico del futuro?
«Non sarà sicuramente un “ritorno al passato” - ha detto Fabrizio Piva amministratore delegato del Ccpb - quanto, se me lo passate, un “ritorno al futuro”. Assieme alla tematica sociale ed etica, che non dobbiamo trascurare, la tecnologia sarà il motore trainante del biologico. Un uso adeguato dei nutrienti delle piante nonché della meccanizzazione e delle tecniche agronomiche resta fondamentale. Nel biologico è anche ora che cominciamo a parlare di “genomica” e a confrontarci con le nuove tecnologie di miglioramento genetico, naturalmente sempre nel rispetto della sostenibilità».
Piva ha aggiunto che la certificazione, di cui si occupa, non ha il compito di garantire la qualità ma si è fatta carico della “formalità” del controllo, così come impone l’autorità pubblica, caricandola di un compito burocratico che va al di là della verifica dell’equa applicazione della norma per evitare una concorrenza sleale.
Una “carta prepagata” per il cibo
«Molti agricoltori devono “mollare” - si duole Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì - perché i prezzi di mercato dei suoi prodotti sono troppo bassi. Questo però non dovrebbe accadere anche perché l’agricoltore svolge un lavoro che deve essere valorizzato e tutelato per il suo indispensabile ruolo nella tutela dell’ambiente.
Ecco dunque che il consumatore deve in qualche modo sostenere l’agricoltore. Si deve creare un’alleanza agricoltore-consumatore a sostegno del giusto prezzo dei prodotti per una corretta remunerazione del lavoro svolto».
E lancia una proposta: «Esistono carte prepagate per i telefoni e altri acquisti di forniture di tecnologia - afferma Brescacin - perché non utilizzare questo strumento anche per il cibo?».
Robot anche per il biologico
Per Giovanni Dinelli dell’Università di Bologna (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari) serve un consumatore diverso che, oltre a limitare la sua dieta a quanto strettamente necessario, sappia accettare anche prodotti imperfetti (come le carote storte o la frutta con qualche macchiolina) che spesso vengono gettati.
«L’agroecologia prevede sistemi resilienti a basso impatto - afferma Dinelli - ma nessuno ha detto che deve fare a meno della tecnologia. Ok a biologico e biodinamico, ma non si può più, ad esempio, fare lavorazioni ed aratura con il cavallo! Le tecnologie a basso impatto disponibili sono molte e se correttamente applicate possono dare risultati importanti. Non escludo neppure l’impiego di attrezzature robotizzate che sono già state provate con successo su coltivazioni biologiche».
Sprechi da ridimensionare
Ma c’è una domanda che ritorna sempre: l’aumento della popolazione, e quindi della richiesta di cibo, può conciliarsi con le coltivazioni biologiche e biodinamiche?
«La risposta non può che essere positiva. E’ vero che nel giro di pochi anni dovremo aumentare la produzione del 60-70% - afferma Andrea Segrè, agronomo ed economista dell’Univesità di Bologna - ma è anche vero che oggi un terzo di quello che si produce viene sprecato. Entrambi i dati sono della Fao e chissà se fra i vari uffici preposti a queste rilevazioni riescono a parlarsi...».
Una grande sfida è quindi quella della riduzione degli sprechi che comprendono sia l’eliminazione delle perdite dal campo alla tavola che l’abuso di alimentazione, oltretutto dannoso alla salute.
Crowd foresight per ridisegnare il futuro
«Ci proponiamo quindi di ridisegnare il nostro futuro - conclude la Perrot - affinché questo possa prendere una piega migliore rispetto a quella che sembra avere preso. Un esercizio interessante lo propone il sito www.epoi.eu, un interessante progetto di ricerca, comunicazione ed educazione mediante un esercizio collettivo e partecipato (crowd foresight)».
Chiunque può entrare nel sito e scrivere come vede il futuro fra 5 anni, rispondendo ad alcune semplici domande. Si può anche provare a scrivere un finale all’e-book (scaricabile gratuitamente) di Andrea Segrè e Ilaria Pertot, “A che ora è la fine del mondo? Scivolando verso il futuro”. E i migliori finali verranno pubblicati.