“Modelli circolari” per capire meglio la biodinamica

Giuseppe Celano dell'Università di Salerno
Un progetto di ricerca che vede al centro le aziende agricole e lo studio del metodo biodinamico. Il progetto di ricerca è supportato da un finanziamento del Mipaaf pari a 300mila euro autofinanziato dal partenariato per altri 75mila euro. Il professor Giuseppe Celano dell’Università di Salerno ci ha spiegato i dettagli del progetto

In occasione del 50° anniversario della Giornata mondiale della Terra, che quest'anno cade in un periodo di crisi epidemica mondiale, viene quasi spontaneo parlare di agricoltura biodinamica. Questa infatti pone alla base del metodo il ripristino e l'incremento della fertilità naturale del terreno e punta alla chiusura del ciclo aziendale e allo sviluppo della capacità di resilienza dell’organismo agricolo.

Un professore che ha svolto approfonditi studi in questo settore è Giuseppe Celano dell'Università di Salerno, che è il referente del progetto di ricerca in agricoltura biodinamica "Modelli Circolari" finanziato dal Mipaaf.

Questo progetto ha avuto accesso a un finanziamento di circa 300 mila euro stanziati dal Ministero dell'Agricoltura, attraverso un bando per progetti di ricerca in agricoltura biologica.

"Modelli circolari" è un progetto con approccio multi-attoriale in cui al centro è posta l'azienda agricola biodinamica e lo studio analitico dell'applicazione del metodo biodinamico i cui capisaldi sono l'adozione del ciclo chiuso e l'uso dei preparati.

La ricerca scientifica

Validare il metodo biodinamico attraverso una ricerca scientifica svolta con scienziati e gruppi di ricerca di alto livello, è l'opportunità che l'Associazione per l'Agricoltura biodinamica, attraverso Agrifound in partenariato con l'università di Salerno offre alle aziende agricole biodinamiche coinvolte. Un partenariato di eccellenza che vede la partecipazione di Alessandro Piccolo direttore del centro di ricerca Cermanu di Napoli e Manuela Giovannetti microbiologa dell'università di Pisa.

In questo modo moderne tecnologie scientifiche sono al servizio della ricerca in agricoltura biodinamica per uno studio molecolare dei preparati biodinamici eseguito in parallelo a uno studio approfondito dei sistemi agricoli a ciclo chiuso.

Il Progetto Modelli Circolari è costruito su un partenariato universitario con lunga e collaudata collaborazione di ricerca fondata su un approccio interdisciplinare, sull’uso di tecnologie avanzate e sull’analisi di sostenibilità dei sistemi agricoli e valorizzazione delle produzioni tipiche. Il partenariato universitario pubblico si arricchisce della partecipazione di Agrifound, ente di ricerca privato, che rafforza l’attività di collegamento con le aziende biologiche e biodinamiche  che partecipano al Progetto.

Esperienze da mettere a frutto

Per saperne di più abbiamo chiesto al professor Giuseppe Celano, docente del Corso di Laurea in Agraria presso il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Salerno, di fornirci spiegazioni in merito.

«L’unità operativa Unisa-Difarma, che coordina il progetto – ci ha spiegato Celano -, ha una grande e lunga esperienza sullo studio dei sistemi arborei e erbacei, sempre con approccio interdisciplinare-sistemico e in modalità compartecipata con le aziende agricole. Ha un bagaglio di esperienze internazionali sull’uso di tecnologie geofisiche in campo, sulla ciclizzazione dei flussi energetici e di carbonio all’interno dell’azienda agricola di aree vaste (come superfici ammendate con compost, in rotazione, destinate alla gestione dei residui colturali) sull'analisi energetica Lca, analisi dei costi e approccio Gis. Le potenzialità di ricerca e valutazione si estendono anche ai prodotti alimentari e in particolare alla componente nutraceutica con tecniche spettroscopiche e cromatografiche avanzate».

Trasferimento nella pratica

Ci può fornire dettagli sugli altri partner?

«Certamente. L’Unibas-Safe è il partner che contribuirà al trasferimento e all’applicazione di attività zootecniche sostenibili integrative di funzioni ecologiche e di reddito, connesse agli obbiettivi del progetto. L’Unibas-Safe valuterà l’impronta idrica delle attività zootecniche e in particolare quella connessa all’alimentazione animale.

L’unità operativa Unina-Cermanu, è poi un partner con grande e lunga esperienza sullo studio della chimica e reattività della sostanza organica naturale nel suolo, nell'ambiente e nelle biomasse agricole prima e dopo il compostaggio, partecipa al progetto con un moderno laboratorio di spettroscopia e di cromatografia sia gassosa che liquida sia a bassa che ad alta risoluzione. Tali tecniche analitiche avanzate saranno impiegate per la caratterizzazione dei diversi materiali organici e per studiarne poi la bioattività nel suolo e nella pianta.

Infine, Agrifound presiede all’azione di trasferimento dei risultati del progetto e all’azione divulgativa fondata sul pieno coinvolgimento delle aziende agricole biodinamiche».

Risposte ai problemi attuali

Ma perché un progetto incentrato proprio sull’agricoltura biodinamica?

«L’agricoltura, l’attività deputata ad alimentare in termini quantitativi e qualitativi una umanità in crescita, oggi sta cambiando i suoi schemi tradizionali perché, come tutte le attività umane, deve fare i conti con alcuni problemi immediati e futuri:

  • i cambiamenti climatici che deve mitigare ed ai quali deve adattarsi;

  • la progressiva diminuzione delle risorse energetiche fossili per svolgere i processi produttivi;

  • la disponibilità limitata delle risorse idriche e l’inquinamento dell’ambiente, con i risultati drammatici che quotidianamente osserviamo.

L’uso delle risorse ambientali da parte degli agricoltori senza curarne la necessaria rigenerazione, porta al depauperamento delle stesse, a una degenerazione del sistema agro-ecologico e a una perdita della sua resilienza.

Purtroppo, oggigiorno i sistemi di coltivazione, insostenibili, risultano essere ancora quelli più praticati a livello mondiale, anche se la crescente sensibilità verso i temi ambientali ha portato alla riconsiderazione e nascita di nuove tipologie di produzione agricola che vedono in chiave moderna, antiche tecniche di gestione dei sistemi produttivi.

Si stanno così adottando, anche in seguito ad un profondo ripensamento culturale, tecnologie sostenibili di produzione che, facendo riferimento all’economia circolare, oltre a produrre alimenti e altri prodotti agricoli, sono anche rispettose dell’ambiente, socialmente giuste, economicamente vantaggiose per gli agricoltori e contribuiscono a migliorare la qualità della vita. In tal senso tra i modelli agricoli più diffusi che adottano principi e tecniche sostenibili vi sono l’agricoltura biologica e quella biodinamica. Il progetto, dunque, si incentra sull’agricoltura biodinamica soprattutto per valutare, attraverso la ricerca, le basi scientifiche di alcune tecniche che possono essere ampiamente condivise e per definire i sistemi multifunzionali con produzioni agro-zoo-forestali integrate ad elevato grado di sostenibilità».

Un approccio agroecologico

Ci può dire quali sono gli aspetti innovativi del progetto?

«Il progetto presenta diversi elementi di innovazione scientifica negli strumenti di indagine adottati (Nmr, Gas-Massa Pirolisi, uso di metodi geofisici, uso di droni, procedure valutative Lca) nonché nei temi affrontati: caratterizzazione molecolare e microbiologica dei compost, degli estratti e dei preparati biodinamici; studio dei loro effetti biostimolanti sulla pianta e della loro azione sul suolo».

Il progetto esplora questo campo di indagine per far emergere eventuali elementi scientifici nell’uso dei preparati biodinamici e nell’adozione di alcune tecnologie. Anche nell’approccio metodologico adottato vi sono degli elementi di innovazione. Il progetto infatti esamina l’azienda nella sua completezza secondo un approccio agroecologico, considerando alcuni elementi chiave per la resilienza della produzione agricola: la qualità della sostanza organica del suolo, i servizi ecosistemici espletati relativi alla conservazione degli habitat, della biodiversità colturale e degli animali, alla conservazione microbica del suolo, alla cura del paesaggio, al sequestro del carbonio e alla tesaurizzazione delle risorse idriche».

A che titolo il progetto prevede il coinvolgimento delle aziende agricole?

«Rispondendo anche alle indicazioni del Mipaaf, ente finanziatore, il progetto prevede il pieno coinvolgimento delle aziende agricole aderenti. Anche nella fase di divulgazione sono coinvolti ulteriori produttori agricoli, consumatori, studenti, tecnici agrari, operatori economici del settore, incluse le organizzazioni di rappresentanza e le associazioni del settore. La divulgazione, che rappresenta un punto saliente del progetto Modelli Circolari, sarà curata dal partner AgriFound e comporterà anche la produzione di manuali di buone pratiche agricole per la gestione delle risorse carboniose aziendali».

“Modelli circolari” per capire meglio la biodinamica - Ultima modifica: 2020-04-21T20:54:18+02:00 da Alessandro Maresca

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome