Le tecniche dell'agricoltura biologica provocano un aumento dell'uso di insetticidi nei campi vicini coltivati in convenzionale. La causa potrebbe essere rintracciata nel fatto che le colture bio, limitando l'utilizzo di composti volti ad eliminare gli insetti, ospitano spesso una maggior quantità di specie nocive e non, che quindi si diffondono ai terreni che sono nelle immediate vicinanze.
Lo studio sui terreni in California
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Science e guidato dall'Università della California a Santa Barbara, che fornisce nuove informazioni sugli impatti ambientali, spesso trascurati, dell'agricoltura biologica. Secondo il gruppo di ricerca guidato da Ashley Larsen, una possibile soluzione per ridurre l'uso di insetticidi su larga scala potrebbe essere raggruppare i campi biologici.
Nell'arco di sette anni i ricercatori hanno studiato circa 14.000 campi nella contea di Kern, in California, raccogliendo dati su quasi 100.000 applicazioni di agrofarmaci da parte degli agricoltori. In questo modo, gli autori dello studio hanno scoperto che gli appezzamenti bio possono aiutare a ridurre l'uso di agrofarmaci se confinano con altri campi che seguono gli stessi metodi, mentre ne fanno aumentare l'utilizzo se i terreni nelle vicinanze sono coltivati in maniera convenzionale. In particolare, il livello di agrofarmaci sparsi sui campi diminuisce man mano che ci si allontana dalle colture biologiche.
Esaminando anche la distribuzione geografica dei terreni bio e non, i ricercatori hanno evidenziato che parassiti e insetticidi potrebbero essere meglio gestiti se i campi coltivati
tramite l'agricoltura biologica fossero separati e raggruppati rispetto agli altri. Infatti, quando le colture bio si trovano sparse nella zona, provocano un aumento nell'uso complessivo di agrofarmaci, mentre quando sono vicine tra loro, la quantità complessiva cala sia per i campi biologici sia per quelli tradizionali.