Allagare i terreni coltivati per salvare Conselice.
Un sacrificio che purtroppo non è servito. La cooperativa agricola braccianti (Cab) Massari è una delle realtà più colpite dall’alluvione. I suoi 2500 ettari, a quasi una settimana dal diluvio del 16 maggio, continuano infatti ad essere coperti da mezzo metro di acqua, così come l’abitato di Conselice e l’intero territorio comunale, dove manca pure l’energia elettrica e gli altri servizi.
«Tra gli argini del Sillaro e del Santerno – conferma Andrea Delmonte, tecnico della cooperativa – si è creato un immenso lago».
L’opera di bonifica delle cooperative braccianti
Mentre più a valle è stato ripristinato il deflusso verso il mare grazie anche agli interventi dei Consorzi di bonifica e della Protezione civile, a monte l’acqua è ormai passata lasciando un manto di fango che un esercito di volontari sta cercando di allontanare prima che si solidifichi.
Qui invece i terreni continuano ad essere coperti, compromettendo anche la sopravvivenza di frutteti e vigneti, dopo aver spazzato via in un colpo solo tutti i seminativi.
Colpa dell’orografia di un territorio che un tempo, all’epoca degli antichi Romani, si trovava sul limitare di una vasta area umida, parte della Valle Padusa. Le cooperative braccianti (sono sette quelle che operano oggi in provincia di Ravenna) hanno svolto nel secolo scorso un ruolo primario nella bonifica dei terreni oltre che nella creazione del reddito per numerosi nuclei famigliari, alla conservazione e lo sviluppo territoriale ed economico della Bassa Romagna.
La coesione sociale dei territori
La Cab Massari rappresenta una realtà importante per l’economia e anche per la coesione sociale della provincia di Ravenna. Si tratta di una cooperativa di conduzione terreni (produzione/lavoro) con una compagine sociale formata da 146 soci attivi (braccianti), 152 soci sovventori, 110 soci lavoratori, 10 impiegati e 6 meccanici presso l’officina aziendale.
I terreni condotti sono compresi tra i Comuni di Argenta (Fe), Conselice (Ra) e Massa Lombarda (Ra), oltre ad alcune aziende condotte nel Comune di Medicina (Bo).
Il sacrificio della cooperativa
Proprio come la “sorella” Cab Ter.Ra sta facendo a tutela dell’abitato di Ravenna (ne parliamo qui), durante il precedente evento alluvionale del 2 maggio la Cab Massari, d’accordo con le autorità, ha abbassato il livello dell’argine sul canale Correcchio per salvaguardare l’abitato di Conselice.
«Lo abbiamo fatto volentieri – afferma Dalmonte – e con notevole senso civico, ma abbiamo subito danni notevoli perché sono finiti sotto acqua 1300-1400 ettari coltivati ».
Il livello del terreno è riapparso solo dopo dieci giorni, dopo il ripristino degli argini e l’allontanamento delle acque. «Ma è nulla rispetto a quello che è successo con la seconda ondata di maltempo».
Il disastro del 16 maggio
Con l’evento meteorico del 16 maggio infatti, l’argine del fiume Santerno ha rotto in tre punti, allagando il bacino idraulico di Mordano, Sant’Agata e Cà di Lugo. «Quest’ultimo straripamento ha causato l’allagamento della città di Lugo, negli altri due casi le acque si sono riversate sui nostri terreni».
«Contemporaneamente, nonostante il ripristino dell’argine, il Sillaro ha ceduto nello stesso punto dell’altra volta, riversando una valanga d’acqua verso i nostri terreni e, questa volta, anche verso l’abitato».
Edagricole sostiene l'iniziativa di raccolta fondi
per l'Emilia-Romagna alluvionata.
L'Iban per la donazione, intestato a “Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell'Emilia Romagna” è il seguente:
IT69G0200802435000104428964
La causale da indicare è “Alluvione Emilia-Romagna"
«Confidiamo nelle misure di emergenza»
Tutti i 2400 ettari dell’azienda coltivati a frumento, bietola da seme, girasole, mais, più i 140 a frutteto e vigneto sono attualmente allagati. Tutti i 110 dipendenti sono a casa. «Confidiamo nell’attivazione di misure di emergenza, come la cassaintegrazione speciale e la possibilità di iscrivere comunque la manodopera avventizia negli elenchi anagrafici per salvaguardarne i contributi». «Confidiamo anche nell’impegno annunciato dal Governo per il blocco deli mutui e la sospensione degli obblighi fiscali».
Ma poi servono contributi per ripartire. Il danno subito dalla cooperativa supera infatti i sei milioni di euro.
Il calcolo dei danni
«Solo riguardo alla mancata produzione dell’anno – calcola Delmonte – occorre infatti considerare una plv media di 2mila euro per ettaro (che per 2500 ettari fanno 5milioni di danni)». Poi occorre aggiungere le opere per il ripristino della rete idraulica e di quella viabile (pari ad almeno 500mila euro). «In un caso analogo precedente, ma molto più limitato, sono stati necessari 18 interventi che hanno fatto perdere un anno intero».
Sarà poi da riprogettare l’intero piano colturale, valutando l’opportunità o meno di ripristinare frutteti e vigneti, utili per la gestione della turnazione della manodopera, ma che ci metteranno anni per tornare in produzione. «Tra agricoltura e territorio – conclude Delmonte – bisogna sottoscrivere un nuovo patto». «La nostra opera contribuisce a tutelarlo dagli effetti dei cambiamenti climatici, ma occorre che questo impegno sia compreso, sostenuto e difeso».