Il caldo e la siccità continuano a colpire l’Italia e non risparmiano nemmeno le stalle. Le temperature massime di giugno sono infatti superiori di 2,2 °C rispetto alla media del periodo, mentre le precipitazioni sono calate del 52%, provocando a livello nazionale una crisi idrica davvero rilevante. È dal 1800 che non si assisteva a una primavera tanto arida, senza poi considerare che questa era stata preceduta da un inverno altrettanto parco di precipitazioni.
Subiscono questa situazione anche gli allevamenti di vacche da latte, dove si sta assistendo a un calo di produzione che tocca il 20% in meno rispetto ai periodi normali. Per far fronte a questa situazione si è deciso quindi di ricorrere ai ventilatori e alle doccette refrigeranti, ma va anche detto che in certe zone manca addirittura l’acqua. Qui si è reso pertanto necessario il ricorso alle autobotti per rifornire gli abbeveratoi.
Non è quindi difficile intuire come ai cali di produzione si sommino i costi per refrigerare e abbeverare il bestiame. «Per le mucche - riferisce la Coldiretti - il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. In soccorso sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi più freschi».
Così, mentre il gran caldo prosegue inevitabile, è stato perso fino a ora, stando alle stime di Coldiretti, un milione di euro.