Con la fine di maggio si è chiusa, dal punto di vista meteorologico, la primavera 2017.
Per il nostro Paese, secondo i dati Isac-Cnr (l'Istituto di Scienze dell'atmosfera e del clima), si è trattato della seconda primavera più calda dal 1800 ad oggi, con una anomalia di +1,9°C rispetto alla media del periodo di riferimento 1971-2000, preceduta solo dalla primavera 2007 (+2,2°C). I singoli mesi hanno fatto registrare tutti e tre anomalie positive pari a +1,6°C per aprile e maggio (17° e 14° più caldo dal 1800 ad oggi, rispettivamente) e +2,5°C per marzo (quarto più caldo di sempre).
Per quanto riguarda le precipitazioni maggio è stato l'ennesimo mese che ha fatto registrare precipitazioni al di sotto della media, portando la primavera 2017 ad essere la terza più asciutta dal 1800 ad oggi, con un deficit di quasi il 50% rispetto alla media del periodo di riferimento 1971-2000.
Ciò non fa che aggravare una situazione siccitosa che si protrae ormai dall'inizio dell'inverno: a parte una parentesi di abbondanti precipitazioni nel mese di gennaio al centro-sud, è infatti da dicembre 2016 che si registrano continuamente anomalie negative di precipitazioni, soprattutto al nord, tanto che il semestre dicembre 2016 - maggio 2017 è risultato essere il quinto più secco (con un deficit di oltre il 30%) se confrontato con il medesimo periodo degli anni passati dal 1800 ad oggi.
Coldiretti ha commentato i dati del Cnr stimando in oltre un miliardo di euro i danni provocati nelle campagne. «Se nubifragi e grandine – sottolinea la Coldiretti - hanno colpito a macchia di leopardo le campagne della Penisola distruggendo coltivazioni prossime al raccolto, dal Veneto all’Emilia-Romagna, dal Piemonte alla Lombardia, dalla Toscana al Lazio, dalla Campania alla Puglia fino in Sardegna si stanno facendo i conti con una situazione di grave siccità che sta compromettendo i raccolti, dagli ortaggi alla frutta, ma anche il mais e i foraggi per l’alimentazione degli animali».