E' febbraio, ma sembra primavera. La notte la temperatura non scende sotto lo zero, nei prati qua e là si vedono spuntare delle margherite, ma soprattutto non piove. E anche se le previsioni meteo a medio termine indicano l’arrivo della pioggia, bisogna poi vedere in che quantità queste arriveranno e se risulteranno efficaci.
Intanto, mentre scriviamo (è il 2 febbraio), la situazione è grave. Infatti, dopo l’allarme di Veneto e Lombardia (vedi anche Terra e Vita n. 4, pag. 26), anche dall’Emilia-Romagna arriva la segnalazione dell’emergenza.
Il dicembre 2015 aveva già spazzato via ogni record con un deficit di piogge a livello nazionale del 91% (vedi la mappa del Cnr-Isac). Il che vuol dire che era piovuto meno del 10% rispetto alla media mensile. Abbiamo infatti avuto a che fare con un dicembre “anticiclonico”, ossia caratterizzato da un vasto dominio dell’alta pressione (mediamente 1.030 mbar), assolutamente atipico per quel periodo.
Ma la scarsità di precipitazioni è continuata per tutto il mese di gennaio. Mediamente siamo attorno a un calo delle precipitazioni del 67% e, anche se si sono verificate alcune nevicate sulle creste di confine fra Valle d’Aosta e Piemonte, gran parte del Nord-Ovest continua a soffrire della siccità.
In Lombardia, alla luce delle particolari condizioni climatiche, le condizioni attuali sono ancora più critiche di quelle registrate nel 2007, annata particolarmente siccitosa, tanto è che i dati sulle entità delle riserve sono addirittura peggiori. Intanto i grandi laghi settentrionali rimangono abbondantemente sotto i livelli idrici medi stagionali con livelli di riempimento, che vanno dall’11,8% del lago di Como al 32,8% del lago di Garda; situazione fortemente deficitaria anche per la portata del fiume Po, la cui Autorità di Bacino ha già convocato una riunione per il 10 febbraio fra tutti i soggetti interessati.
In Emilia-Romagna le falde sono completamente scariche tanto che i livelli raggiunti sono addirittura più bassi di quasi 1 metro rispetto a quelli registrati nel 2015, una delle estate più calde della storia recente.
Sotto il profilo della gestione dell’emergenza idrica i Consorzi di bonifica emiliano-romagnoli, che portano acqua al territorio a sud del Po, e quindi chiaramente penalizzato se comparato alle pianure delle regioni al di sopra del fiume – spiega l’Anbi –, hanno maturato una lunga esperienza elaborando non solo sistemi di monitoraggio della disponibilità idrica, ma anche competenze sull’utilizzo virtuoso della risorsa e risparmio idrico (anche per mezzo dei sistemi Irrinet-Irriframe).
Comunque sia una situazione grave come quella che si sta via via delineando non offre spunti di particolare ottimismo e a questo si aggiunge la paura che le piogge arrivino bruscamente con impeto distruttivo e non, come si vorrebbe, per dare sollievo alle colture.
«Le falde scariche come mai prima di oggi dimostrano che la situazione è di emergenza reale – afferma Massimiliano Pederzoli, presidente dell’Unione regionale Bonifiche Emilia Romagna (Urber) –. Un’emergenza che, se non si decideranno da subito precise norme di comportamento in situazioni di grave carenza idrica, rischia anche di generare conflitti tra i territori».
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