Nonostante alcuni eventi meteo, talvolta anche violenti, continua l’espansione dell’emergenza idrica verso il Sud Italia.
In Campania, la siccità aggredisce il bacino idrografico dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno, mentre permane una situazione di rischio in quello del Sele. A segnalarlo è l’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, registrando che, rispetto a 7 giorni fa, si segnalano in deciso calo i volumi dei bacini del Cilento (Piano della Rocca: -18.74% sull’anno scorso) e del lago di Conza, mentre i fiumi hanno portate diversificate con il Garigliano ai minimi in anni recenti.
Serve uno stop all’emergenza
«È la sesta, grave siccità in 20 anni. Non possiamo continuare a farci travolgere dalle emergenze. È necessario avviare urgentemente un’azione di contrasto alle conseguenze dei cambiamenti climatici, aumentando la resilienza delle comunità. Etichettare la carenza idrica come problema agricolo sarebbe un errore gravissimo, perché a essere pregiudicato è l’equilibrio dell’intero territorio»insiste Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi).
«Il Piano Laghetti è una sostenibile risposta di futuro – chiosa Massimo Gargano, direttore generale di Anbi –. L’obbiettivo è 10bacini bacini medio-piccoli, multifunzionali ed ecocompatibili, da realizzarsi entro il 2030 e i primi 223 progetti sono già pronti, perlopiù immediatamente cantierabili».
Situazione drammatica nel Lazio
Ambientalmente drammatica è la situazione nel Lazio, dove tutti i corsi d’acqua hanno portate in ulteriore calo (Tevere, Liri, Sacco ai minimi dal siccitosissimo 2017 ed Aniene praticamente dimezzato) e il lago di Nemi permane circa un metro più basso dell’anno scorso, mentre quello di Bracciano è 31 centimetri in meno sul 2021, arrivando a toccare la soglia limite per la captazione dell’acqua dal lago.
A Giugno, nella confinante Umbria, sono caduti mediamente solo poco più di 6 millimetri di pioggia (12 mesi fa 30,1 mm) e nel medio-basso Tevere, dall’inizio dell’anno, i pluviometri non superano i 140 millimetri: una situazione di grave sofferenza, di cui sono specchio la diga di Maroggia ed il lago Trasimeno largamente ai livelli minimi in anni recenti.
In Puglia gli invasi hanno distribuito, in una settimana, circa 18 milioni di metri cubi d’acqua, leggermente più di quanto registrato in Basilicata (7 milioni di metri cubi ca.), dove il deficit rispetto al 2021 supera ormai i 40 milioni di metri cubi.
Situazione grave anche al centro
Nel Centro Italia, permane molto grave la situazione dei corsi d’acqua della Toscana (tutti sotto media), dove il Serchio registra valori inferiori al Minimo Deflusso Vitale e l’Ombrone è praticamente prosciugato.
I fiumi marchigiani, fatta eccezione per il Tronto, segnano valori inferiori al già critico 2021 e il Sentino continua a registrare storici primati negativi, scendendo di ulteriori 2 centimetri al di sotto del precedente record. Assolvendo alla loro funzione di riserva idrica per le campagne, in una settimana i bacini delle Marche sono calati di quasi 2 milioni di metri cubi d’acqua, avvicinandosi ai livelli dell’anno scorso.
In Sardegna, i livelli degli invasi sono complessivamente in linea con l’anno scorso, c’è preoccupazione per il sistema idrico di Alto Cixerri, Alto Coghinas, Sardegna Nord occidentale e Posada; la zona Nord Ovest dell’isola è quella, dove si registra il maggior deficit pluviometrico.
Al nord, laghi tutti sotto la media
Ad eccezione del Maggiore, al Nord crollano i livelli dei Grandi Laghi (tutti abbondantemente sotto media) con il Lario, che scende addirittura oltre 32 centimetri sotto lo zero idrometrico, superando il minimo storico, registrato nel 1976; il Garda è sotto il 50% di riempimento (47,9%).
In Valle d’Aosta, le recenti piogge (90 mm ca.) non bastano a fare uscire la regione da uno stato di siccità estrema, soprattutto nei territori centrali, ma corroborano le portate di Dora Baltea e torrente Lys, che restano sopra la media mensile.
Permane una situazione “a macchia di leopardo” in Piemonte, dove crescono i flussi di Orco, Sesia e Stura di Lanzo, mentre Tanaro e Stura di Demonte calano; il deficit pluviometrico di Giugno è stato di oltre il 60% nei bacini Agogna Terdoppio, Scrivia Curone e Tanaro, mentre le piogge sono aumentate nelle zone di Toce, Ticino, Sesia e Dora Baltea.
Nella regione decrescono le portate del fiume Po, che invece hanno timidi segnali di ripresa nel tratto fra Lombardia ed Emilia Romagna. A Pontelagoscuro, nel ferrarese, le portate di Giugno hanno mediamente registrato -85% sulla media, mentre ai rilevamenti di Cremona, Piacenza e Boretto rimangono abbondantemente al di sotto del minimo storico, fin qui registrato.
In Lombardia resta praticamente invariata l’insufficiente portata dell’Adda, mentre le riserve idriche restano inferiori di oltre il 61% alla media storica e -65,2% rispetto all’anno scorso.
Veneto ed Emilia-Romagna a secco
Nel Veneto, dove nel mese di giugno sono caduti mediamente 51 millimetri di pioggia ( -47% sulla media storica), la provincia di Rovigo resta “a secco” (caduti circa 4 mm). I bacini fluviali tra Livenza e Piave e quelli del Sile, del Fissero-Tartaro-Canal Bianco, nonché del bacino scolante nella laguna di Venezia registrano deficit pluviali, superiori all’80%. Da ottobre a giugno, cioè nell’anno idrologico, sul Veneto sono caduti 339 millimetri d’acqua in meno ed anche in questo caso è la provincia di Rovigo ad esserne maggiormente colpita (piogge inferiori ai 250 millimetri). Tra i fiumi soffre l’Astico (-74% sulla portata media), ma altezze inferiori agli anni scorsi si registrano anche per tutti gli altri fiumi della regione: a Giugno, il Bacchiglione ha avuto portate inferiori dal 60 all’80% rispetto alla media, mentre quelle della Livenza sono state al di sotto dei minimi storici.
In Emilia Romagna, infine, permane l’emergenza idrica con le portate dei fiumi Reno (mc./sec. 0,5) e Secchia (mc./sec. 1,1) sotto i minimi storici, mentre i bacini piacentini di Mignano e Molato risultano invasati, alla fine di Giugno, rispettivamente per il 46,7% e 21,2% con volumi idrici complessivi, praticamente dimezzati rispetto all’anno scorso.