Dopo un inverno primaverile, è arrivata la primavera con neve e gelate che convivono con una perdurante siccità, mettendo a repentaglio grano duro, mandorli, ciliegi e albicocchi e verdure in campo, dagli asparagi alle cicorie, dai carciofi ai cavoli alle bietole, ma anche le primizie come i piselli.
Da 23 °C ad alcuni gradi sotto 0 °C
Il brusco abbassamento delle temperature fino ad alcuni gradi sotto 0 °C fa registrare le situazioni più gravi nelle province di Bari, Bat e Foggia, con danni non ancora quantificati alle colture orticole e arboree in fiore. Ma, in una Puglia dove fino a 48 ore fa si registravano anche 23 °C, il maltempo non allevia minimamente il problema della siccità, segnato da un calo di 143 milioni di metri cui d’acqua negli invasi foggiani rispetto al 2019, secondo i dati forniti dal Consorzio di bonifica della Capitanata.
Danni alle produzioni agricole, ma gli invasi rimangono vuoti
«È allarme freddo e gelo nelle campagne, dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800, facendo registrare una temperatura addirittura superiore di 2,03 °C rispetto alla media di riferimento – dichiara il presidente di Coldiretti Puglia Savino Muraglia –. Dopo un inusitato caldo pre-primaverile le temperature sono bruscamente crollate. Ora la Puglia è sferzata da venti gelidi, con gelate e nevicate a macchia di leopardo. Il clima pazzo non aiuta certamente la programmazione colturale in campagna. La brusca inversione di tendenza del meteo, tra l’altro, non aiuta a riempire gli invasi. L’agricoltura pugliese per effetto dei cambiamenti climatici ha perso più di 3 miliardi di euro nell’ultimo decennio per danni alla produzione agricola, alle strutture e alle infrastrutture rurali».
Siccità nei campi dalla scorsa estate
La diminuzione di acqua negli invasi è stata continua e costante, mitigata solo molto parzialmente dalle sporadiche piogge torrenziali che hanno un effetto disastroso sui campi, soprattutto in Capitanata sul grano duro, rileva Muraglia. «Per questo è urgente non solo avviare un Programma di azione regionale, in linea con il Programma nazionale, tenendo sotto costante monitoraggio i tradizionali e usuali mezzi di approvvigionamento (pozzi e invasi) e di vettoriamento (condotte), ma anche conoscere i flussi d’acqua che vanno all’industria, all’uso potabile e all’uso irriguo. È dalla scorsa estate che non piove seriamente in Puglia, i dannosi effetti si sono visti anche sulla produzione olivicola».
Gli eventi estremi arrecano danni gravi alle colture nelle aree più colpite
Secondo il Cnr, il 21% del territorio nazionale è a rischio desertificazione e circa il 41% di tale territorio si trova al Sud, riferisce Muraglia. «In Puglia le aree affette dal rischio desertificazione sono pari al 57% e il conto pagato dall’agricoltura, soggetta ai cambiamenti climatici e alla siccità è salato. Il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo, con bruschi crolli o innalzamenti delle temperature, sono ormai all’ordine del giorno e arrecano danni gravi alle colture nelle aree più colpite».