Dopo il maltempo resta comunque il deficit idrico

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Preoccupazione soprattutto per il sud dove le riserve idriche sono dimezzate. Secondo Francesco Vincenzi (presidente Anbi) «le nevicate non compensano fin'ora le mancate piogge dei mesi scorsi»

«Il maltempo dei giorni scorsi, con nevicate e piogge che hanno caratterizzato una diffusa “percezione d’inverno”, hanno ristorato territori “assetati” da una siccità, che si trascinava dall’estate scorsa, ma non hanno risolto lo squilibrio idrico, generato da uno dei periodi più caldi ed arsi della storia d’Italia». Lo dice   l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) sulla base dei dati rilevati nei bacini di interesse degli enti di bonifica e d’irrigazione.

A 12 mesi di distanza, non sono, però, le regioni del Nord a destare le maggiori preoccupazioni, bensì il Meridione, dove sono praticamente dimezzate le riserve idriche presenti negli invasi,  per altro a riempimento pluriennale. Il fenomeno è particolarmente evidente in Basilicata (disponibilità idrica a fine Dicembre 2017: 143 milioni di metri cubi; 2016: 329 milioni di metri cubi; 2010: 649 milioni di metri cubi), ma anche in Puglia e Sicilia. Grave è anche la situazione in Sardegna, dove le disponibilità idriche continuano a diminuire, scendendo dai 1371 milioni di metri cubi del dicembre 2010 agli attuali 620.

«E’ evidente che se lo scorso anno, con maggiori disponibilità d’acqua a inizio anno, si sono verificati limiti nella distribuzione irrigua, la prossima stagione agricola già si prospetta difficile - evidenzia il presidente di Anbi, Francesco Vincenzi -. E’ opportuno ricordare che l’84% del made in Italy agroalimentare dipende dalla possibilità di irrigare i campi, fattore economico strategico per il settore primario del Sud Italia».

Diversa è la situazione nel Nord del Paese, dove i grandi laghi, pur restando sotto le medie stagionali a conferma del grave deficit idrico registrato nei mesi scorsi, sono in rapido rialzamento dei livelli. A determinare il futuro sarà l’andamento climatico, che potrebbe trasformare i forti manti nevosi presenti in quota da preziosa risorsa in criticità idrogeologica a seguito  di un repentino innalzamento delle temperature  come già registrato, con forti sbalzi termici, nei territori di pianura.

«Va inoltre ricordato – aggiunge il presidente di Anbi – che l’apporto idrico di una nevicata è indicativamente la metà di analogo fenomeno piovoso».

“Il susseguirsi di situazioni meteorologiche inconsuete sul nostro Paese, caratterizzate dalla estremizzazione degli eventi – conclude il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano – conferma la necessità di avviare sollecitamente il Piano nazionale degli invasi, inserito per la prima volta nella Legge di stabilità e che permetterà di gestire gli apporti piovosi, creando riserve idriche e limitando il rischio di alluvioni sui centri urbani; l’Italia deve fare tesoro della ricchezza idrologica, che la contraddistingue, ridando all’acqua, il solo ruolo di risorsa vitale e non di fattore di rischio, sia essa troppa o troppo poca».

Dopo il maltempo resta comunque il deficit idrico - Ultima modifica: 2018-01-13T12:00:41+01:00 da Redazione Terra e Vita

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