La forte attenzione mediatica sull’immane disastro che ha devastato parte della Germania occidentale, del Belgio e dei Paesi Bassi ha fatto passare in secondo luogo, fin quasi a tacerne, dei gravi danni causati dal “maltempo” in varie parti d’Italia e in particolare dell’alluvione che negli stessi giorni ha colpito vaste aree del Gargano e dell’Alto Tavoliere foggiano. A Rignano Garganico, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo e in alcune zone dell'agro di San Severo acqua, fango e detriti hanno seppellito migliaia di ettari, colture e strade. I danni sono ingenti. Le campagne allagate in molti casi si sono trasformate in enormi pantani. Frane e smottamenti si sono susseguiti anche in prossimità di strade e linee ferroviarie, impedendo la normale circolazione anche dei mezzi di soccorso. I vigili del fuoco sono dovuti intervenire con l’ausilio di canotti per salvare persone bloccate dall’acqua.
250 mm in poche ore, alluvione nel Nord Foggiano
250 mm di pioggia caduti nel giro di poche ore hanno innescato, complice l’incuria del territorio del versante garganico, un fiume d’acqua che non ha trovato ostacoli e si è riversato con una violenza immane sulla pianura circostante. È un fatto, ormai, che gli eventi estremi causati dal cambiamento climatico a livello mondiale provocano, a livello locale, complice il dissesto idrogeologico determinato da decenni di rovina del territorio, disastri la cui prevenzione costerebbe molto meno di quanto sia necessario per metterci, dopo, qualche toppa. Così nel Nord Foggiano le piogge e la grandine cadute abbondantemente in poco più di 24 ore hanno messo a soqquadro il territorio (filmati 1, 2).
Campi allagati, frane, linee ferroviarie e strade provinciali interrotte, sono il segno dell’alluvione in un’ampia fascia di territorio, dall’entroterra garganico ad ampie zone dell’agro dell’Alto Tavoliere fino alle strade provinciali per San Severo e alle zone rurali attorno a Foggia. La Pedegarganica è stata bloccata da muri di detriti alti fino a tre metri. Il fiume Candelaro si è pericolosamente ingrossato, mentre ai suoi lati e nei terreni subcollinari i canali si sono trasformati in torrenti che, rigonfi d’acqua, fango e detriti, sono straripati. Ai lati della statale 16, ettari ed ettari di oliveti, vigneti e frutteti sono stati completamente allagati e invasi dal fango.
Territorio pugliese troppo fragile senza prevenzione
«Il territorio pugliese conferma una condizione di estrema fragilità, mostrando ancora una volta di essere particolarmente esposto al rischio di alluvioni, frane, allagamenti e fenomeni di dissesto idrogeologico – dichiara il presidente di Cia-Agricoltori italiani di Puglia, Raffaele Carrabba –. Canali, cunette, corsi d'acqua, strade rurali ma anche vie di comunicazione più trafficate come statali, provinciali e comunali necessitano di un'intensa e straordinaria opera di manutenzione, con interventi che ripuliscano ciò che ostruisce il deflusso corretto delle acque piovane.
Dopo mesi di siccità, le prime e intense piogge estive hanno messo in rilievo quale e quanto sia il lavoro da fare sul versante della prevenzione. Occorre intervenire subito, in questi giorni e nelle prossime settimane (e su tutta la Puglia) per evitare ulteriori e drammatiche conseguenze da ogni punto di vista, non ultimo quello dei danni a un'agricoltura già funestata nelle scorse settimane da gelate, siccità e fenomeni estremi dovuti agli effetti dei cambiamenti climatici».
E adesso? Alcuni agricoltori resistono, altri lasciano
E adesso? Dalla Regione Puglia non filtra nulla, neanche un comunicato di solidarietà agli agricoltori che hanno perso ciò che per loro sarebbe stato fonte di reddito. Dalle cattedre politiche e accademiche qualcuno ha ripreso ad ammonire gli agricoltori a cautelarsi assicurando le loro produzioni contro gli effetti delle calamità atmosferiche, scaricando ogni responsabilità sulla loro “inefficienza organizzativa”. A chi elucubra dall’alto chiediamo: come si fa a pagare un premio assicurativo se ormai ogni anno dai campi, ad esempio dal pomodoro da industria, si ricava appena quanto basta per sopravvivere e forse per trapiantare l’anno successivo? Alcuni agricoltori del Nord Foggiano la risposta l’hanno già data, dopo quest’ultima alluvione, decidendo semplicemente di smettere di fare gli agricoltori!