Distratti dalle nuove specie esotiche che stanno invadendo Italia ed Europa, a volte ci dimentichiamo dei parassiti “tradizionali” come la Carpocapsa (Cydia pomonella) un lepidottero tortricide infeudato alle pomacee e al noce.
Questa farfallina è da sempre la specie chiave della difesa delle pomacee ed era già conosciuta in epoca romana in quanto originaria dell’area europea di distribuzione del melo selvatico (Malus silvestris) a frutti grossi. Attualmente è diffusa in gran parte del mondo e si sviluppa soprattutto a spese del melo e del pero che costituiscono gli ospiti principali.
La cimice ha contaminato la difesa
Nella difesa integrata si interviene al superamento della soglia di 2 adulti per trappola in una o due settimane o del 1% di fori di penetrazione rilevati su almeno 100 frutti. In alternativa è possibile seguire le indicazioni dei bollettini provinciali redatti sulla base delle elaborazioni settimanali del modello MRV-Carpocapsa. Negli ultimi anni la difesa specifica per la carpocapsa si è ibridata con quella mirata al contenimento della cimice asiatica (Halyomorpha halys) riducendo l’impiego di prodotti specifici come il virus della granulosi o la confusione sessuale e aumentando l’impiego degli insetticidi tradizionali ad ampio spettro d’azione.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Come applicare i nematodi
Fra le tecniche biologiche che non sono state modificate dall’irrompere della cimice asiatica nella pianura padana c’è l’impiego autunnale dei nematodi entomopatogeni per abbassare le popolazioni svernanti della Carpocapsa nascoste nelle fessure della corteccia di tronchi e branche e nella zona di terreno circostante la pianta. I nematodi devono essere applicati nel periodo autunnale in giornate umide e piovose o con previsioni di eventi meteorici imminenti, oppure nelle ore serali o in giornate nuvolose.
È fondamentale intervenire con temperature minime giornaliere non inferiori a 10 °C e temperature medie giornaliere attorno a 14 °C. In caso di assenza di piogge, al fine di consentire ai nematodi entomopatogeni di esplicare la loro attività in condizioni appropriate (umidità relativa elevata), è necessario eseguire un trattamento con sola acqua prima e/o dopo l’applicazione dei nematodi. Per favorire la ricerca attiva dell’ospite è importante garantire condizioni di umidità elevata per un periodo di almeno 3 ore dall’intervento in modo da favorire a penetrazione del nematode nel fitofago bersaglio. Le diverse specie di nematodi entomopatogeni hanno diverse modalità di funzionamento per cui per la lotta alla Carpocapsa si tende a preferire l’impiego di Steirnernema feltiae.
Il principio d’azione
I nematodi sono piccoli vermi cilindrici non visibili a occhio nudo (hanno dimensioni di circa 880 μm); quelli entomopatogeni attaccano gli insetti. Alcune specie appartenenti ai generi Steinernema ed Heterorhabditis, in particolare Steinenernema feltiae, S. carpocapsae, S. kraussei, Heterorahabditis bacteriophora e H. megidis sono utilizzate in lotta biologica: si tratta di parassiti obbligati di larve di coleotteri, lepidotteri, ditteri e imenotteri, che vivono nel terreno o in luoghi ad alto contenuto di umidità (gallerie o ripari nel legno, lamina fogliare, radici). La loro azione si esplica in seguito alla simbiosi mutualistica con batteri dei generi Xenorhabdus e Photorhabdus provocando in pochi giorni la morte dell’insetto.
La larva del nematode penetra nell’insetto ospite attraverso le aperture naturali (cuticola, ano, bocca, spiracoli), dove rilascia i batteri che rapidamente si moltiplicano e uccidono l’ospite; a sua volta il nematode continua il suo ciclo di sviluppo alimentandosi di cellule batteriche e dei tessuti dell’ospite, dove completa 1-3 generazioni a seconda delle dimensioni dell’insetto.
I nematodi entomopatogeni sono macrorganismi, pertanto i prodotti in commercio in Italia non necessitano di registrazione e i possibili campi di impiego in agricoltura sono molteplici. In genere vengono distribuiti al terreno in cui sono attivi sulle larve delle specie di insetti che passano qualche stadio del loro sviluppo libere nel terreno oppure a contatto con le radici. I nematodi penetrano negli organi sotterranei della pianta attraverso le gallerie scavate da larve di insetti appartenenti soprattutto all’ordine dei coleotteri o penetrano nei frutti bacati caduti sul terreno per raggiungere le larve nel loro interno.