All’agricoltura biologica gli onori del Green Deal e l’obiettivo strategico di arrivare al 25% della superficie coltivata europea entro 7 anni. Alla produzione integrata l’onere di essere considerata lo standard obbligatorio di base per l’agricoltura del Vecchio Continente (Dir. 2009/128), sparendo così dalle logiche delle politiche di promozione di Bruxelles per oltre 10 anni.
Decisioni che potevano decretare la fine prematura di quella che da 30 anni, ovvero dal varo del Reg. 2078/1992, è l’antesignana tra gli schemi di sostenibilità, la prima scommessa su una produzione agricola compatibile con le esigenze di protezione dell’ambiente da applicare su vasta scala.
Articolo pubblicato sulla rubrica Primo Piano di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
tab. 1 Sqnpi - bio, la crescita delle superfici a confronto | ||||
Sqnpi | Var.% | Biologico | Var.% | |
2016 | 61.000 | 1.795.650 | ||
2019 | 286.255 | +369,27 | 1.993.236 | +11,00 |
2020 | 555.447 | +94,04 | 2.095.380 | +5,12 |
2021 | 591.156 | +6,43 | 2.186.570 | +4,35 |
2022 | 689.175 | +16,58 | 2.280.804 | +4,31 |
Fonte dati: Rete Rurale, Sinab, AssocertBio |
Invece, a sorpresa, la produzione integrata non solo tiene ma addirittura cresce (v. tab.1). Prima con l’invenzione della versione “premium” della “produzione integrata avanzata volontaria” nella misura 10.1 dei Psr 2014-2022. Poi con la svolta, dal 2016, del Sistema di qualità nazionale produzione integrata (Sqnpi) e del suo logo dell’apetta che punta a risolvere l’annoso problema di una debole identità e distinguibilità sugli scaffali di vendita. Tanto che nella nuova programmazione dello Sviluppo Rurale 2023-27 l’intervento Sra01-Aca01, quello che prevede sostegni per chi si impegna ad adottare le disposizioni tecniche indicate nei Disciplinari di produzione Integrata (DPI), è stato attivato da 17 regioni su 21 (v. tab.2).
tab. 2 I sostegni dell’intervento Sra 01 Aca 01 | |||
Regione | Sostegni (€/ha all’anno) | Degressività | |
Min | Max | ||
Abruzzo | 80 | 500 | no |
Basilicata | 114 | 500 | no |
Calabria | 150 | 988 | sì |
Campania | 150 | 988 | sì |
Emilia-Romagna | 60 | 530 | sì |
Friuli Venezia Giulia | 150 | 825 | no |
Lazio | 400 | 988 | no |
Liguria | 150 | 988 | no |
Lombardia | 70 | 600 | no |
Marche | 110 | 740 | no |
Molise | 200 | 550 | sì |
Piemonte | 40 | 300 | no |
Puglia | 88 | 390 | sì |
Sardegna | 171 | 658 | no |
Toscana | 170 | 550 | no |
Umbria | 72 | 750 | sì |
Valle d’Aosta | 600 | no | |
Fonte: Complementi regionali di Sviluppo rurale. Il meccanismo di degressività prevede una riduzione della quota assegnata in base al totale dell’aiuto aziendale: Fino a 50mila €/anno: 100%; da 50 a 75mila: 80%; oltre 75mila: 60%. La Campania ha abbassato le soglie rispettivamente a 40 e 60mila |
I nuovi bandi
L’Emilia-Romagna ha addirittura già chiuso (il 14 aprile) il primo bando di cui si stanno stilando in questi giorni le graduatorie, stanziando 50 milioni di euro sull’intervento Sra01 Aca 01 (è invece di 72 milioni la “puntata” di Bologna sull’intervento Sra29 Aca 29, quello relativo all’adozione e mantenimento delle pratiche di agricoltura biologica). «La nostra Regione – ricorda Giampaolo Sarno, responsabile di questo settore per l’Emilia-Romagna – vanta una lunga tradizione di battistrada nell’ambito dell’adozione dei disciplinari di produzione integrata e possiamo contare su un’articolata rete di assistenza e di controllo». «Punti di forza – continua – che ci hanno permesso la tempestiva attivazione di questo intervento».
Adesione obbligatoria
La novità più sostanziosa della nuova programmazione riguarda l’obbligo di adesione al Sistema Sqnpi e quindi l’assoggettamento ad uno degli organismi di certificazione riconosciuti per l’utilizzo del logo (una scelta condivisa da tutte le 17 Regioni che hanno attivato la misura). Nuova anche la scelta di corrispondere un sostegno più sostanzioso per chi aderisce per la prima volta. E anche nei criteri di priorità il punteggio più alto è assegnato proprio ai “principianti” dell’integrato, un’opzione che potrebbe garantire una decisa espansione della superficie sottoposta a questo intervento.
Portale Sian in ritardo
La Lombardia ha invece preferito posticipare l’intervento all’inizio del 2024. L’incognita da risolvere riguarda infatti proprio i tempi dell’adesione al sistema Sqnpi che, con la nuova programmazione Pac, è possibile direttamente dal portale Sian (ma il pulsante da cliccare deve ancora essere attivato).
«La scadenza prevista – ammette Giuseppe Ciotti, della direzione generale dello Sviluppo rurale del Masaf – è il 15 maggio, ma l’implementazione della domanda basata su strumenti geospaziali, comunemente detta domanda grafica, sta provocando alcuni ritardi ed è possibile che ci sia un’ulteriore proroga». «Le aziende – puntualizza Ciotti - che hanno presentato richiesta di adesione agli interventi regionali di produzione integrata volontaria sono comunque tenute, in attesa di conoscere l’esito dei bandi, ad osservare i disciplinari regionali e le linee guida approvate dall’Organismo tecnico e scientifico del Sqnpi a partire già da gennaio di quest’anno».
L’avanzata del logo dell’apetta
«In pochi anni Sqnpi – continua Ciotti - ha visto crescere i propri numeri in maniera significativa (v. tab.1) e nel 2023 è previsto un ulteriore balzo decisivo». Nella precedente programmazione erano infatti solo 8 le regioni che avevano previsto la necessità dell’adesione a questo sistema di qualità (Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, Friuli -Venezia Giulia, Marche, Basilicata, Sardegna) per ottenere i sostegni dell’ex misura 10.1. Ora sono salite a 17 e anche Regioni come il Veneto, che hanno deciso di gestire la produzione integrata all’interno dei Programmi operativi dell’Ocm ortofrutta, hanno comunque optato per l’obbligatorietà dell’adesione al Sqnpi. Scelte che potrebbero portare la superficie certificata con il marchio dell’apetta a superare il milione di ettari entro la fine dell’anno (ritardi burocratici permettendo). Un ritmo di crescita che potrebbe portare il Sqnpi ad avvicinarsi presto alle dimensioni dell’agricoltura biologica.
«I due metodi di produzione – assicura Ciotti- non sono in competizione. Entrambi mirano a promuovere processi produttivi sostenibili su larga scala senza compromettere la competitività delle imprese agricole». «Un obiettivo che oggi è in primissimo piano in Europa».
«Un regime di qualità come il Sqnpi ha come finalità il miglioramento continuo dei processi avvalendosi della storica esperienza dei disciplinari regionali coordinati a livello centrale dall’apposito comitato tecnico scientifico che redige annualmente le linee guida nazionali di produzione integrata delle colture».
«La scelta di affidarsi a questo standard dettagliato, aggiornato continuamente per recepire in tempo reale le novità tecnico-scientifiche, agevola gli operatori fornendo loro un pacchetto affidabile e collaudato».
Articolo pubblicato sulla rubrica Primo Piano di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
I vantaggi per gli operatori
Le verifica di conformità delle procedure applicate in azienda sono affidate agli organismi di controllo accreditati in base alla norma Iso 17065. Sqnpi, insieme a procedure rigorose, ha comunque previsto meccanismi di semplificazione che consentono di abbattere i costi di certificazione.
Altri vantaggi specifici riguardano la deroga, prevista dall’art. 9 delle linee guida nazionali, al rispetto della dose minima d’impiego indicata nelle etichette degli agrofarmaci nel caso si utilizzino strumenti di precisione come le irroratrici a recupero e la prevista equiparazione con lo schema di certificazione Global Gap. Una semplificazione che consentirebbe di rispondere con maggiore prontezza alle prescrizioni del regolamento sugli usi sostenibili degli agrofarmaci. «Da quest’anno -aggiunge Ciotti- con l’adozione obbligatoria nella fase post-raccolta dei requisiti sociali, ambientali e procedurali, fino allo scorso anno facoltativi, il Sqnpi si presenta come un sistema di certificazione della sostenibilità adatto alle specificità dell’agricoltura e dell’agroindustria nazionale». In più, per la viticoltura Sqnpi è oggi il riferimento integrante del Sistema nazionale di certificazione della viticoltura sostenibile.
Anche per questo gli operatori vitivinicoli stanno convergendo massivamente verso il logo dell’apetta (il 45% della superficie è rappresentata da vigneti, pari a circa la metà della superficie vitata nazionale). «Si creano così le basi - conclude Ciotti -per un peculiare modello italiano di sostenibilità che consente di affrontare adeguatamente un mercato internazionale fortemente competitivo».