Le Regioni vogliono continuare con la lotta bio alla cimice

Nel 2023 si è concluso il triennio di introduzioni di Trissolcus japonicus
Dopo tre anni di lanci di Vespa Samurai (Trissolcus japonicus) i risultati sono per certi versi positivi, per altri negativi. Ora però si tratta di decidere, e le Regioni hanno fatto la prima mossa

Nel 2023 si è concluso il triennio di introduzioni di Trissolcus japonicus (meglio conosciuto come vespa samurai) previste dal progetto di lotta biologica alla cimice asiatica autorizzato dal ministero dell’ambiente nella primavera del 2020 sotto la spinta emotiva degli ingenti danni provocati nell’estate precedente alla frutticoltura della pianura padana.

In questi tre anni sono state lanciate diverse centinaia di migliaia di vespe samurai nelle 5 regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli ed Emilia-Romagna) e nelle 2 province autonome (Trento e Bolzano) che hanno aderito al progetto. Nell’autunno dello scorso anno sono finite le introduzioni e sono terminati anche i rilievi sull’efficacia della lotta biologica previsti dal progetto mentre dovranno continuare ancora per diversi anni i rilievi che devono misurare eventuali effetti negativi sull’ambiente e sulle specie non target.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Un primo bilancio

A questo punto si può anche tentare un primo bilancio sui risultati ottenuti da un progetto che ha riproposto la lotta biologica classica in Italia dopo che era stata di fatto bloccata dall’adozione della direttiva Habitat.

Si tratta naturalmente di un bilancio provvisorio in quanto è estremamente difficile misurare gli effetti delle introduzioni di vespa samurai sulla popolazione della cimice asiatica. Ci sono alcuni dati poco positivi per non dire scoraggianti: dopo 3 anni di lanci la parassitizzazione misurata nelle attività del progetto continua a rimanere abbastanza bassa. Inoltre le popolazioni dell’altro parassitoide di origine asiatica Trissolcus mitsokurii, arrivato in Italia in autonomia e poi diffusasi in molti comprensori frutticoli, invece di crescere sono andate calando.

Meno aggregazioni

Di contro non mancano segnali positivi. Le aggregazioni di cimici asiatiche nelle abitazioni limitrofe ai frutteti non ci sono più e anche la soia, un tempo serbatoio inesauribile di cimici, risulta meno popolata. Di tanto in tanto c’è ancora qualche segnalazione di aggregazioni di cimici nelle abitazioni che arriva dalle aree collinari ma sono casi isolati. Anche in Friuli, un tempo terra di raccolta di cimici, ora ne trovano sempre di meno. E il T. japonicus si ritrova anche in siti in cui non mai stato introdotto a testimonianza di un insediamento che fa ben sperare per il futuro.

Una minore presenza di danni da cimice asiatica osservata quest’anno non è direttamente attribuibile agli effetti della lotta biologica. Anche se la vespa samurai risulta presente un po’ ovunque, il merito di questo calo dei danni può essere almeno condiviso con tutti gli altri fattori che influiscono direttamente sullo sviluppo e sulla salute di questa specie, non ultimo il clima estivo che è stato caratterizzato da un caldo secco non particolarmente favorevole allo sviluppo della cimice asiatica.

Inoltrata la richiesta al Ministero

Ora la scelta è fermarsi e lasciare fare alla natura o continuare i rilasci cercando di abbreviare il più possibile i tempi del riequilibrio ecologico. Per fortuna le regioni hanno scelto quest’ultima strada e, proprio in questi giorni, presenteranno al Ministero dell’ambiente la richiesta per continuare anche per il 2023 con i rilasci di T. japonicus.


Tre tipi di difesa biologica

La lotta biologica ha una storia antica che affonda le sue radici negli studi sulla biologia e l’etologia degli organismi viventi condotti dai naturalisti nei secoli XVII e XVIII. Dal punto di vista teorico possiamo distinguere almeno tre tipi diversi di lotta biologica: propagativa, inondativa e inoculativa.

La lotta biologica propagativa o classica consiste nell’introduzione di uno o più nemici naturali del fitofago che si vuole combattere, importati dal suo areale di origine. Appartiene a questa tipologia la lotta alla cimice asiatica. Il metodo inondativo, invece, è basato sulla liberazione di un numero elevato di esemplari di un organismo utile di solito allevato in biofabbrica in modo da alterare sensibilmente i rapporti numerici fra la popolazione del fitofago e quella dell’antagonista. Infine la lotta inoculativa che consiste nella liberazione periodica di esemplari di una specie, autoctona o introdotta, già presente nell’agrosistema ripristinandone le popolazioni.

Le Regioni vogliono continuare con la lotta bio alla cimice - Ultima modifica: 2023-03-09T01:02:25+01:00 da K4

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