La norma che consente l’utilizzo del digestato quale fertilizzante equiparabile a quelli chimici è importante sia per gli effetti diretti della sua applicazione, sia per il significato più ampio che assume, divenendo punto di partenza per lo sviluppo di un nuovo paradigma in zootecnia. L’equiparazione del digestato ai fertilizzanti chimici permette di utilizzare il digestato a bilancio di azoto anche in zone vulnerabili oltre i 170 kg/ha, con forte rispetto dell’ambiente (effetto diretto).
Il primo esempio di economia circolare
Il digestato equiparabile rappresenta, anche, la prima vera applicazione di economia circolare in agricoltura. Tale applicazione non rimane un semplice enunciato, ma a buon diritto si colloca in una logica di “nuova pratica agricola” il cui fine è l’effettiva sostenibilità ambientale degli allevamenti zootecnici, cosi come declinato nelle “norme” che regolano l’utilizzo del digestato equiparabile. L’impatto degli allevamenti zootecnici con particolare riferimento alla qualità delle acque e dell’aria è ormai noto e sempre più spesso utilizzato per screditare il sistema agricolo andando ben oltre quelle che sono, innegabilmente, alcune colpe della zootecnia.
I limiti dell'attuale zootecnia
La risposta a tali attacchi non può essere la difesa “a tutti i costi”, ma piuttosto un riconoscimento dei limiti della attuale zootecnia e la consapevolezza che i problemi vanno affrontati con strumenti validi, utili al settore e sostenibili (anche economicamente). Tra le soluzioni proposte, la digestione anaerobica calata in un contesto zootecnico è utile in termini ambientali e per il rilancio della zootecnia (effetto indiretto).
La digestione anaerobica è una piattaforma biotecnologica in grado di trasformare i reflui in fertilizzanti e al contempo produrre energia rinnovabile con una forte riduzione delle emissioni di gas serra (zero metano).
Abbassare l'impronta ecologica
Il recupero di nutrienti ha quale effetto la promozione di pratiche di economia circolare a “ciclo corto” consentendo la forte riduzione dell’uso dei concimi chimici, con effetti diretti sull’ambiente. Il recupero dei nutrienti inserito nella filiera latte/carne/biogas dà valore aggiunto alla filiera aumentando la resa energetica delle trasformazioni dei foraggi in carne/latte (uova) (dal 10-15 % al 35-50%) e riducendo “l’impronta ecologica della zootecnia”.
Meno nitrati e meno particolato
L’utilizzo di fertilizzanti da digestione anaerobica secondo buone pratiche (es. digestato equiparabile), riduce fortemente la quantità totale di N al campo (-150/200 kg/ha), riducendo il rischio “nitrati” e riducendo le emissioni di N e quindi del particolato in atmosfera. La digestione anaerobica favorisce il recupero dei nutrienti, anche in quelle aree a intensa attività zootecnica, permettendone la loro dislocazione in altre aree.
La gestione dei reflui, la direttiva nitrati e ora il problema legato alle emissioni in atmosfera, di fatto scoraggiano l’ulteriore sviluppo della zootecnia, soprattutto in quei territori interessati da una elevata pressione zootecnica.
Un nuovo paradigma
La proposta del nuovo paradigma “zootecnia, biogas e economia circolare” ha l’obiettivo di ridurre fortemente la pressione zootecnica. È evidente che se venissero meno i problemi ambientali, diventa possibile immaginare nuovi investimenti nel settore .
Ma chi paga l’implementazione del nuovo paradigma? Il New Green Deal e le future politiche nazionali in tema di approcci green, sono l’occasione per il recupero di risorse. È evidente che trovare forme di sostentamento alla produzione di energia rinnovabile e al recupero dei nutrienti permetterebbe indirettamente di finanziare tutte le opere utili all’applicazione del paradigma “zootecnia, biogas e economia circolare” favorendo di fatto la transizione “ecologica.