La Legge di Bilancio per il 2023 ha previsto, al comma 443, che gli imprenditori agricoli possano provvedere alla raccolta di legname depositato naturalmente nell’alveo dei fiumi, dei torrenti, sulle sponde di laghi o di fiumi o in riva al mare a seguito di eventi atmosferici o metereologici, mareggiate o piene.
Ciò allo scopo di promuovere la produzione di energia dalla biomassa legnosa e l’autoconsumo nonché di prevenire il dissesto idrogeologico.
Anteprima di Terra e Vita 12/2023
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I criteri per accedere ai fondi
Il successivo comma 444 stabilisce l’istituzione di un apposito Fondo, con una dotazione pari a 500.000 euro all’anno a decorrere dal 2023, per finanziare progetti dedicati alla suddetta raccolta.
Il contenuto di questi due commi è dettagliato nel decreto Masaf recentemente firmato dal ministro Francesco Lollobrigida, con il quale sono specificati i criteri e le modalità di ripartizione delle risorse del Fondo, di cui potranno essere beneficiari gli imprenditori agricoli e forestali, singoli o associati in cooperativa, anche in rete tra loro e i lavoratori agricoli, anche pensionati, le organizzazioni agricole o associazioni datoriali, di categoria, ambientaliste.
(ne abbiamo parlato anche qui)
I criteri di priorità dei progetti per l'attività di raccolta di legname, da realizzare in territori colpiti da eventi atmosferici o meteorologici dove sia stato dichiarato lo stato di emergenza con provvedimento statale o l'allerta metereologica o stato di calamità con provvedimento regionale o provinciale nei cinque anni antecedenti la data di avvio della procedura, riguardano:
- le modalità di impiego della biomassa legnosa raccolta (con preferenza per l'impiego in filiera corta),
- le modalità di trasporto della biomassa legnosa (con preferenza per modalità atte a garantire la sostenibilità ambientale),
- gli obiettivi del progetto (con preferenza per quelli direttamente orientati a prevenire il dissesto idrogeologico), ecc.
Gli interventi eseguiti non potranno comportare un peggioramento delle condizioni ambientali e delle risorse naturali e dovranno essere conformi alle norme nazionali e unionali in materia di tutela ambientale.
Una norma anti-dissesto
Prioritario scopo della importante norma risulta il contrasto al dissesto idrogeologico, favorendo la raccolta del legname depositato negli alvei di fiumi e torrenti con l’obiettivo di mitigare i rischi di esondazione.
Di fatto, viene implementato a livello nazionale quanto in atto in varie realtà amministrative regionali, quali Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, al fine di contribuire alla sicurezza idraulica del territorio.
L’insufficiente azione manutentiva degli alvei è stata negli ultimi decenni una delle cause di danni alluvionali sul territorio nazionale. Peraltro, tale manutenzione è argomento delicato in quanto coinvolge molteplici aspetti, da quello della sicurezza idraulica a quello dell’impatto sull’ambiente (funzione di corridoio ecologico del corso d’acqua, conservazione e valorizzazione del patrimonio naturalistico dei corpi idrici).
In particolare, l’accumulo di detriti legnosi in prossimità di ponti e restringimenti di sezione comporta la riduzione della sezione utile al deflusso delle portate, con i conseguenti rischi di esondazione. Il fattore che incide maggiormente è il rapporto tra la portata volumetrica dei tronchi in ingresso al corso d’acqua e la portata liquida; altri fattori rilevanti sono il rapporto tra la lunghezza dei tronchi e la larghezza della sezione fluviale e il rapporto tra il diametro dei tronchi e il tirante idrico medio.
La condizione più critica favorente il fenomeno di accumulo di detriti arborei in alveo è l’erosione di sponda; all’uopo, la vegetazione ripariale gioca un ruolo fondamentale e le condizioni a monte rappresentano un fattore significativo per l’evoluzione degli accumuli: inefficienti gestione selvicolturale e sistemazione idraulica a monte possono, infatti, incrementare la disponibilità di tronchi mobilitabili dalla corrente durante eventi di piena.
Incentivo alla manutenzione dei corsi d’acqua
La manutenzione riguarda il mantenimento delle sezioni originarie di deflusso, con il ripristino della volumetria originaria e della primitiva funzionalità, senza alterare lo stato dei luoghi. In questa fattispecie rientra la possibilità di raccolta del legname che viene a depositarsi in alveo, condizione particolarmente critica soprattutto a monte di ponti sensibili e a ridosso di aree fortemente urbanizzate.
I detriti arborei tendono a depositarsi o rallentare quando incontrano barre, restringimenti di sezione e manufatti per cui la larghezza della sezione diventa minore della lunghezza dei tronchi, innescando il fenomeno di ostruzione e accumulo. L’evoluzione dell’accumulo è fortemente influenzata dalla presenza di elementi “chiave”, rappresentati dai tronchi che ne innescano la formazione.
L’impatto ecologico è limitato
Nella pratica, la raccolta di legname a cui la norma in questione ha dato il via libera a livello nazionale verosimilmente riguarderà, in larga parte, il materiale legnoso di maggiori dimensioni, che in genere rappresenta l’elemento chiave a partire dal quale si formano gli accumuli di detriti arborei. In questa prospettiva è utile evidenziare che il materiale legnoso con diametro ≥ 10cm (detto, in gergo tecnico, large woody debris) costituisce generalmente non più del 4-5% del totale della biomassa dei detriti legnosi fluitati, cosicché, nella massima parte degli interventi di raccolta, l’impatto sulla funzionalità ecologica del corso d’acqua in termini di catene trofiche sarà presumibilmente molto limitato.
Occorre prestare sempre attenzione alle possibili occlusioni degli attraversamenti nei canali di dimensioni più ridotte e alle situazioni di eccessiva sedimentazione localizzata. Nei tratti con condizioni di rischio ridotto, i detriti legnosi possono anche essere preservati, prevedendo comunque periodici sopralluoghi, soprattutto dopo eventi di piena di una certa eccezionalità.
Nel caso di tronchi di lunghezza rilevante che non si ritenga opportuno raccogliere, essi possono essere ridotti in pezzi di dimensioni ridotte in modo da facilitarne la fluitazione.
Va inoltre segnalata l’opportunità che gli interventi di raccolta tengano conto del periodo riproduttivo della fauna ittica (a esempio, sospendendoli in determinati mesi) e la necessità che in presenza di aree dedicate alla conservazione della natura (Parchi nazionali e regionali, siti della rete Natura 2000) gli interventi siano conformi alle prescritte misure di protezione ambientale, fatto ovviamente salvo quanto dettato da ragioni di tutela della pubblica incolumità.
Piermaria Corona
Direttore del Centro di ricerca Foreste e Legno – CREA
Membro del Comitato Tecnico Scientifico di Edagricole
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La manutenzione dei corsi d’acqua diventa un’opportunità per gli agricoltori: non credo affatto sia una opportunità in quanto molto spesso, soprattutto in ambito di pianura , quel legname ha spesso “assorbito” (scusate il termine improprio) materiale sabbioso quindi difficilmente recuperabile a fini diversi previsti dal bando. Gli operatori forestali e gli agricoltori conoscono il problema e scarteranno a priori tali alberi lasciandoli in alveo o a margine sulle sponde non ottenendo alcun risultato effettivamente tangibile. Sarebbe stato molto meglio indirizzare tali materiali al riutilizzo per creare dei pennelli vegetabili dalle sponde verso l’alveo dove il loro posizionamento può avere un significato, ma serve un progetto e quindi uno studio dell’alveo, delle correnti e dello stato delle sponde.