Estesi versanti collinari da riconsolidare

Alfredo Posteraro, presidente dell'Ordine degli Agronomi e Forestali di Bologna e dell'Emilia Romagna e referente regionale della Protezione civile
In Emilia-Romagna intere colline liquefatte dall’azione combinata della doppia tempesta di maggio. Posteraro (presidente dell’Ordine degli agronomi regionale): «Il 70% dei danni è a carico del comparto primario». «Occorrerà applicare le migliori tecniche di ingegneria naturalistica per mettere in sicurezza il territorio»

Alfredo Posteraro, presidente dell’Ordine degli agronomi e forestali di Bologna e dell’Emilia Romagna è il referente regionale della Protezione civile.

Agronomi e Forestali sono infatti “arruolati” come componenti della Struttura Nazionale che mette a disposizione del Dipartimento di Protezione civile i propri tecnici. Posteraro ha compiuto quindi in questi giorni numerosi sopralluoghi, sia in collina che in pianura per valutare l’entità dei danni e studiare le azioni da avviare per il ripristino delle aree in forte dissesto idrogeologico.

Stavolta non è colpa della pressione antropica

«Il 70% dei danni -dice -, sia per esondazione dei corpi idrici che per l’effetto di smottamenti e frane, sono a carico del comparto agricolo, agroalimentare e zootecnico».

Le frane in particolare hanno interessato interi versanti collinari: sono 305 quelle censite ufficialmente e interessano non solo il ravennate e forlivese ma anche il bolognese. In alcuni casi sono scivolate a valle intere colline, con boschi composti anche da piante secolari e senza pressioni antropiche. «Un effetto che non si è mai visto prima e che richiede la necessità di studiare le migliori tecniche di consolidamento da applicare».

Danni di questo tipo si sono visti a Casola Valsenio, nell’alta valle del Lamone, a Castrocaro, a monte di Forlì, ma anche nella dorsale che, nel Bolognese, separa la valle del torrente Zena da quella dell’Idice all’altezza del Comune di Monterenzio, con frane che hanno interrotto strade e interessato numerose abitazioni.

Mai piovuto così tanto

Quali sono le cause?

«Qualcosa non ha certamente funzionato nella gestione e nella pulizia degli alvei dei fiumi. Le aziende agricole del resto denunciano l’eccessiva burocrazia necessaria anche solo per allontanare l’intralcio di tronchi e rami che ostruiscono il deflusso delle acque in tempi normali».

«Figuriamoci quando arrivano, in rapida sequenza due fronti di perturbazione come quelli del 2 e del 16 maggio».

Nel primo caso sono infatti caduti da 150 a 250 mm d'acqua in circa 36 ore, ovvero quanto dovrebbe piovere in tutto il trimestre marzo-maggio. Secondo l'Agenzia Regionale per la Prevenzione e l'Ambiente dell'Emilia-Romagna (Arpae), in 62 anni di rilevazioni non aveva mai piovuto così tanto in due giorni in primavera a scala regionale. Le emergenze in questo caso hanno riguardato i bacini dei fiumi Sillaro, Senio e Lamone, con il primo allagamento di Faenza (e purtroppo le prime due vittime). Il canale Ravone, tombato sotto la città di Bologna, ha invaso via Saffi in prossimità di un cantiere per lavori di manutenzione.

Il secondo episodio, il 16-17 maggio, ha incredibilmente interessato con modalità analoghe le medesime zone, determinando però effetti ancora più estesi e catastrofici.

Dal Bolognese al Montefeltro sono caduti in media 100 e 250 mm rispettivamente in pianura e in collina, ma nel bacino del Senio, a Casola Valsenio la sommatoria delle due perturbazioni ha superato i 536 mm e a Monte Trebbio, nel bacino del Lamone, si sono superati, in questi due giorni, i 609 mm (il 58% di quanto piove in un anno).

Adriatico riluttante

«Si è così sviluppata repentinamente una nuova ondata di piena che ha interessato praticamente tutti i corsi d'acqua tra Bologna e Rimini». Straripamenti o rotture di argini sono stati registrati in 24 fiumi e torrenti, interessando anche centri abitati, strade, autostrade e ferrovie. Le mareggiate hanno contrastato il deflusso delle acque nell’Adriatico causando allagamenti su decine di migliaia di ettari.

Compromessa anche la struttura dei suoli forestali

«È stato l’effetto combinato della doppia ondata a causare i danni nella fascia collinare. La prima perturbazione del 2 maggio ha trovato infatti terreni molto al di sotto della loro capacità idrica, l’acqua si è infiltrata in profondità lungo le spaccature». «La seconda ondata ha trovato terreni già imbevuti, compromettendone la struttura e causando lo scivolamento rispetto agli strati impermeabili sottostanti».

I danni sono da milioni e milioni di euro, per l’estensione dell’area colpita il totale potrebbe essere superiore a quello del sisma del 2012 e ci vorranno anni per rimettere in sesto il territorio.

MIsure e deroghe ad hoc nella Pac

Come si riparano guasti simili?

«L’esperienza di Agronomi e Forestali diventerà strategica per la gestione della ricostruzione. Per mettere in sicurezza così tanti fronti di frana non si può pensare di ricorrere al cemento armato ma alle migliori tecniche di ingegneria naturalistica, attraverso rinaturazione dei crinali con essenze antierosive, geotessuti, ecc.». «La tutela del territorio si fa anche con l’opera di costante manutenzione della rete di fossi e scoline garantita dalla presenza dell’agricoltura». La nuova Pac appena partita ne dovrà tenere conto, applicando deroghe e misure per favorire chi applica con professionalità e coscienza queste azioni di tutela territoriale.


Edagricole sostiene l'iniziativa di raccolta fondi
per l'Emilia-Romagna alluvionata. 

L'Iban per la donazione, intestato a “Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell'Emilia Romagna” è il seguente:

IT69G0200802435000104428964

La causale da indicare è “Alluvione Emilia-Romagna"


Estesi versanti collinari da riconsolidare - Ultima modifica: 2023-05-29T06:38:59+02:00 da Lorenzo Tosi

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