Da rifiuto organico a compost, un percorso difficile ma possibile

Gli scarti organici della cucina possono essere utilizzati per produrre un prezioso compost, utile come ammendante per il terreno. Foto: PantherMedia/Marina Lohrbach
E su cui sta puntando l'Unione europea, in particolare con un progetto che mira ad aiutare le città a raggiungere gli obiettivi di salute del suolo attraverso la loro rigenerazione, ottimizzando le varie fasi della catena di produzione del compost

Oggi più che mai, la gestione dei rifiuti organici rappresenta una sfida centrale per l’agricoltura e la sostenibilità urbana. In un’Europa che punta alla neutralità climatica e alla tutela del suolo, il compostaggio dei residui alimentari e verdi non è solo una questione ambientale, ma anche un’opportunità concreta per migliorare la fertilità dei terreni e ridurre la dipendenza dai fertilizzanti chimici. In questo scenario si inserisce il progetto europeo Bin2Bean, che mira a ottimizzare la raccolta e la valorizzazione dei rifiuti organici nelle città, promuovendo soluzioni innovative, sostenibili e replicabili.

Tuttavia, trasformare i rifiuti organici in compost di qualità, realmente utile per l’agricoltura, resta un percorso tutt’altro che semplice. Chiunque abbia mai compostato avanzi di cibo, rifiuti di giardino e foglie autunnali lo sa: si tratta di un lavoro intenso e dispendioso in termini di tempo. Inoltre, un buon ammendante si crea solo se non vengono mescolati altri rifiuti: la presenza di plastica o altri inquinanti può rendere il compost inutilizzabile.

Questi principi si applicano in generale anche ai processi industriali che utilizzano rifiuti organici come materia prima:

  • I processi aerobici e anaerobici richiedono spazio e tempo. I microrganismi devono trovare condizioni di vita ideali per produrre compost utilizzabile e, nel caso della fermentazione, per generare la maggiore quantità possibile di metano (componente del biogas).
  • Materiali di ingresso di bassa qualità rendono più complesso il processo biochimico, mentre la presenza di impurità può portare a un compost inutilizzabile.

Attualmente, nell’Unione Europea vengono raccolti e trattati separatamente circa 71 milioni di tonnellate di rifiuti di cucina e da giardino (dati del 2017, Regno Unito incluso) [1].
Per raggiungere l’obiettivo di riciclare il 65% dei rifiuti urbani, come richiesto dalla Waste Framework Directive del 2018, sarebbe necessario separare e trattare, con processi aerobici o anaerobici, altri 40 milioni di tonnellate di rifiuti organici [2].

L’Ue punta sul recupero del compost

Il progetto Bin2Bean, finanziato dall’Ue [3], mira ad aiutare le città a raggiungere gli obiettivi di salute del suolo attraverso la loro rigenerazione. Il consorzio, coordinato dal Consorzio Italbiotec di Milano, coinvolge undici partner provenienti da sette paesi diversi dell’UE, che collaborano per affrontare le sfide legate al raggiungimento di tale scopo. Ecco alcuni esempi rappresentativi:

  • Collocazione dei contenitori: I bidoni per la raccolta differenziata dei rifiuti organici sono spesso difficili da posizionare nelle aree residenziali ad alta densità e, soprattutto durante la stagione calda, devono essere svuotati frequentemente per evitare problemi igienici.
  • Motivazione delle persone: È necessario incentivare i cittadini a separare correttamente i rifiuti organici e verdi, dedicando tempo alla preselezione e, spesso, percorrendo distanze maggiori per raggiungere i contenitori appositi.
  • Impurità nei rifiuti: La presenza di impurità, in particolare plastica, nei bidoni dei rifiuti organici è talvolta molto elevata e può ostacolare o addirittura impedire l’utilizzo finale del compost.
  • Accettazione del compost: Anche quando il compost ottenuto dai rifiuti organici è di alta qualità, persistono delle riserve sulla sua applicazione. La sua commerciabilità come “ammendante” [4] è possibile solo se vengono rispettate numerose caratteristiche qualitative e limiti normativi.

Raggiungere questo obiettivo non significherebbe solo un uso più razionale dei rifiuti:
i suoli dell’UE sono infatti gravemente minacciati dall’erosione o da un eccessivo apporto di fertilizzanti, e spesso presentano un contenuto di humus insufficiente. Secondo l’Agri-Soil Mission Board, organo consultivo della Commissione UE per la protezione del suolo, circa il 75% dei suoli europei non soddisfa almeno uno dei criteri di qualità per un suolo sano [5].

Gli ammendanti come il compost da rifiuti organici possono incrementare il contenuto di humus, oltre che la resilienza dei suoli contro l’erosione e la loro capacità di trattenere l’acqua piovana. Un maggiore contenuto di nutrienti disponibili può inoltre migliorare le rese dei raccolti. Inoltre, l’incorporazione del compost nei suoli consente di immagazzinare carbonio. Grazie a questo “sequestro del carbonio”, attualmente circa 1,2 milioni di tonnellate di CO₂ all’anno vengono già trattenute nei suoli dell’UE. [1]

Bin2Bean ambisce quindi a promuovere la valorizzazione di rifiuti organici come ammendanti tramite catene del valore innovative ed economicamente sostenibili [2].

Il progetto non introduce scoperte rivoluzionarie, ma si concentra sull’ottimizzazione delle diverse fasi della catena (vedi Figura 1) nelle varie regioni:

  • Mantenere o migliorare la qualità dei rifiuti organici raccolti, aumentando anche i volumi di raccolta.
  • Sensibilizzare il pubblico sull’importanza della separazione dei rifiuti organici e della salute del suolo.
  • Promuovere l’utilizzo del compost prodotto dai rifiuti organici tramite modelli di business adeguati.
  • Creare uno schema di valutazione per l’intera catena del valore, come strumento per i decisori locali, per impostare o ottimizzare il sistema che va dai rifiuti organici e verdi fino a un ammendante a base di compost.
Figura 1: Catena del valore della trasformazione di rifiuti organici e verdi in ammendanti personalizzati (semplificata)

Tre città pilota

Per mettere in pratica queste strategie, Bin2Bean ha attivato tre Living Labs nelle città di Amburgo, Amsterdam ed Egaleo (Atene). Qui, stakeholder pubblici e privati, scuole, agricoltori, tecnici e gestori dei rifiuti collaborano per sperimentare soluzioni concrete in contesti urbani ad alta densità.

In ciascun Living Lab, il progetto analizza il flusso dei materiali – dal consumo alimentare alla produzione di compost – e valuta l’efficacia delle diverse modalità di raccolta, comunicazione e trattamento.

Tra le innovazioni in studio, anche la possibilità di sostituire i tradizionali bidoni con trituratori alimentari negli edifici multipiano, per semplificare la raccolta e ridurre le impurità.

Risultati iniziali

Il progetto è iniziato nel settembre 2023 e si concluderà alla fine di agosto 2026.

Tutte le fasi della catena del valore nei tre Living Labs sono già state registrate e documentate ed emergono già fatti interessanti:

  • La possibilità di attribuire i rifiuti organici raccolti separatamente a uno o pochi nuclei familiari rappresenta la soluzione migliore dal punto di vista della qualità.
  • Nelle grandi strutture abitative, le famiglie dovrebbero poter utilizzare contenitori per rifiuti organici accessibili tramite tessere elettroniche individuali o simili, per evitare contaminazioni maggiori.
  • L’obbligo, previsto dalla Waste Management Directive, che i produttori di rifiuti – quindi anche i cittadini – si facciano carico dei costi della gestione dei rifiuti dovrebbe incentivare la preselezione dei rifiuti organici.
  • Tuttavia, il passaggio a tariffe che premiano il successo della raccolta differenziata richiede tempo e il sostegno politico nelle città.
  • Informazioni sulla salute del suolo, sulla carenza di nutrienti e di humus, nonché sulle contaminazioni esistenti, possono aiutare a predisporre ammendanti su misura a base di compost.
  • La separazione di sostanze inquinanti e materiali indesiderati dai rifiuti organici, tramite adeguati pretrattamenti e post-trattamenti del compost, risulta già piuttosto efficiente negli impianti tecnologicamente avanzati.

Alcuni risultati intermedi, come il manuale 'From Bio-Waste to Soil', sono già disponibili per il download sul sito del progetto.

Tra le attività più rilevanti previste per la seconda parte del progetto, è inclusa anche un’analisi approfondita delle normative UE in materia di rifiuti organici, fertilizzanti, compost e ammendanti del suolo. Verranno inoltre esaminati i rispettivi quadri normativi nazionali nei tre Living Labs, al fine di individuare eventuali criticità o barriere legate al contesto giuridico.

Riferimenti

[1] EEA (2020): Bio-waste in Europe – turning challenges into opportunities, EEA Report 04/2020; ISBN 978-92-9480-223-1

[2] ECN (2023): ECN Status Report 2022; https://www.compostnetwork.info/wordpress/wp-content/uploads/ECN-rapport-2022.pdf

[3] BIN2BEAN – Boosting the market deployment of safe, effective and sustainable innovations for soil improvement from bio-waste, towards regenerative soil systems; Horizon-MISS-2022-SOIL-01-10; https://www.bin2bean.eu/

[4] EU Fertilising Products Regulation 2019/1009 (FPR). Soil improvers are defined under PFC 3 in the Annex.

[5] Veerman, C., Pinto Correia, T., Bastioli, C., et al. (2020): Caring for soil is caring for life. (Ed.: EU Publications Office); https://data.europa.eu/doi/10.2777/821504

[6] Living Labs Tool Box, see https://www.bin2bean.eu/wp-content/uploads/2024/10/BIN2BEAN-Living-Lab-Toolbox.pdf

[7] European Soil Data Center, EU Soil Observatory; https://esdac.jrc.ec.europa.eu/euso

Sito web: www.bin2bean.eu

Contatti:
giulio.poggiaroni@etaflorence.it
edoardo.nencetti@etaflorence.it

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Da rifiuto organico a compost, un percorso difficile ma possibile - Ultima modifica: 2025-05-26T13:01:54+02:00 da Alessandro Piscopiello

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