Se fosse stata una partita di calcio il risultato si potrebbe riassumere così: nell'incontro diretto dal Tar del Lazio i liberi professionisti battono Agea 4-1. Il tribunale amministrativo ha infatti emesso la sentenza in merito al ricorso presentato dal Centro assistenza agricola liberi professionisti Srl coadiuvato dalla Rete nazionale delle professioni dell'area tecnica e scientifica (Rpt) dal Collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati (Cnpapal), contro la bozza di convenzione tra Caa e Agea per il 2021 presentata dal direttore Gabriele Papa Pagliardini lo scorso novembre. La la deliberazione n. 25 del 6/11/2020 è dunque annullata.
Dei cinque punti contestati dai ricorrenti quattro sono stati accolti. In particolare quello che prevedeva l'obbligo di assunzione per il personale abilitato ad accedere al portale Sian e di fatto escludeva i liberi professionisti dalla gestione dei fascicoli delle aziende agricole, racchiusa nei commi 3 e 4 dell'articolo 4. Eccoli:
3. Entro il 31 marzo 2021 almeno il 50 per cento degli operatori titolari abilitati ad accedere ed operare nei sistemi informativi dell’Organismo pagatore devono essere lavoratori dipendenti del Caa o delle società con esso convenzionate. A far data dal 30 settembre 2021 tutti gli operatori titolari abilitati ad accedere ed operare nei sistemi informativi dell’Organismo pagatore devono essere lavoratori dipendenti del Caa o delle società con esso convenzionate.
4. La mancata ottemperanza agli obblighi assunti con scadenza 31 marzo 2021 di cui al comma 3 comporta la riduzione del 20 per cento dei compensi spettanti al Caa per l’anno 2021. La mancata ottemperanza agli obblighi assunti con scadenza 30 settembre 2021 di cui al comma 3 comporta la disabilitazione delle credenziali di accesso al Sian degli operatori interessati dalla medesima decorrenza.
Smontate le tesi di Agea
Nelle 17 pagine della sentenza i giudici bocciano la tesi sostenuta dal direttore di Agea Papa Pagliardini per giustificare l'obbligo di avere personale assunto all'interno degli uffici. "Il modulo organizzativo imposto dallo schema di Convenzione – scrivono – di conseguenza, non risulta congruente con la perseguita finalità di consentire un processo di efficientamento dei Caa e, per il tramite di questi, di Agea stessa. La maggior efficienza del modello organizzativo in cui l’accesso al Sian avviene tramite lavoratori dipendenti, affermata nel parere Agcm senza una puntuale motivazione e fatta propria senza ulteriori argomentazioni dalla delibera gravata, risulta dunque non sussistente in fatto. Il modulo organizzativo imposto dallo schema di Convenzione, di conseguenza, non risulta congruente con la perseguita finalità di consentire un processo di efficientamento dei Caa e, per il tramite di questi, di Agea stessa".
Accolte anche altre obiezioni mosse dai ricorrenti. Come il fatto che per i lavoratori dipendenti non è richiesto il possesso di alcun titolo di studio specialistico né il necessario tirocinio specialistico.
Nelle prossime settimane il Tar dovrà pronunciarsi anche sugli altri tre ricorsi presentati dai contro la bozza di convenzione. Quello dei Caa Canapa (agrotecnici), Sae (periti agrari) e Unicaa (agronomi). Difficile immaginare che il parere dei giudici possa discostarsi da quello già espresso. Non si sa se Agea e il Mipaaf impugneranno la sentenza al Consiglio di Stato o se accetterà la decisione delle toghe di via Flaminia. Comunque vada è un'altra gatta da pelare per il ministro Patuanelli, già alle prese con la grana del riparto dei fondi Feasr tra le Regioni.
Liberi professionisti: «grande soddisfazione»
«Grande soddisfazione – sottolinea il Caa Liberi Professionisti – nell’aver visto accolte le nostre ragioni, le ragioni dei liberi professionisti che operano in agricoltura. Si tratta di un punto nodale della professione, del fatto che i liberi professionisti abbiano titolo e possano fornire al mondo dell’agricoltura servizi e competenze, con responsabilità e efficienza, a sostegno del sistema Paese e delle sue imprese agricole. Si tratta di una sentenza molto attesa, che sarebbe dovuta arrivare entro il 30 settembre 2021, ovvero prima dello scoccare del termine entro cui Agea avrebbe potuto disabilitare le credenziali di accesso al Sian agli operatori non lavoratori dipendenti ma liberi professionisti».
Agronomi: «Dimostrato che quello di Agea era un atto illegittimo»
"Una vittoria attesa, che ha annullato quello che nei fatti si è dimostrato un atto illegittimo". Con queste parole il Conaf saluta con soddisfazione la sentenza.
«Quella di oggi è una vittoria del buon senso, che ripristina il ruolo dei liberi professionisti – dichiara la presidente del Consiglio dell'ordine nazionale dei dottori agronomi e dei forestali Sabrina Diamanti –. Non solo siamo fondamentali nello svolgere le funzioni di natura amministrativa-burocratica in forza del principio di sussidiarietà orizzontale, ma siamo capaci di offrire requisiti di qualità professionale anche superiore a quella dei dipendenti, poiché l’ordinamento richiede per i professionisti collaboratori requisiti più stringenti che per i dipendenti».
«Un risultato pieno – rimarca Diamanti – ottenuto grazie all’azione concertata delle categorie di professionisti che hanno agito unite, a partire dal Consiglio Nazionale dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati fino alla Rete Professioni Tecniche, che si sono affiancate ad adiuvandum all’azione promossa dal Centro assistenza agricola liberi professionisti. Un esempio di come, agendo uniti, si possano raggiungere grandi traguardi».
Periti agrari: «Vittoria di tutti per il bene dell'Italia»
Anche il presidente del Collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati Mario Braga, da sempre in prima linea in questa battaglia, parla di grande vittoria per la categoria. «Vittoria del Caa Liberi Professionisti ottenuta anche per tutti i Caa che hanno condiviso la battaglia per correggere la delibera Agea – afferma Braga –. L’Italia forse dovrebbe rifondare l’Agea per offrire agli imprenditori agricoli risposte immediate, e di qualità professionale».
«Abbiamo vinto, ma ha vinto soprattutto il nostro Paese, l’Italia, le Organizzazioni professionali agricole e gli imprenditori agricoli che hanno condiviso questo progetto di nuovo modello di servizi all’agricoltura fondato sul principio di sussidiarietà – continua il presidente del Cnpapal –. Ha vinto l’agroalimentare italiano che può contare su qualità professionali e intellettuali riconosciute e apprezzate. Ha vinto una parte della politica. quella che nelle sedi parlamentari ha insistentemente posto la domanda sul modello gestionale dei Caa e di una convenzione fuori tempo e fuori luogo».
«E ha vinto la lungimiranza rispetto a strumentalità fini a sé stesse – conclude Braga togliendosi qualche sassolino dalle scarpe – e se qualcuno vuole ancora affermare che eravamo distratti, ovvero che hanno vinto altri, sappia che la perseveranza e la pazienza intrise di impegno e di sguardo lungimirante sono il miglior viatico per guardare al futuro post pandemico del nostro Paese».
Agrotecnici soddisfatti a metà: «Faremo appello»
Grande soddisfazione perché «il muro dei liberi professionisti agrari ha retto l’urto di chi voleva annientarli», ma anche amarezza per il rigetto "per difetto di legittimazione a ricorrere" del ricorso presentato dal Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati, appoggiato ad adiuvandum dalla Cassa di previdenza degli agrotecnici e dal Cup, il Comitato unitario dei professionisti.
Questo lo stato d'animo degli agrotecnici, espresso in una nota dal presidente degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati Roberto Orlandi
«Se il tanto agognato risultato di annullare la delibera di Agea è stato ottenuto – ragiona Orlandi – il Tar, con diversa sentenza, ha rigettato il ricorso da noi presentato affermando che non avessimo titolo a intervenire nella vicenda che riguarderebbe invece solo il rapporto fra i Caa privati e Agea. Una ricostruzione in parte riduttiva e in parte contradditoria – lamenta – che non convince e che appelleremo al Consiglio di Stato, confidando di vedere confermata la possibilità di difendere il diritto al lavoro di ogni suo iscritto».