I prezzi elevati dei cereali non resisteranno a lungo, ma si prevede un recupero dei consumi e dell'export. Bene l'olio extravergine d'oliva, vino in cerca di sbocchi, latte e formaggi inossidabili, carni in difficoltà
L'agricoltura europea ha mostrato resilienza durante la crisi provocata dalla pandemia da coronavirus e il resto del 2021 offre prospettive positive in vista della riapertura dei canali ospitalità e ristorazione. A dirlo sono le previsioni della Commissione europea contenute nel rapporto periodico sulla situazione a breve termine dei mercati agricoli, realizzate incrociando i dati dei diversi settori con quelli del contesto socio-economico.
"L'aumento delle vendite al dettaglio e dei consumi domestici - si legge nel documento - ha parzialmente compensato le perdite nei servizi di ristorazione". I prezzi delle principali materie prime agricole sono in forte aumento, così come quelli dei fertilizzanti (urea +38% tra dicembre e febbraio), ma si tratta di "fenomeni a breve termine ed è prematuro dire che siamo di fronte a un nuovo super ciclo", come quello che dieci anni fa portò all'aumento di tutti i prezzi alimentari e delle commodity energetiche.
Nel caso del vino e dell'olio d'oliva, il consumo interno dell'Ue è in aumento (+2% e +3% rispettivamente) e le prospettive di esportazione stanno migliorando soprattutto per il vino, con spedizioni 2020/21 previste in aumento del 5%.
1. Seminativi, prezzi in alto
Negli ultimi mesi i prezzi dei principali seminativi sono aumentati spinti da una domanda crescente e dall'incertezza circa il calo globale dei rapporti tra stock e utilizzo. Secondo i dati più recenti dell'Agricultural Market Information System, il rapporto stock-uso finale globale 2020/21 per mais e semi di soia potrebbe diminuire rispettivamente del 10% e del 25%. Per quanto riguarda il frumento, il rapporto resta al passo con un 2% di aumento di anno in anno (39%). Per lo zucchero, il rapporto stock/consumo è al minimo da nove anni (38%).
I flussi commerciali dell'Ue dovrebbero diminuire nel 2020/21. Le esportazioni di grano potrebbero diminuire del 27%, mentre le importazioni di mais e semi di soia potrebbero scendere a 16,5 e 14,6 milioni di tonnellate. Le esportazioni di zucchero potrebbero scendere a un minimo storico di 0,8 mln/t.
Si stima invece che le importazioni di colza rimangano elevate a causa del limitato recupero dela produzione interna dell'Ue e una forte domanda, in particolare di oli vegetali. La campagna di commercializzazione 2021/22 potrebbe vedere un rimbalzo della produzione di cereali, allentando la pressione sui prezzi. Dati gli ultimi dati sulla semina di colture invernali e media presunta dei rendimenti, la produzione del Vecchio continente potrebbe raggiungere i 292,5 mln/t. La produzione di semi oleosi dovrebbe raggiungere i 30,4 mln/t, dopo due anni consecutivi con livelli bassi, nonostante un timido recupero della produzione di colza. La domanda di olio vegetale dei 27 Paesi potrebbe aumentare dell'1,5% su base annua, supponendo che la ripresa economica continui.
2. Buone prospettive per l'olio evo, si spera di smaltire le scorte di vino
Bruxelles stima che nel 2020/21 la produzione di olio d'oliva dell'Ue potrebbe raggiungere quasi i 2,1 mln/t. L'aumento della produzione spagnola dovrebbe più che compensare il calo nei restanti Paesi. Le vendite al dettaglio potrebbero sostenere ulteriormente una crescita dei consumi interni (+3%) mentre le esportazioni potrebbero rimanere stabili, sostenute da un aumento delle spedizioni verso gli Stati Uniti. Questo, combinato con le importazioni inferiori a causa della minore disponibilità nei Paesi extraeuropei, dovrebbe contribuire a ridurre ulteriormente le scorte e continuare a sostenere i prezzi dell'olio evo continentale, quindi anche di quello italiano.
Secondo le stime degli analisti della Commissione, nel 2021 la produzione di vino dei Paesi dell'Unione dovrebbe rimanere stabile intorno ai 157 milioni di hl. I volumi sono diminuiti in Italia e Portogallo, mentre è stata registrata una crescita in Francia, Germania e Spagna. Il consumo interno potrebbe aumentare, guidato da un aumento degli "altri usi" della produzione vinificata, tra cui la distillazione di crisi. Questo, insieme all'aumento delle esportazioni, in particolare guidato dall'aumento delle tariffe statunitensi sul vino europeo dovrebbero comportare una riduzione delle attuali elevate scorte.
La produzione di arance dell'Ue ammonta a 6,6 mln/t nel 2020/21. La quota utilizzata dall'industria potrebbe aumentare. La domanda di arance fresche dovrebbe rimanere elevata. La produzione di mele dell'Ue rimane stabile a 11,5 mln/t nel 2020/21. Le esportazioni dovrebbero continuare a diminuire a causa della forte domanda interna e del conseguente aumento dei prezzi.
3. Lattiero-caseario "resiliente"
Il report della Commissione evidenzia come il settore lattiero-caseario europeo abbia dimostrato resilienza durante i mesi più difficili della crisi Covid dello scorso anno. Nel 2021 dovrebbe aumentare la produzione dei 27 Paesi, in particolare per un aumento della resa (+2%). In Italia si prevede un aumento della produzione del 2,5%. La buona domanda globale e continentale dovrebbe migliorare ulteriormente con la riapertura della ristorazione, soprattutto nella seconda metà del 2021. Questo potrebbe continuare a sostenere i prezzi dei prodotti lattiero-caseari, che si dovrebbero tradurre in remunerazioni più elevate del latte crudo per gli agricoltori.
Il consumo di formaggio e burro dell'Ue potrebbe trarre vantaggio in particolare dalla ripresa della ristorazione, mentre le vendite al dettaglio dovrebbero rimanere a un livello più elevato rispetto al periodo pre Covid-19. Le esportazioni di latte scremato in polvere e burro potrebbero crescere (del 6% e del 4% rispettivamente), trainate in particolare dai prezzi competitivi. Il consumo di latte alimentare potrebbe rimanere elevato rispetto alla media degli ultimi anni, nonostante si preveda un recupero non completo per quanto riguarda mense e bar. Rimarrebbe, tuttavia, al di sotto dei livelli del 2020.
4. Carne, futuro incerto
La produzione di carne bovina nei 27 Paesi dell'Unione dovrebbe diminuire leggermente nel 2021, principalmente a causa di un aggiustamento strutturale nel settore delle carni bovine e lattiero-caseario combinato con una domanda inferiore. Le esportazioni verso mercati ad alto valore dovrebbero continuare ad aumentare grazie ai recenti accordi commerciali (ad es. Canada e Giappone).
Lo scoppio della peste suina africana a metà settembre in Germania ha fatto scattare immediatamente divieti di importazione di carne suina tedesca da parte di partner chiave: Cina, Corea del Sud e Giappone. Tuttavia, altri Paesi dell'Ue hanno colmato il divario e il commercio si è dimostrato resiliente, con conseguenti livelli elevati di export.
Il settore del pollame europeo continua a crescere lentamente. Anche se ci si aspetta che il commercio riprendera, le misure anti covid e l'influenza aviaria hanno messo un importante pressione al ribasso sul mercato.
Il mercato della carne ovina deve far fronte a forti carenze di approvvigionamento a livello mondiale e interno (produzione europea in calo dell'1%), portando a prezzi relativamente alti. Le esportazioni della Nuova Zelanda sono in parte reindirizzate in Asia, affrontando allo stesso tempo alcuni problemi logistici. Infine, le relazioni commerciali tra Ue e Regno Unito aggiungono incertezza al quadro.