In Italia nascono sempre meno aziende agricole

aziende agricole
I dati Movimprese di Infocamere confermano il trend in calo. Aumenta il saldo negativo tra aperture e chiusure: nel 2023 perse oltre 20mila imprese

I dati del settimo censimento generale dell’agricoltura hanno restituito una fotografia del sistema produttivo agricolo italiano profondamente ristrutturato. In particolare, nel corso dell’ultimo ventennio le aziende agricole si sono dimezzate (-53%), perdendo 1.260.138 unità e la dimensione media, espressa in termini di Sau, si è accresciuta passando da 5,5 ha del 2000 a 11,1 ha del 2020. Complessivamente, il tessuto agricolo nazionale conta 1.133.023 aziende.

Per poter scattare una fotografia più nitida e attuale della numerosità imprenditoriale è possibile fare riferimento alla banca dati Movimprese di Unioncamere-InfoCamere per gli anni 2023 e 2022. Gli aggregati utilizzati fanno riferimento alla divisione A “Agricoltura, silvicoltura e pesca” della classificazione Ateco 2007 e, nello specifico, riguardano le sottocategorie a due cifre A01(Coltivazioni agricole e produzioni di prodotti animali, caccia e servizi connessi), A02 (Silvicoltura e utilizzo di aree forestali) e A03 (Pesca e acquacoltura).

tab. 1 Numero di imprese: agricoltura e resto dell’economia
Settore Imprese Attive/registrate (in %) Imprese Tasso crescita³ (in %)
Registrate Attive1 Iscritte Cessate Saldo2
2022
Agricoltura, silvicoltura e pesca 721.614 712.692 98,8 20.922 35.681 -14.759 -2
di cui:
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi 697.232 689.267 98,9 20.149 34.498 -14.349 -2,1
Silvicoltura e utilizzo di aree forestali 11.683 11.241 96,2 495 589 -94 -0,8
Pesca e acquacoltura 12.699 12.184 95,9 278 594 -316 -2,5
Totale settori economici 6.019.276 5.129.335 85,2 312.564 361.829 -49.265 -0,8
2023
Agricoltura, silvicoltura e pesca 703.975 695.169 98,7 18.040 38.726 -20.686 -2,9
di cui:
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi 679.601 671.735 98,8 17.205 37.532 -20.327 -3
Silvicoltura e utilizzo di aree forestali 11.754 11.316 96,3 549 609 -60 -0,5
Pesca e acquacoltura 12.620 12.118 96 286 585 -299 -2,4
Totale settori economici 5.957.137 5.097.617 85,6 312.050 375.332 -63.282 -1,1
Variazione % 2023/2022
Agricoltura, silvicoltura e pesca -2,4 -2,5 -- -13,8 8,5 40,2 --
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi -2,5 -2,5 -- -14,6 8,8 41,7 --
Silvicoltura e utilizzo di aree forestali 0,6 0,7 -- 10,9 3,4 -36,2 --
Pesca e acquacoltura -0,6 -0,5 -- 2,9 -1,5 -5,4 --
Totale settori -1 -0,6 -- -0,2 3,7 28,5 --
Note: (1) Al netto delle posizioni che non hanno ancora avviato l’attività e di quelle sospese o sottoposte a procedure concorsuali; (2) Differenza tra iscritte e cessate totali;(3) Rapporto tra la differenza di iscrizioni e cessazioni sul totale delle imprese registrate. Fonte: elaborazioni degli autori su dati Infocamere-Movimprese

 

Dall’esame degli indicatori sulla numerosità imprenditoriale emerge un quadro molto simile all’andamento demografico dell’Italia, con un deciso calo delle nascite, aggravato però da un contemporaneo aumento della mortalità. A fine 2023 il numero di imprese appartenenti al settore primario presenti nella sezione speciale dei registri camerali è pari a 703.975, di cui il 98,7% (695.169) in attività (tab. 1). Secondo tale fonte, le imprese agricole nel loro complesso rappresentano il 12% circa di quelle appartenenti al tessuto produttivo nazionale, a testimonianza della loro importanza per l’economia regionale e nazionale.

Rispetto al 2022 si rileva una contrazione del numero di aziende registrate, pari a 17.639 (-2,4%), imputabile essenzialmente al calo nel settore agricolo in senso stretto (-2,5%), che rappresenta la quasi totalità dell’aggregato (fig. 1), e secondariamente a quello della pesca (-0,6%); in controtendenza il comparto della silvicoltura e utilizzo delle aree forestali (+0,6%). La riduzione è stata determinata dal numero inferiore di nuove iscrizioni (-13,8%, 2.882 aziende in meno) e dal contestuale incremento (+8,5%) nelle cessazioni di attività che, nel corso dell’anno, hanno superato la soglia delle tremila (3.045).

Articolo pubblicato sulla rubrica Primo piano di Terra e Vita

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A ben vedere la dinamica negativa relativa al 2023 non fa che confermare una tendenza ormai in corso da diversi anni, aumentandone la portata. Nonostante durante la pandemia il settore agroalimentare nel suo complesso abbia continuato a produrre per garantire le forniture alimentari, gli effetti negativi sul numero di imprese sono risultati piuttosto significativi. Nel 2021, dal confronto fra il numero di imprese iscritte e quelle cessate, emerge il protrarsi di una profonda crisi dell’imprenditoria agricola nazionale.

Infatti, il saldo tra nuove imprese e cancellazioni riporta il segno meno per l’aggregato agricoltura, silvicoltura e pesca (-5.507 unità), in linea con il dato che ha interessato l’economia italiana. Tuttavia, il confronto con gli altri settori economici mostra una maggiore difficoltà del primario. Ad esempio, se si considera l’indicatore sul tasso di crescita annuale dello stock di imprese, si può osservare come l’indice sia di fatto cresciuto nell’ultimo biennio risultando quasi due punti percentuali (-2,9%; -2% nel 2022) al di sopra dell’intera economia.

tab. 2 Natalità e mortalità agricoltura vs resto dell’economia
Settore Imprese
Tasso di natalità (%) Tasso di mortalità (%)
2022
Agricoltura, silvicoltura e pesca 2,9 4,9
di cui:
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi 2,9 4,9
Silvicoltura e utilizzo di aree forestali 4,2 5
Pesca e acquacoltura 2,2 4,7
Totale settori 5,2 6
2023
Agricoltura, silvicoltura e pesca 2,6 5,5
di cui:
Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi 2,5 5,5
Silvicoltura e utilizzo di aree forestali 4,7 5,2
Pesca e acquacoltura 2,3 4,6
Totale settori 5,2 6,3
Fonte: elaborazioni degli autori su dati Infocamere-Movimprese

Aggrappati alla silvicoltura

Guardando al tasso di natalità dell’aggregato, nel 2023 è possibile intravedere un timido segnale di tenuta rispetto all’anno precedente: la riduzione è infatti contenuta, se si considera che l’indice è passato dal 2,9% al 2,6% per effetto della performance positiva del comparto silvicolo (tab. 2). Più elevato risulta il tasso di mortalità (5,5%), a causa del maggior numero di imprese fuoriuscite dal settore primario nel corso dell’anno.

Fig. 2 Aziende agricole: andamento del tasso di natalità e mortalità (%)

La dinamica divergente rilevata attraverso l’analisi nati-mortalità risulta significativa anche se si osservano i due indicatori in ottica temporale. Con riferimento all’ultimo quinquennio, ad esempio, è possibile apprezzare come gli strumenti attuati per arginare gli effetti della crisi determinati dall’emergenza sanitaria e sostenere le imprese, abbiano per certi versi congelato le scelte imprenditoriali disincentivando molte chiusure. Ne è derivato un clima generale meno severo per il biennio 2020-2021 che ha influenzato il dato complessivo della nati-mortalità di impresa. Nondimeno, il bilanciamento tra i due tassi viene meno a partire dal 2022 caratterizzando la demografia d’impresa per una maggiore fuoriuscita di imprese rispetto all’ingresso di “new born” nel settore primario.

Fig. 3 Tasso di natalità delle aziende agricole per regione (%)

aziende agricoleNord più prolifico del Sud

A livello territoriale, i dati sulla nati-mortalità del settore agricoltura, silvicoltura e pesca presentano elementi di forte eterogeneità (fig. 3), frutto dell’importanza rivestita dal primario nelle diverse economie regionali. Seppur in un quadro macroeconomico ancora incerto, che condiziona la capacità e l’iniziativa imprenditoriale, il tasso di natalità è mediamente più elevato nelle regioni del nord (2,7%). In particolare, nel 2023, valori superiori al dato medio della circoscrizione si registrano in Friuli Venezia Giulia (3,5%), Liguria (3,3%), Trentino-Alto Adige e Veneto (per entrambe 3,1%). All’opposto, la natalità più bassa si registra nelle regioni del Sud (2,5% in termini di dato medio contro il 3% del 2022). Le regioni meridionali con meno “nascite” sono Basilicata e Sicilia (per entrambe 2,1%), anche se la peggiore in assoluto è la Valle d’Aosta con 1,6%.

Fig. 4 Tasso di mortalità delle aziende agricole per regione (%)

aziende agricoleAl centro si “muore” di più

Passando a considerare il tasso di mortalità (fig. 4), il declino maggiore nel 2023 è da ascriversi alle regioni del Centro che mostrano un peggioramento rispetto al 2022 (tasso di mortalità al 6,6% contro il 5,5% dei dodici mesi precedenti). A livello territoriale, con un valore dell’indice pari all’8,6% le Marche si collocano al di sopra del dato medio della circoscrizione di riferimento, sintomo di una certa sofferenza del settore a livello regionale sulla quale ha pesato, in particolare, l’effetto negativo che ha investito il comparto silvicolo (-11%). Segue l’Umbria con il 6,5%, Lazio (5,9%) e Toscana (5,3%).

Meno grave la situazione che si registra nel resto della penisola (Nord: 4,8%; Sud: 5,5%), anche se entrambe le ripartizioni mostrano realtà territoriali in cui il tasso medio di mortalità si attesta al di sopra del valore medio, come nel caso dell’Abruzzo (7,6%) tra le regioni del sud e della Liguria (6,8%) al Nord. Solo Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Molise e Campania hanno tassi di mortalità 2023 inferiori a quelli del 2022.

tab. 3 Imprese agricole per forma giuridica (2022-23, valori assoluti e in %)
Ditte individuali Società di persone Società di capitale Altre forme Totale
Imprese attive 2022 607.068 73.521 20.924 11.179 712.692
Imprese attive 2023 588.471 73.949 21.714 11.035 695.169
Variazione 2023/2022 -3,1 0,6 3,8 -1,3 -2,5
Composizione % 84,7 10,6 3,1 1,6 100
Iscrizioni 2022 18.062 2.253 538 69 20.922
iscrizioni 2023 15.805 1.680 492 63 18.040
Variazione 2023/2022 -12,5 -25,4 -8,6 -8,7 -13,8
Cessazioni 2022 33.218 1.606 577 280 35.681
Cessazioni 2023 35.696 1.919 696 415 38.726
Variazione 2023/2022 7,5 19,5 20,6 48,2 8,5
Saldo 2022 -15.156 647 -39 -211 -14.759
Saldo 2023 -19.891 -239 -204 -352 -20.686
Fonte: elaborazioni degli autori su dati Infocamere-Movimprese

Quasi solo ditte individuali

Venendo a esaminare le forme giuridiche (tab. 3), la popolazione di imprese del settore primario italiano risulta composto in prevalenza da ditte individuali che, nel 2023, costituiscono l’84,7% del totale delle imprese attive; le forme societarie, congiuntamente considerate, rappresentano una quota di circa il 14% (95.663 unità), mentre le altre forme risultano del tutto marginali (1,6%).

Nel biennio in esame si osserva una contrazione sia delle imprese individuali (-3,1%), sia delle altre forme (-1,3%); all’opposto, e in linea con quanto emerso nel biennio della pandemia, sono cresciute soprattutto le imprese più strutturate, cioè le società di capitali, che segnano un incremento del 3,8% e, in misura marginale, le società di persone.

Articolo pubblicato sulla rubrica Primo piano di Terra e Vita

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Più in grande ragazzi

Tale evidenza porta a suggerire una maggiore tenuta, rispetto allo shock generato dal la pandemia prima e dalla spinta inflattiva poi, del segmento di imprese che può contare su una certa dimensione e solidità economico-finanziaria.

Nondimeno, il dato potrebbe anche essere il risultato di processi di concentrazione aziendale (acquisizioni e fusioni), che favoriscono il passaggio verso forme giuridiche più complesse e, più in generale, di un orientamento del settore agroalimentare verso la dimensione della grande impresa più capace di supportare i costi per investimenti in innovazione, per far fronte alle emergenze, alle annate negative, alla concorrenza esterna, ma anche di generare più redditività.


Obbligo di iscrizione al registro imprese

Le imprese agricole hanno l’obbligo di iscrizione nel Registro delle Imprese e tale obbligo riguarda:

- gli imprenditori agricoli (art. 2135 c.c.);

- i piccoli imprenditori (art. 2083 c.c.);

- le società semplici (art. 2251 c.c.).

Sono esonerati dall’iscrizione nel Registro delle Imprese gli imprenditori agricoli che, nell’anno solare precedente a quello dell’iscrizione, hanno realizzato o, in caso di inizio attività, prevedono di realizzare, un volume di affari non superiore a euro 7.000 (art. 2, comma 3, Legge n. 77/1977 e art. 34 D.P.R. n. 633/72), costituito per almeno due terzi da cessioni di prodotti agricoli e ittici. L’iscrizione al Registro delle Imprese comporta il pagamento del diritto annuale.

In Italia nascono sempre meno aziende agricole - Ultima modifica: 2024-07-11T10:50:33+02:00 da K4

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