Non è l'agricoltura a detenere la "maglia nera" in tema di caporalato. Anzi, sono oltre un milione le aziende agricole che operano nel pieno rispetto delle regole e dei lavoratori, mentre settori come edilizia, industria e trasporti sono più toccati da questa piaga, con un numero di irregolarità accertate molto più allarmante.
E' quanto emerge dal convegno "Nuova legge contro il lavoro nero, uno sguardo dal campo" organizzato dalla Cia per fare un bilancio sulla legge approvata poco meno di un anno, frutto dell'impegno congiunto dei ministeri della Giustizia, Lavoro e Politiche agricole.
«Con questo incontro - osserva il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino - vogliamo testimoniare come la quasi totalità degli agricoltori opera nella piena legalità, ma anche dimostrare che la rappresentanza degli agricoltori è pronta a fare la propria parte affinché siano significativamente ridotti i reati nel settore».
Il rischio da scongiurare - sottolinea la Cia - è quello di innescare un clima da caccia alle streghe verso gli imprenditori, generato da eventuali precipitose disposizioni delle Procure, con ordinanze non commisurate al tipo di reato compiuto. In sostanza, nel documento normativo che individua gli indici di sfruttamento del lavoro non è stata fatta la dovuta distinzione tra reati gravi/gravissimi e violazioni anche solo meramente formali.
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel suo intervento al convegno sottolinea di «essere convinto che la legge non spinge alla criminalizzazione e sarà comunque utile un monitoraggio sui risultati raggiunti». Per Orlando la legge varata per contrastare il caporalato «è buona, è motivo di orgoglio per chi l'ha promossa e serve alla filiera ma, lo voglio dire con chiarezza, non basta l'azione repressiva e penale per eliminare il fenomeno».
Anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sottolinea l'importanza della legge «ma bisogna anche costruire le condizioni generali - osserva - perché ci sia un'accoglienza, le persone abbiano un luogo dove abitare e non creino ghetti o situazioni di grande sofferenza».
Alessandro Apolito, in rappresentanza del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, sottolinea infine che la legge «è stata guidata dall'agricoltura e non subita. Sono centinaia di migliaia le imprese agricole che lavorano onestamente, è anche a loro che dovevamo questa legge».