Esercitando la sua funzione di organismo di tutela del riso italiano, l’Ente nazionale risi ha impedito a un privato di registrare a livello europeo il marchio “Carnaroli” che gli avrebbe permesso di vendere con questo nome risone, riso lavorato, prodotti trasformati e servizi di ristorazione.
La battaglia legale è scoppiata nel dicembre del 2016, quando un soggetto privato ha depositato all'ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale una domanda di registrazione della denominazione “Carnaroli” per una molteplicità di prodotti e servizi (riso, torte di riso, snack a base di riso, cereali in chicchi non lavorati, riso non lavorato, servizi di ristorazione).
L’Ente nazionale risi si è opposto al benestare dell’ufficio europeo e l’esame è stato riaperto, concludendosi in questi giorni con il respingimento della domanda e dei ricorsi presentati dal richiedente il marchio.
In particolare, l’Ente nazionale risi ha dimostrato che il nome “Carnaroli” è descrittivo e non distintivo e per questo motivo non può essere registrato, ai sensi dell’articolo 7, paragrafo 2, Rmue. Inoltre, è stato sottolineato, un marchio registrato "Carnaroli" sarebbe ingannevole e creerebbe «un ingiustificato privilegio» per un singolo soggetto.
«È un successo importante – ha commentato il presidente Paolo Carrà – che conferma l’efficacia dell’azione dell’Ente nella tutela delle varietà di riso italiano. Se non avessimo vigilato e non ci fossimo opposti, un privato si sarebbe appropriato del lavoro di valorizzazione portato avanti dal 1974 dalla filiera italiana e sarebbe stata compromessa la stessa legge sul mercato interno, che il governo sta concludendo. Abbiamo sventato lo "scippo legale" del nome di una varietà su cui si è investito tanto e che è sinonimo di risotto».