Alla fine, il tanto annunciato programma di aiuti all’ammasso privato delle carni suine è partito il 4 gennaio. Dopo una lunga attesa, la Commissione europea dà il via libera al provvedimento che, rispetto al regime di marzo 2015, prevede un aumento del contingente complessivo ammesso all’intervento del 20%, l’inclusione tra i tagli ammessi del lardo fresco e la possibilità di esportare i prodotti dopo una giacenza di due mesi.
Avendo valutato che la crisi del comparto suinicolo non dà cenni di attenuazione e interessa un po’ tutto il territorio dell’Unione, è stata la Commissione Ue a far scattare questa misura con un regolamento ad hoc (vedi box).
La misura attivata, in sostanza, mira a erogare aiuti finanziari rivolti a operatori privati che immagazzineranno carne suina.
Già a settembre 2015 la Commissione europea aveva annunciato misure a favore del comparto lattiero e di quello suinicolo, particolarmente colpiti da crisi di mercato. Per quanto riguarda il comparto suinicolo si tratta di qualche decina di milioni di euro per tutta la Ue. «Ma mentre alcuni provvedimenti destinati ai derivati del latte sono partiti poche settimane dopo, gli interventi a favore dei suini – ha chiarito il commissario Ue Phil Hogan – sono rimasti in attesa che la situazione evolvesse ulteriormente».
Così, a dicembre scorso, confermata la pesantezza dei mercati suinicoli, è stato approntato il nuovo programma di aiuti all’ammasso privato che, a differenza del precedente attivato a marzo 2015 e durato solo otto settimane, potrà contare su un contingente complessivo di carne ammessa allo stoccaggio incrementato del 20%. Altra novità riguarda la tipologia dei tagli che sarà estesa al lardo fresco.
Sarà inoltre possibile effettuare la cancellazione anticipata dal sistema di aiuti in caso di esportazione delle carni, dopo un periodo minimo di ammasso di due mesi (con conseguente riduzione del tasso di aiuto).
Ma perché si è arrivati a questo? È la stessa Commissione europea a spiegarlo. La situazione del settore suinicolo dell’Unione si è deteriorata per tutto il 2014 e il 2015. Date le caratteristiche specifiche del mercato delle carni suine, che comporta un sistema di adattamento tardivo degli allevamenti al calo della domanda di suini da macello, la produzione nell’Unione è aumentata, mentre l’export è diminuito a seguito della perdita della Russia come mercato di sbocco. Per questi motivi l’esecutivo di Bruxelles ha considerato che, per ristabilire l’equilibrio del mercato, sia necessario ritirare temporaneamente dall’offerta carni suine.
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