Dopo un lunghissimo iter approvativo, durato 56 anni, l’apposita commissione ha finalmente emesso il certificato di collaudo della diga di Occhito, realizzata fra il 1958 e il 1966 in comune di Carlantino nel foggiano, per la raccolta e la regolazione, ai fini irrigui, delle acque del fiume Fortore.
Il collaudo venne disposto durante la costruzione dell’opera nel 1964 e la notevole durata della sperimentazione è stata causata da problemi tecnici, riguardanti inizialmente la funzionalità dello scarico di superficie (danneggiato da eventi di piena) e poi di quello di fondo (interessato da interrimenti) oltre ad un lungo periodo intermedio di controlli strumentali e di scarsi afflussi.
“Non ci sono anomalie”
Nel frattempo, la diga, un’opera ingegneristica di vitale importanza per tutta la provincia di Foggia, ha subito alluvioni e terremoti, continuamente monitorata e mantenuta in esercizio.
Ora la commissione di collaudo, dopo aver esaminato ogni aspetto, è giunta al convincimento che lo sbarramento “presenta un comportamento sostanzialmente regolare, non essendo emersi, allo stato, elementi indicativi di anomalie di una qualche rilevanza, capaci di incidere negativamente sulle sue attuali condizioni di sicurezza”.
Fondamentale la manutenzione
«La gestione dei grandi invasi - spiega il Presidente del Consorzio per la Bonifica della Capitanata, Giuseppe De Filippo - necessita un’attenzione continua da parte delle Istituzioni per il finanziamento degli interventi di manutenzione. Sarà quindi impegno del Consorzio continuare a rappresentare questa esigenza nelle sedi competenti, accanto alla richiesta di completamento degli schemi idrici e alla realizzazione di nuove infrastrutture»
Lavoro per 2300 persone
«Non abbiamo dubbi sul rispetto delle normative di legge, ma oltre mezzo secolo per dare il definitivo via libera ad un’opera, per altro già in esercizio e fondamentale per lo sviluppo del territorio, ben illustra la nostra richiesta di superare evidenti farraginosità burocratiche – precisa Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) -. Basti pensare che in Italia ci sono ben 16 bacini in attesa di essere completati e per i quali abbiamo già progetti definitivi ed esecutivi. L’ultimazione di tali opere, con un investimento di circa 451 milioni di euro, creerebbe quasi 2.300 posti di lavoro e aumenterebbe le disponibilità idriche del Paese con oltre 96 milioni di metri cubi».
Ripristino dei bacini pieni di terra
«Non solo – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi –. Ci sono 90 bacini, la cui capacità è limitata di quasi l’11%, perché interriti dalla presenza di oltre 72 milioni di metri cubi di sedime, conseguenza di anni di mancata manutenzione. Per escavarli e riportarli alle quote originali, secondo i progetti redatti dai Consorzi di bonifica ed irrigazione, servirebbero circa 291 milioni di euro. In questo modo verrebbero garantiti oltre 2.250 posti di lavoro, ma soprattutto verrebbe aumentata la capacità complessiva di invaso di oltre 697 milioni di metri cubi».
Inizio dell’esercizio regolare
«Con l’approvazione degli atti di collaudo - conclude il direttore generale dell’Ente Consorziale, Francesco Santoro - la diga di Occhito inizia ora il cosiddetto regolare esercizio, durante il quale si dovrà assicurare una costante attività di monitoraggio e manutenzione, nonché l’approfondimento dello studio del comportamento dell’opera, condotto sulla base dell’evoluzione tecnico-scientifica e dell’adeguamento normativo».