Vendite in crescita, costi di produzione aumentati, forza lavoro rimasta sostanzialmente stabile, buone previsioni per lo scenario economico futuro e propensione agli investimenti in promozione. Quanto agli effetti della pandemia, i due terzi delle aziende intervistate dichiara che nel 2021 le vendite sono aumentate o alla peggio rimaste uguali. Unanime la visione sulla sostenibilità: è necessario continuare a investire per rispondere a consumatori sempre più esigenti, soprattutto dotandosi di ulteriori certificazioni. Questa la sintesi della prima edizione del “GI Trends Panel” indagine finalizzata a monitorare su base annuale i principali trend economici che determinano le scelte delle Indicazioni geografiche in tutto il mondo. Lo studio è stato presentato di recente a Ginevra nella sede della Wipo, l’organizzazione mondiale dell’Onu per la proprietà intellettuale.
Il campione
Il campione utilizzato per il debutto della ricerca è composto da 21 gruppi di Indicazioni geografiche (non tutte membre di Origin), provenienti da 13 Paesi e 5 continenti, che rappresentano alcuni dei prodotti a denominazione più rilevanti in termini di fatturato (63,4 miliardi di euro) ed export (45,2 miliardi) a livello mondiale nei settori dell’agricoltura, dei vini, dei liquori e dell’artigianato. L’Italia è rappresentata da Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma, Prosecco Doc e Aceto Balsamico di Modena.
«Sono cifre impressionanti che confermano l’enorme impatto socio-economico delle Ig in tutto il mondo – ha detto il presidente di Origin Riccardo Deserti –. Simbolicamente, il lancio della prima edizione dell’indagine presso la Wipo segnala che un solido quadro giuridico internazionale è fondamentale per preservare il valore socio-economico rappresentato dalle Ig nel mondo».
Un clima di fiducia
Entrando nel dettaglio dell’indagine, si vede come rispetto al 2020, nel 2021 per 17 prodotti a denominazione d’origine su 21 le vendite sono aumentate, per tre sono rimaste invariate e solo per una sono calate.
Nonostante le incertezze economiche globali, nel 2021 il settore delle Ig guardava con ottimismo al 2022. Difatti nove intervistati su 21 si aspettavano uno scenario economico migliore, otto invariato e solo quattro peggiore. Gli analisti spiegano questo dato con il fatto che l’aumento dell’inflazione e dei costi energetici ha manifestato i suoi effetti più avanti nel corso dell’anno.
Nonostante le incertezze globali, il 2022 è stato visto dal mondo delle Ig come un anno positivo per gli investimenti. Undici gruppi su 21 si sono detti favorevoli a investire in promozione e dieci neutrali. Ciò dimostra come le Indicazioni geografiche affrontino la crisi con una prospettiva a lungo termine, guardando alle opportunità per consolidare i mercati, piuttosto che semplicemente tagliando i costi.
Il Covid-19 ha avuto principalmente un impatto positivo (10 su 21) o neutro (5 su 21) sulle vendite dei prodotti Ig. Solo sei rispondenti hanno dichiarato rripercussioni negative legate alla pandemia. Ciò potrebbe essere spiegato con l’aumento delle preoccupazioni in materia di sostenibilità da parte dei consumatori, che vedono in gran parte le Ig, con il loro impatto sullo sviluppo locale, i controlli e la conservazione delle tradizioni, come prodotti sostenibili. Con poche differenze di percezione all’interno del campione, il tema Covid-19 è considerato una variabile sotto controllo.
Infine, il tema sostenibilità. Tutti gli intervistati concordano sul fatto che sia un argomento fondamentale per l’immagine dei prodotti e per i prossimi anni (11 su 21) punteranno su ulteriori certificazioni.
Per quanto riguarda l’edizione del sondaggio del 2023, Origin fa sapere che oltre alle domande generali sul sentiment economico, si concentrerà sull’impatto dell’inflazione e dei prezzi dell’energia sul settore. Inoltre, al campione potrebbero essere aggiunti ulteriori gruppi di Indicazioni geografiche.