L’Italia ribadisce il primato mondiale con 822 prodotti DOP, IGP, STG registrati a livello europeo su 3.036 totali nel mondo (dati al 05/12/2018). Con oltre 15,2 miliardi alla produzione (+2,6% sul 2016) il comparto delle IG Food&Wine cresce più del settore totale italiano (+2,1%) e pesa per il 18% sul valore totale agroalimentare. Questi i dati produttivi del 2017 elaborati nel Sedicesimo Rapporto Ismea-Qualivita presentato il 13 dicembre a Roma.
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Buone notizie anche sul fronte export delle IG, che continua a crescere, raggiungendo gli 8,8 miliardi di euro (+4,7%) pari al 21% dell’export agroalimentare italiano. Bene anche i consumi interni nella Gdo, ancora in aumento del 6,9% per le vendite alimentari a peso fisso e del 4,9% per il vino.
Nello specifico il settore Food sfiora i 7 miliardi di valore alla produzione e 3,5 miliardi all’export per una crescita del +3,5%, mentre raggiunge i 14,7 miliardi al consumo con un +6,4% sul 2016. Il comparto Wine vale 8,3 miliardi alla produzione (+2%) e 5,3 miliardi all’export (su un totale di circa 6 miliardi del settore).
Nel Food volano i formaggi (3,9 miliardi di euro) e i prodotti a base di carne (2 miliardi di euro); nel vino cresce ancora il Sistema Prosecco (+3% sul 2016), buono il trend per la maggior parte delle grandi produzioni; +5,8% l’export.
Come si evince dal Rapporto, non c’è provincia in Italia in cui non vi sia una ricaduta economica delle filiere IG: un sistema che coinvolge capillarmente il Paese anche se è forte la concentrazione del valore. E’ nei territori del nord Italia che si raggruppa infatti la gran parte dei distretti più rilevanti economicamente: Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte fanno il 65% del comparto nazionale IG. Mentre Parma, Verona e Treviso sono le città più 'ricche'.
Le ultime denominazioni registrate
Quattro le nuove entrate nel paniere delle denominazioni registrate in Italia nel 2018: la Pitina Igp (Friuli-Venezia Giulia), il Marrone di Serino Igp (Campania), la Lucanica di Picerno Igp (Basilicata) e il Cioccolato di Modica Igp (Sicilia), primo cioccolato a Indicazione Geografica al mondo.
«I dati che emergono dal Rapporto Ismea-Qualivita dimostrano come il sistema delle Indicazioni Geografiche rappresenti ormai una solida realtà dell’economia agroalimentare italiana e quanto esso contribuisca al consolidamento della reputazione del made in Italy nel mondo, facendo del legame tra territorio, turismo e enogastronomia il proprio valore aggiunto». Ha affermato Raffaele Borriello, direttore generale Ismea che poi ha spiegato che la vera sfida per il comparto è «Come spesso accade in Italia, soprattutto interna e passa per la nostra effettiva capacità di aggregare, organizzare e fare sistema». In questo quadro positivo, ci sono però delle criticità che non bisogna sottovalutare, nel comparto delle IG le aziende sono mediamente piccole, poco strutturate e ancor meno aggregate. «Le prime dieci produzioni che detengono nel Food l’81% del fatturato, e nel Wine il 58%, sono controbilanciate da una polverizzazione di piccole realtà che non trovano le forze per affacciarsi fuori dai confini nazionali – incalza Borriello -. C’è chi è grande, ma ha difficoltà a organizzare e contingentare l’offerta; chi invece è troppo piccolo e di prodotto non ne ha abbastanza. E soprattutto nel Sud, il comparto non è stato efficacemente supportato dagli strumenti di sviluppo rurale».
Mauro Rosati, direttore generale Qualivita, nel riprendere i dati positivi della #DopEconomy, che sostiene la crescita culturale, turistica e sociale del Paese, ribadisce l’importanza di guardare al futuro perché «Nei mercati globali, in cui ormai trovano il loro maggiore valore economico i prodotti agroalimentari e vitivinicoli DOP IGP italiani, gli scenari cambiano sempre più rapidamente». Le sfide da cogliere, spiega Rosati sono: la riorganizzazione della governance del sistema delle Indicazioni Geografiche partendo dall’Europa, una produzione con più rispetto verso l’ambiente, il rischio dazi e la costruzione di una nuova politica nazionale sulla qualità su cui rafforzare le basi dei distretti agroalimentari.
Web e social proclamano le Dop e Igp
Rosati annuncia una novità del Rapporto, per la prima volta sono stati analizzati i Big Data delle conversazioni digitali sulle IG italiane. «Uno sguardo che ci permette di capire ulteriori fenomeni profondi del comparto, attraverso l’associazione tra i dati economico-sociali e le conversazioni digitali del web, social network, forum, news, blog».
Il risultato? Dop e Igp volano sul web, con ben 2,4 milioni di menzioni in 1 anno, riferite alle prime 100 Indicazione geografiche dei settori Food&Wine, generate da oltre 1 milione di autori per un ingaggio totale di quasi 64 milioni di utenti web. Le Dop più menzionate sul web per il Food, secondo il Rapporto, sono il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma e il Grana Padano, mentre per il wine il Prosecco, il Chianti e il Barolo.
Un fenomeno grazie al quale, ha precisato Mauro Rosati, i prodotti Dop e Igp diventano «Ambasciatori del gusto italiano, diffondendo cultura e linguaggio legati alla vera qualità del nostro patrimonio enogastronomico». In forte crescita anche l’utilizzo dei canali web e social negli ultimi due anni da parte delle DOP e IGP. Ad oggi infatti sugli 822 prodotti Food&Wine IG sono 501 quelli con un sito ufficiale (nel 2016 erano 412, per una crescita del +22%), mentre 420 hanno almeno un profilo social (contro i 268 del 2016, per un +60%). Tra i social in evidente la crescita Instagram che si rivela uno dei canali principali per le conversazioni online sul tema Food&Wine.
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